IL LIBRO DI LUISA PICCARRETA:"LA REGINA NEL REGNO DEL DIVINO VOLERE"


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LA cometa ISON  sta preannunciando molte distruzioni;  credo che sia  la stessa cometa di cui parlava nelle sue profezie la madonna a San Damiano -Piacenza-  a Mamma Rosa (figlia spirituale di Padre Pio)


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Secondo il decreto della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede (A.A.S., N.58-18, del 29 dicembre 1966), e approvata da S.S. Paolo VI il 14 ottobre 1966, non è proibito divulgare senza l'Imprimatur, scritti riguardanti nuove apparizioni, rivelazioni, visioni, profezie o miracoli.


















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sito:www.armatabianca.org



        IMPORTANTISSIMO

"CREDO CHE GESU' VOGLIA DARE ANCHE IN ALTRI PUNTI DEL MONDO LA STESSA ACQUA MIRACOLOSA DEL DIVINO VOLERE E DELL' INFINITA MISERICORDIA DI GESU' ,PERO' SOLO A QUEI FIGLI DEL DIVINO VOLERE CHE CON FEDE INDEFETTIBILE PORRANNO NEL LUOGO CHE LE INDICHERA' NEL CUORE LA DIVINA VOLONTA' :
1) L'IMMAGINE DELLA MADONNA DEL DIVINO VOLERE DI PORTO EMPEDOCLE ( LA FOTO CHE C'E' NEL MIO BLOG CON LA MADONNINA DI LOURDES ED IL PORTO DI PORTO EMPEDOCLE),

2) IL GESU' MISERICORDIOSO DI VILNUS  CON LA PREGHIERA SOTTO :"GESU' INFINITAMENTE MISERICORDIOSO, CONFIDO E SPERO IN TE,DONAMI LA TUA VOLONTA' IN TUTTI I MIEI ATTI E PRENDITI SEMPRE LA MIA , NELLA DIVINA VOLONTA'. POI SOTTO SCRIVERE IL MIO BLOG:  

 http://acquamiracolosa33.blogspot.it/

 DIETRO IL QUADRO DI GESU' MISERICORDIOSO METTETE  A META'  BUSTO LA MADONNA DI THIALJINA E LUISA PICCARRETA ANCHE A META BUSTO ED IN FORMATO PICCOLO  15 CM PER 15CM I VEGGENTI MARIJA PAVLOVIC  E IVANKA IVANKOVIC ,  SANTA RITA CHE MI HA FATTO CONOSCERE I LIBRI DI LUISA PICCARRETA ,PADRE PIO CHE MI HA CONVERTITO, SAN MICHELE ARC. CHE MI ASSISTE  E MI LIBERA SEMPRE DAL NEMICO, PADRE JOZO  PARROCO DELLA CHIESA  DI MEDJUGORJE  NEL PERIODO DELLE PRIME APPARIZIONI, SAN PADRE  ANNIBALE  MARIA DI FRANCIA DI MESSINA CHE MI  HA FATTO  AVERE I LIBRI  DIFATTI HO LETTO I LIBRI  QUANDO LUI E' STATO FATTO BEATO E LUI  E' STATO  QUELLO CHE  HA CREDUTO IN LUISA E HA PUBLICATO  I SUOI LIBRI  . SOTTO ANCORA  IL MIO BLOG  :     ACQUAMIRACOLOSA33.BLOGSPOT.IT  METTETE LA SCRITTA:" IN QUESTO BLOG TROVERETE TUTTI I LIBRI DI LUISA PICCARRETA LA SANTA DEL DIVINO VOLERE CHE  HA RICEVUTO DA GESU'  LE VERITA' ETERNE SUL DIVINO VOLERE IN CIRCA 40 VOLUMI. ATTRAVERSO QUESTI SCRITTI GESU' DICE A LUISA CHE L'UOMO RITORNERA' ALLO STATO D'ORIGINE PRIMA DEL PECCATO  CIOE' SEMPRE UNITO AL DIVINO VOLERE  VIVRA' COME UN ANGELO SULLA TERRA, LA SUA SANTITA' SARA' SIMILE A QUELLA DI MARIA E OTTERRA' GRAZIE  INFINITE, OGNI COSA CHE VORRA' TUTTO SARA' DATO IN EREDITA'  AI FIGLI DEL DIVINO VOLERE CHE NASCERANNO DAGLI INSEGNAMENTI DI  QUESTI SCRITTI SULLA DIVINA VOLONTA', UNO SOLO DI QUESTI SANTI SARA' PIU' SANTO DI TUTTI I SANTI MESSI INSIEME , SARA' COME UN SOLE CHE ILLUMINA TUTTI  IN TUTTI I TEMPI,GESU' DICE A LUISA DI ENTRARE SEMPRE NELLA SUA UMANITA' E DI UNIRSI ALL'ATTO UNICO DELLA DIVINA VOLONTA', DI PREGARE SEMPRE  :GESU' TI DO LA MIA VOLONTA' TU DONAMI LA TUA  E DESIDERARE SEMPRE CHE SIA GESU'  A FARE  TUTTE LE NOSTRE AZIONI."


3) UNA SCRITTA PER TERRA NEL GIARDINO CON LE PIETRE COLORATE :"DIVINA VOLONTA'" 

4) IL QUADRETTO DELLA SACRA FAMIGLIA DI NAZARET COME L'HO MESSO IO NEL GIARDINO VICINO LA MADONNINA DI LOURDES  PER TERRA , UN PO RIALZATO DALLA PARTE SUPERIORE E DECORATO AI LATI CON PIETRE COLORATE .

5) LA STESSA POESIA (INNO AL DIVINO VOLERE )AFFIANCO ALLA MADONNA DEL DIVINO VOLERE DI PORTO EMPEDOCLE BEN ESPOSTA APPESA A 2 CATENE SOTTO 2 TRONCHETTI D'ALBERO DI ARANCIO O LIMONE A FORMA DI U LARGA CAPOVOLTA .



                   POESIA:                 INNO AL DIVINO VOLERE

"Nel Voler Divin solea alzar ineffabili canti nei monti e valli

L’eco risuonar di rumor di carri

Guerre dei funesti eventi riecheggiar come bombe nei nostri cuor

Alzatevi o eroi combattenti come negli antichi tempi per il Signor,

unitevi nell’Amor e prendete le vostri armi, nella Santità per distruggere l’eterno nemico infernale

il serpente tentator che avanza nel fuoco delle campagne di Armagheddon

ove l’ira di Dio lo farà tremar e lo invaderà il terror per la disfatta che lo coglierà ,

il grido dei bimbi che giocano in festa si ode già nelle piazze per il nostro trionfar"

LA POESIA , I QUADRI DELLA MADONNA DEL DIVINO VOLERE , DELLA SACRA FAMIGLIA DI NAZARET, DI GESU' MISERICORDIOSO DI VILNUS, ED IL QUADRO CON LA MADONNA DI THIALJINA E LUISA PICCARRETA , POTETE PROCURARVELO IN UN NEGOZIO DI STAMPA DIGITALE CHE USANO MATERIALI E TECNICHE STAMPANTI CHE NON SI SCOLORANO SE LE IMMAGINI SACRE SONO ESPOSTI AL SOLE ED ALLA PIOGGIA .




Edizione fuori commercio
Il Regno del Fiat in mezzo alle creature





~ Libro di Cielo ~






Il richiamo della creatura nell’ordine,
al suo posto e nello scopo per cui fu creata da Dio






La Regina del Cielo
nel Regno della Divina Volontà






Luisa Piccarreta
“La Piccola Figlia della Divina Volontà”
J.M.J.

La Vergine Maria
nel Regno della Divina Volonta’
Appello materno della Regina del Cielo
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Figlia carissima, sento l'irresistibile bisogno di scendere dal cielo, per farti le mie visite materne; se tu mi assicurerai il tuo amore figliale, la tua fedeltà, io rimarrò sempre con te nell'anima tua, per esserti maestra, modello, esempio e Madre tenerissima.
Io vengo per invitarti ad entrare nel Regno della tua Mamma, nel Regno cioè della Divina Volontà, e busso alla porta del tuo cuore perché tu mi apra. Sai? Con le mie stesse mani ti reco in dono questo libro: te l'offro con premura materna, perché tu a tua volta, leggendolo, impari a vivere di cielo e non più di terra.
Questo libro è d'oro, figlia mia; esso formerà la tua fortuna spirituale (e) la tua felicità anche terrena. In esso troverai la sorgente di tutti i beni: se sei debole acquisterai la forza; se sei tentata acquisterai la vittoria; se sei caduta nella colpa, incontrerai la mano pietosa e potente che ti rialzerà; se ti senti afflitta, troverai il conforto; se fredda, il mezzo sicuro per riscaldarti; se affamata, gusterai il cibo prelibato della Divina Volontà. Con esso non ti mancherà nulla; non sarai più sola, poiché la tua Mamma ti farà dolce compagnia e con ogni sua cura materna prenderà l'impegno di farti felice. Io, l'Imperatrice celeste, penserò a tutti i tuoi bisogni, purché tu acconsenta di vivere unita a me.
Se tu conoscessi le mie ansie, i miei sospiri ardenti, ed anche le lacrime che verso per i figli miei.! Se tu sapessi come io arda dal desiderio che tu ascolti le mie lezioni tutte di cielo ed impari a vivere di Volontà Divina.!
In questo libro tu vedrai meraviglie: troverai una mamma che ti ama talmente, da sacrificare il suo diletto Figlio per te, onde poterti far vivere di quella medesima Vita di cui ella stessa visse sulla terra.
Deh, non darmi questo dolore, non respingermi; accetta questo dono del cielo che ti reco; accogli la mia visita, le mie lezioni. Sappi che io percorrerò tutto il mondo, andrò da ciascun individuo, in tutte le famiglie, nelle comunità religiose, in ogni nazione, presso tutti i popoli, e se occorrerà girerò per secoli interi, sino a quando non avrò formato come Regina il mio popolo, (e) come madre i figli miei, i quali conoscano e facciano regnare ovunque la Divina Volontà.
Eccoti spiegato lo scopo di questo libro. Coloro che lo accoglieranno con amore saranno i primi fortunati figli che apparterranno al Regno del Fiat divino, ed io a caratteri d'oro scriverò i loro nomi nel mio materno cuore.
Vedi, figlia mia? Quello stesso amore infinito di Dio, che nella Redenzione volle servirsi di me per far scendere il Verbo Eterno sulla terra, mi chiama un'altra volta in campo e mi affida l'arduo compito, il sublime mandato di formare sulla terra i figli del Regno della sua Divina Volontà. Maternamente premurosa mi metto quindi all'opera, e ti preparo la via che ti dovrà condurre a questo felice Regno.
A tale scopo ti darò sublimi e celesti lezioni, ed infine t'insegnerò speciali e nuove preghiere, mediante le quali impegnerai il cielo, il sole, la creazione, la mia stessa Vita e quella del Figlio mio, (e) tutti gli atti dei santi, affinché a nome tuo essi impetrino il Regno adorabile del Voler Divino. Queste preghiere sono le più potenti, perché compromettono lo stesso operato divino. Per mezzo loro Dio si sentirà disarmato e vinto dalla creatura; forte di questo sussidio tu affretterai l'avvento del suo Regno felicissimo, e con me otterrai che la Divina Volontà si faccia come in cielo così in terra, secondo il desiderio del Maestro divino.
Coraggio, figlia mia; fammi contenta ed io ti benedirò.

LA REGINA DEL CIELO
NEL REGNO DELLA DIVINA VOLONTÀ
Preghiera alla celeste Regina per ogni giorno del mese di maggio.
Regina immacolata, celeste Madre mia, vengo sulle tue ginocchia materne per abbandonarmi, come tua cara figlia nelle tue braccia, per chiederti, coi sospiri più ardenti, in questo mese a te consacrato, la grazia più grande, cioè di ammettermi a vivere nel Regno della Divina Volontà. Mamma Santa, tu che sei la Regina di questo regno, ammettimi come figlia tua a vivere in esso, affinché non sia più deserto, ma popolato dai figli tuoi. Perciò sovrana Regina, a te mi affido, acciocché guidi i miei passi nel regno del Volere Divino; stretta alla tua mano materna, tu guiderai tutto l’essere mio perché io viva perennemente nella Divina Volontà. Tu mi farai da mamma, ed io ti consegno la mia volontà, affinché me la scambi con la Divina Volontà e così [io] possa essere sicura di non uscire dal regno suo. Perciò ti prego di illuminarmi per farmi comprendere cosa significhi Volontà di Dio.
Ave Maria...
Fioretto del mese: Mattina, mezzo giorno e sera, cioè tre volte al giorno, andare sulle ginocchia della nostra Mamma celeste e dirle: “Mamma mia, ti amo; tu amami, dà un sorso di Volontà di Dio all’anima mia e dammi la tua benedizione, affinché possa fare tutte le mie azioni sotto il tuo sguardo materno”.
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L’anima alla sua immacolata Regina
Eccomi o Mamma dolcissima, prostrata innanzi a te. Oggi è il primo giorno del mese di maggio, sacro a te, in cui tutti i tuoi figli vogliono offrirti i loro fiorellini per attestarti il loro amore, e per impegnare il tuo amore ad amarli; io ti vedo scendere dalla patria celeste, corteggiata da schiere angeliche, per ricevere le belle rose, le umili viole ed i casti gigli dei figli tuoi, che ricambi con i tuoi sorrisi d’amore, con le tue grazie e benedizioni. Stringendoti al seno materno i doni dei figli tuoi, li porti al cielo per serbarli come caparra e corona nel momento della loro morte. Mamma celeste, in mezzo a tanti, io che sono la più piccola, la più bisognosa delle figlie tue, voglio venire fin nel tuo grembo materno, per portarti non fiori e rose, ma un sole ogni giorno. Ma la Mamma deve aiutare questa figlia, dandole le sue lezioni di cielo per insegnarle come formare questi soli divini, affinché ella possa darle l’omaggio più bello e l’amore più puro. Mamma cara, tu hai capito cosa vuole la figlia tua: vuole imparare da te a vivere la Volontà Divina. Io, trasformando i miei atti e tutta me stessa nella Divina Volontà, secondo i tuoi insegnamenti, ogni giorno porterò nel tuo grembo materno tutti i miei atti cambiati in sole.
Lezione della Regina del Cielo
Figlia benedetta, la tua preghiera ha ferito il mio materno cuore, attirandomi dal cielo; sono già vicina alla figlia mia, per darle le mie lezioni, tutte di cielo. Guardami figlia cara: migliaia di angeli mi circondano e riverenti stanno tutti in attesa di sentirmi parlare del Fiat Divino, di cui posseggo, più di chiunque, la sorgente. Conosco i suoi mirabili segreti, le sue gioie infinite, la sua felicità indescrivibile ed il suo valore incalcolabile. Sentirmi chiamare dalla figlia mia, perché ella vuole le mie lezioni sulla Divina Volontà, è per me la festa più grande e la gioia più pura. Se tu ascolterai le mie lezioni io mi dirò fortunata d’essere la Mamma tua. Oh, come desidero di avere una figlia che vuole vivere tutta di Volontà Divina! Dimmi figlia, mi contenterai? Darai il tuo cuore, la tua volontà, tutta te stessa nelle mie mani materne, affinché ti prepari, ti disponga, ti fortifichi, ti svuoti di tutto, per poterti riempire tutta di luce di Divina Volontà e per poter formare in te la vita divina? Poggia il capo sul cuore della tua Mamma celeste e sii attenta ad ascoltarmi, affinché le mie sublimi lezioni ti facciano decidere di non fare mai la tua volontà, ma sempre quella di Dio.
Figlia mia ascoltami, è il mio cuore materno che ti ama tanto e che vuole versarsi sopra di te. Sappi che ti ho scritta nel mio cuore, e ti amo da vera figlia, ma sen
to un dolore perché non ti vedo simile alla tua Mamma. Sai cosa ci rende dissimili? La tua volontà, che ti toglie la freschezza della grazia, la bellezza che innamora il tuo Creatore, la fortezza che tutto vince e sopporta, l’amore che tutto consuma. Insomma, la tua volontà non è quella che anima la tua Mamma celeste. Tu devi sapere che conobbi la mia volontà umana solo per tenerla sacrificata in omaggio al mio Creatore; la mia vita fu tutta piena di Volontà Divina. Dal primo istante del mio concepimento fui plasmata, riscaldata e messa nella sua luce, la quale purificò con la sua potenza il mio germe umano, in modo che fui concepita senza macchia originale. Il mio concepimento fu senza macchia, e così glorioso da formare l’onore della famiglia divina, solo perché il Fiat onnipotente si riversò sul mio germe, e pura e santa fui concepita. Se il Volere Divino non si fosse riversato sopra il mio germe, come e più di una tenera madre, per impedire gli effetti del peccato originale, avrei avuto la triste sorte delle altre creature che sono state concepite con il peccato originale. Perciò la causa primaria fu solo la Divina Volontà. Ad Essa sia l’onore, la gloria, il ringraziamento per essere [io] stata concepita senza macchia d’origine.
Ora figlia del mio cuore, ascolta la Mamma tua: metti da parte la tua volontà umana, contentati di morire anziché concederle un atto di vita. La tua Mamma celeste avrebbe preferito morire mille e mille volte, anziché fare un solo atto di sua volontà. Non vuoi tu, dunque, imitarmi? Se tu terrai la tua volontà sacrificata in onore del tuo Creatore, il Volere Divino farà il primo passo nell’anima tua e ti sentirai plasmata da un’aura celeste, purificata e riscaldata; ti sentirai annientare i germi delle tue passioni e ti sentirai messa nei primi passi del regno della Divina Volontà. Perciò, sii attenta. Se tu mi sarai fedele nell’ascoltarmi, io ti guiderò, ti porterò con mano nelle vie interminabili del Fiat Divino, ti terrò difesa sotto il mio manto azzurro, e tu sarai il mio onore, la mia gloria, la mia e la tua vittoria.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, fin dal mattino ed in tutte le tue azioni, darai la tua volontà nelle mie mani, dicendomi: “Mamma mia, offri tu stessa il sacrificio della mia volontà al mio Creatore”.
Giaculatoria: Mamma mia, chiudi la Divina Volon
tà nell’anima mia, affinché ivi prenda il suo primo posto e formi il suo trono e la sua dimora.











Secondo giorno
Il secondo passo della Divina Volontà nella Regina del Cielo. Il primo sorriso della Trinità Sacrosanta sul suo immacolato concepimento.
L’anima
Eccomi di nuovo sulle tue ginocchia materne, per ascoltare le tue lezioni. Mamma celeste, alla tua potenza si affida questa tua povera figlia. Sono troppo povera, lo conosco, ma so che tu mi ami da mamma e ciò mi basta per slanciarmi nelle tue braccia. Avendo tu compassione di me, ed aprendo le orecchie del mio cuore, mi farai sentire la tua voce dolcissima, per darmi le tue sublimi lezioni. Tu, Mamma Santa, purificherai il mio cuore con il tocco delle tue dita materne, affinché il mio cuore possa racchiudere la celeste rugiada dei tuoi celesti insegnamenti.
Lezione della Regina del Cielo
Figlia mia ascoltami: se tu sapessi quanto ti amo, ti fideresti di più della Mamma tua e non ti faresti sfuggire neppure una sola mia parola. Tu devi sapere che non so
lo sei scritta nel mio cuore, ma che dentro questo mio cuore vi è una fibra materna, che mi fa amare, più di una madre, la figlia mia. Voglio farti sentire il grande prodigio che operò il Fiat supremo in me, affinché tu, imitandomi, potrai darmi il grande onore di essere mia figlia regina. Come sospira il mio cuore, affogato d’amore, perché io desidero avere intorno a me la schiera nobile delle piccole regine. Dunque ascoltami, figlia mia diletta. Non appena il Volere Divino si riversò sul mio germe umano per impedire i tristi effetti della colpa, la Divinità sorrise, si mise in festa nel vedere nel mio germe: quel germe umano, l’umanità pura e santa, come uscì dalle loro mani creatrici nella creazione dell’uomo. E il Fiat Divino fece il secondo passo in me con il portare questo mio germe umano, da Esso purificato e santificato, innanzi alla Divinità, affinché la Divinità si riversasse a torrenti sopra la mia piccolezza in atto d’essere concepita. La Divinità, scorgendo in me bella e pura la sua opera creatrice, sorrise di compiacimento, e volendomi festeggiare, il Padre celeste versò su di me mari di potenza, il Figlio mari di sapienza, lo Spirito Santo mari d’amore. Sicché io restai concepita nella luce interminabile della Divina Volontà, ed in mezzo a questi mari divini, che la mia piccolezza non poteva contenere, si formavano onde altissime che ritornavano come omaggi di amore e gloria al Padre, al Figlio ed allo Spirito Santo.
La Trinità era tutt’occhio su di me, e per non farsi vincere da me in amore, sorridendomi e vezzeggiandomi, mi mandava altri mari, i quali mi abbellivano tanto che, appena fu formata la mia piccola umanità, acquistai la virtù rapitrice di rapire il mio Creatore, e lui si faceva veramente rapire.
Tra me e Dio fu sempre festa; nulla ci negammo a vicenda: io non gli negai mai nulla e lui neppure a me. Ma sai tu chi mi animava con questa forza rapitrice? La Divina Volontà. Ella, come vita, regnava in me, perciò la forza dell’Ente Supremo era la mia, ed avevamo eguale forza per rapirci a vicenda.
Figlia mia, ascolta la Mamma tua: sappi che io ti amo assai e vorrei vedere l’anima tua riempita dei miei stessi mari. Questi miei mari sono gonfi e vogliono versarsi, ma perché ciò avvenga, devi svuotarti del tuo volere, affinché il Volere Divino possa fare il secondo passo sopra di te. Egli, costituendosi come principio di vita nell’anima tua, chiama l’attenzione del Padre celeste, del Figlio e dello Spirito Santo, a riversarsi su di te con i loro mari rigurgitanti. Ma per fare ciò, vogliono trovare in te la stessa loro Volontà, perché non vogliono affidare alla tua volontà umana i loro mari di potenza, di sapienza, d’amore e di bellezza indicibile. Figlia a me carissima, ascolta la Mamma tua, metti la mano sul tuo cuore, dimmi i tuoi segreti: quante volte sei stata infelice, torturata, amareggiata, perché hai fatto la tua volontà? Sappi, tu hai messo fuori la Volontà Divina e sei caduta nel labirinto dei mali. Essa voleva renderti pura e santa, felice e bella d’una beltà incantevole, e tu col fare la tua volontà l’hai guerreggiata e con dolore l’hai messa fuori dalla sua cara abitazione, che è l’anima tua. Senti figlia del mio cuore, questo è un dolore per la Mamma tua che non vede in te il sole del Fiat Divino, ma le dense tenebre della notte della tua volontà umana. Ma su, coraggio: se tu mi prometti di dare la tua volontà nelle mie mani, io, la tua Mamma celeste, ti prenderò nelle mie braccia, ti metterò sulle mie ginocchia e riordinerò in te la vita della Divina Volontà. Anche tu, dopo tante mie lacrime, formerai il mio sorriso, la mia festa ed il sorriso e la festa della Trinità Sacrosanta.
L’anima
Mamma celeste, se tanto mi ami ti prego di non permettere che io scenda dalle tue ginocchia materne. Appena vedi che sto per fare la mia volontà, vigila la povera anima mia e, chiudendomi nel tuo cuore, con la forza del tuo amore brucia il mio volere, cosicché cambierò le tue lacrime in sorrisi di compiacimento.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, per ben tre volte verrai sulle mie ginocchia, facendo la consegna del tuo volere, dicendomi: “Mamma mia, questa mia volontà voglio che sia tua, affinché me la scambi con la Volontà Divina”.
Giaculatoria: Sovrana Regina, con il tuo impero divino, atterra la mia volontà, affinché spunti in me il ger
me della Divina Volontà.
Terzo giorno
Il terzo passo della Divina Volontà nella Regina del Cielo. Il sorriso di tutta la creazione per il concepimento della celeste bambina.
L’anima alla Vergine
Sovrana Mamma, questa tua piccola figlia, rapita dalle tue celesti lezioni, sente l’estremo bisogno di venire ogni giorno sulle tue ginocchia materne per ascoltarti e deporre nel suo cuore i tuoi materni insegnamenti. Il tuo amore, il tuo dolce accento, lo stringermi al tuo cuore fra le tue braccia, mi infondono coraggio e fiducia che la Mamma mia mi darà la grande grazia di farmi comprendere il gran male della mia volontà, per farmi vivere della Divina Volontà.
Lezione della Regina del Cielo
Figlia mia, ascoltami. È un cuore di madre che ti parla; poiché vedo che mi vuoi ascoltare, il mio cuore gioisce e sente la speranza certa che la figlia mia prenderà possesso del regno della Divina Volontà, che io posseggo nel mio materno cuore, per darlo ai figli miei. Perciò sii attenta ad ascoltarmi; scrivi tutte le mie parole nel tuo cuore, affinché vi rimangano sempre, e modella la tua vita secondo i miei insegnamenti. Senti figlia mia, non appena sorrise la Divinità e festeggiò il mio concepimento, il Fiat supremo fece il terzo passo sulla mia piccola umanità piccina piccina, e mi dotò di ragione divina; mosse tutta la creazione a festa e mi fece riconoscere da tutte le cose create per loro regina; riconobbero in me la vita del Volere Divino, e tutto l’universo si prostrò ai miei piedi, sebbene fossi piccina e non ancora nata. Ed inneggiandomi, il sole mi festeggiò e sorrise con la sua luce. Il cielo mi festeggiò con le sue stelle, sorridendomi con il loro mite e dolce scintillio, ed offrendosi come fulgida corona sul mio capo. Il mare con le sue onde, alzandosi ed abbassandosi, pacificamente mi festeggiò. Insomma non ci fu cosa creata che non si unì al sorriso ed alla festa della Trinità Sacrosanta. Tutti accettarono il mio dominio, il mio impero, il mio comando, e si sentirono onorati dopo tanti secoli, da quando Adamo perdette il comando ed il dominio di re, sottraendosi alla Divina Volontà, di trovare in me la loro Regina, e la creazione tutta mi proclamò Regina del cielo e della terra.
Mia cara figlia, tu devi sapere che la Divina Volontà, quando regna nell’anima, non sa fare cose piccole, ma grandi. Vuole accentrare nella fortunata creatura tut
te le Sue prerogative divine; e tutto ciò che è uscito dal suo Fiat onnipotente circonda l’anima e resta ubbidiente ai suoi cenni. Che cosa non mi diede il Fiat Divino? Mi diede tutto: cielo e terra erano in mio potere, mi sentivo dominatrice di tutto, persino dello stesso mio Creatore. Ora figlia mia, ascolta la Mamma tua: oh, come mi duo
le il cuore nel vederti debole, povera e senza il vero dominio di dominare te stessa! Timori, dubbi, apprensioni, ti dominano, tutti miseri cenci della tua volontà umana. Sai il perché? Perché non c’è in te la vita integra del Volere Divino che, mettendo in fuga tutti i mali del
l’umano volere, ti renderebbe felice e ti riempirebbe di tutti i beni che lui possiede. Ah! Se tu, con un proposito fermo, decidi di non dare più vita alla tua volontà, sentirai morire tutti i mali e rivivere in te tutti i beni. Allora tutto ti sorriderà ed il Volere Divino farà anche in te il terzo passo, e tutta la creazione festeggerà la nuova arrivata nel regno della Divina Volontà. Dunque figlia mia, dimmi: mi ascolterai? Mi dai la parola che non farai mai, mai più, la tua volontà? Sappi che se ciò avverrà, io non ti lascerò mai. Mi metterò a guardia dell’anima tua e ti avvolgerò nella mia luce, affinché tu possa comandare su tutti i mali della tua volontà.
L’anima
Mamma celeste, le tue lezioni mi scendono nel cuore e me lo riempiono di balsamo celeste. Ti ringrazio, che tanto ti abbassi verso di me, poverella. Ma senti, o Mamma mia, ho timore di me stessa; ma se tu vuoi, tut
to puoi, ed io con te tutto posso. Mi abbandono come una piccola bimba nelle braccia della Mamma mia. Sono certa che appagherò le sue brame materne.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, guarderai il cielo, il sole, la terra; ed unendoti con tutti, per ben tre volte, reciterai tre Gloria per ringraziare Dio d’avermi costituita Regina di tutti.
Giaculatoria: Regina potente, domina la mia volontà per convertirla in Volontà Divina!
Quarto giorno
Il quarto passo della Divina Volontà nella Regina del Cielo: la prova.
L’anima alla Vergine
Eccomi di nuovo sulle materne ginocchia della mia cara Mamma celeste. Il cuore mi batte forte forte; smanio d’amore per il desiderio di sentire le tue belle lezioni. Perciò dammi la mano e prendimi fra le tue braccia. Nelle tue braccia passo momenti di paradiso, mi sento felice. Oh, come sospiro di sentire la tua voce! Una nuo
va vita mi scende nel cuore. Parlami, ed io prometto di mettere in pratica i tuoi santi insegnamenti.
Lezione della Regina del Cielo
Figlia mia, se tu sapessi quanto amo tenerti stretta fra le mie braccia, poggiata sul mio cuore materno, per farti ascoltare i celesti arcani del Fiat Divino! Se tu tan
to sospiri per ascoltarmi, sono i miei sospiri che fanno ciò nel tuo cuore; è la tua Mamma che vuole la figlia sua, che vuole affidarti i suoi segreti e narrarti la storia di ciò che operò in lei la Divina Volontà. Figlia del mio cuore, prestami attenzione. Il mio cuore di madre, che vuole sfogarsi con la figlia sua, vuole dirti i miei segreti che finora non sono stati rivelati a nessuno, perché non era suonata ancora l’ora di Dio. Dio, volendo elargire alle creature grazie sorprendenti che, in tutta la storia del mondo, non ha concesso, vuole fare conoscere i pro
digi del Fiat Divino, e ciò che il Fiat Divino può operare nella creatura, se questa si lascia dominare. Perciò Dio vuole mettere me in vista di tutti, come modello, in quanto ebbi il grande onore di formare la mia vita tutta di Volontà Divina. Ora sappi figlia mia, che appena con
cepita, misi in festa la Divinità. Cielo e terra mi festeggiarono e mi riconobbero per loro Regina. Io ero talmente immedesimata nel mio Creatore, che mi sentivo nei domini divini come padrona. Io non conobbi che cosa fosse la separazione dal mio Creatore; lo stesso Volere Divino che regnava in me, regnava in loro e ci rendeva inseparabili. Mentre tutto era sorriso e festa tra me e loro, io vedevo che non si sarebbero potuti fidare di me, se non avessero avuto una prova. Figlia mia, la prova è la bandiera che dice vittoria. La prova mette al sicuro tutti i beni che Dio ci vuol dare. La prova matura e dispone l’anima per acquisti di grandi conquiste. Anch’io vedevo la necessità di questa prova, perché volevo attestare al mio Creatore, in contraccambio dei tanti mari di grazie che mi aveva dato, un atto di mia fedeltà, che mi costasse il sacrificio di tutta la mia vita. Quanto è bello potere dire: “Mi hai amato e ti ho amato”. Senza la prova non lo si può mai dire.
Or dunque sappi, figlia mia, che il Fiat Divino mi fece conoscere la creazione dell’uomo, innocente e san
to. Anche per lui tutto era felicità; aveva il comando su tutta la creazione e tutti gli elementi erano ubbidienti ai suoi cenni. In Adamo regnava il Volere Divino, ed in virtù di Esso, lui era inseparabile dal suo Creatore. Tra i tanti beni che Iddio gli aveva dato, per avere un atto di fedeltà da parte di Adamo, gli comandò di non toccare un solo frutto tra i tanti che c’erano in quell’Eden terrestre. Era la prova che Dio voleva, per confermare la sua innocenza, la sua santità, la sua felicità, e per dargli il diritto del comando su tutta la creazione. Ma Adamo non fu fedele alla prova, e non essendo stato fedele, Iddio non poté fidarsi di lui; perciò Adamo perdette il comando, l’innocenza, la felicità e, si può dire, capovolse l’opera della creazione. Sappi figlia del mio cuore, nel conoscere i gravi mali della volontà umana in Adamo ed in tutta la sua progenie, io, la tua celeste Madre, sebbene appena concepita, piansi amaramente ed a calde lacrime sull’uomo caduto; ed il Volere Divino, nel vedermi piangere, mi domandò per prova che gli cedessi la mia volontà umana. Il Fiat Divino mi disse: “Non ti chiedo di non toccare un frutto come ad Adamo. No! Ti chiedo la tua volontà. Tu la terrai come se non l’avessi, sotto l’impero del mio Volere Divino, che ti sarà vita, e si sentirà sicuro di fare ciò che vorrà di te. Così il Fiat supremo fece il quarto passo nell’anima mia, domandandomi per prova la mia volontà, aspettando da me il mio Fiat e l’accettazione d’una tale prova.
Domani t’aspetterò di nuovo sulle mie ginocchia per farti sentire l’esito della prova; e siccome voglio che tu imiti la Mamma tua, ti prego, da madre, di non rifiutare mai alcunché al tuo Dio, ancorché fosse un sacrificio che durasse tutta la vita. Il non perderti mai nella prova che Iddio vuole da te, la tua fedeltà, è il richiamo dei disegni divini su di te ed il riflesso delle sue virtù; sono tanti pennelli che fanno dell’anima il capolavoro del
l’Ente Supremo. Si può dire che la prova fornisce la ma
teria nelle mani divine per permettere loro di compiere il lavoro nella creatura. Chi non è fedele alla prova, Dio non sa cosa farne; non solo, costui scompiglia le opere più belle del suo Creatore. Perciò mia cara figlia, sii attenta. Se tu sarai fedele nella prova, renderai più felice la Mamma tua. Non mi far stare in pensiero. Dammi la tua parola ed io ti guiderò, ti sosterrò in tutto, come figlia mia.
L’anima
Mamma Santa, conosco la mia debolezza. La tua bontà materna mi infonde tale fiducia, che tutto spero da te, e con te mi sento sicura. Metto nelle tue mani materne le prove con le quali Dio disporrà di me, affinché tu mi dia tutte quelle grazie che possano evitarmi di vanificare i disegni divini.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, verrai tre volte sulle mie ginocchia materne e mi porterai tutte le tue pene d’animo e di corpo; porterai tutto alla Mamma tua ed io benedirò le tue pene per infondere in esse la forza, la luce e la grazia necessarie.
Giaculatoria: Mamma celeste, prendimi fra le tue braccia e scrivi nel mio cuore, Fiat, Fiat, Fiat.
Quinto giorno
Il quinto passo della Divina Volontà nella Regina del Cielo: il trionfo della prova.
L’anima alla Vergine
Sovrana celeste, vedo che mi tendi le braccia per prendermi sulle tue ginocchia materne, ed io corro, anzi volo per godermi i casti amplessi, i celesti sorrisi della mia Mamma celeste. Mamma Santa, il tuo aspetto oggi è di trionfatrice, e con aria di trionfo vuoi narrarmi il trionfo della tua prova. Ah! Sì, ben volentieri ti ascolterò, e ti prego di darmi grazia, affinché io sappia trionfare nelle prove che il Signore disporrà per me.
Lezione della Regina del Cielo
Figlia a me carissima, oh, come sospiro di confidare i miei segreti alla figlia mia, segreti che mi daranno tanta gloria e che glorificheranno quel Fiat Divino che fu causa primaria del mio immacolato concepimento, della mia santità, sovranità e maternità! Tutto al Fiat Divino io debbo; io non conosco altro. Tutte le mie sublimi prerogative, che la Santa Chiesa tanto onora, non sono altro che gli effetti di quella Divina Volontà che mi dominava, regnava e viveva in me. Perciò sospiro tanto che si conosca chi era colei che produceva in me tanti privilegi ed effetti mirabili, da far stupire cielo e terra. Ora ascoltami, figlia cara. L’Ente Supremo mi domandò il mio volere umano, ed io compresi il male grave che può fare la volontà umana nella creatura e come essa metta tutto in pericolo, anche le opere più belle del suo Creatore.
La creatura con il suo volere umano è oscillante, de
bole, incostante, disordinata. Dio, nel crearla, l’aveva creata unita, per natura, con la sua Volontà Divina, che doveva essere la forza, il moto primo, il sostegno, il cibo e la vita dell’umana volontà. Non dando vita alla Vo
lontà Divina nella nostra, respingiamo i beni ricevuti da Dio nella creazione ed i diritti ricevuti in natura, nel
l’atto in cui fummo creati. Oh, allorché compresi bene l’offesa grave che si fa a Dio ed i mali che piovono sulla creatura, ebbi orrore e paura di fare la mia volontà! Giustamente temetti, poiché Adamo, pur essendo stato crea
to da Dio, innocente, avendo fatto la sua volontà, fece cadere lui e tutte le generazioni in tanti mali. Io, presa da terrore, ed ancor più dall’amore verso il mio Creatore, giurai di non fare mai la mia volontà. Per essere più sicura ed attestare maggiormente il mio sacrificio a colui che tanti mari mi aveva dato, di grazie e privilegi, presi questa mia volontà umana e la legai ai piedi del trono divino, in omaggio continuo d’amore e di sacrificio, giurando che non mi sarei servita mai, neanche per un istante solo della mia vita, della mia volontà, ma sempre di quella di Dio. Figlia mia, forse a te non parrà grande il mio sacrificio di vivere senza la mia volontà; [invece] io ti dico che non c’è sacrificio simile al mio. Anzi, si possono chiamare ombre tutti gli altri sacrifici di tutta la storia del mondo, paragonati al mio. Sacrificarsi un giorno, ora sì ed ora no, è facile; [ma] sacrificarsi in ogni istante, in ogni atto, nel bene che si vuole fare, per tutta la vita, senza dare mai vita alla volontà propria, è il sacrificio dei sacrifici. Questo è l’attestato più grande e l’amore più puro, trafilato dalla stessa Volontà Divina, che può offrirsi al nostro Creatore. È tanto grande questo sacrificio, che Dio non può chiedere di più alla crea
tura, né essa può trovare di più, per potersi sacrificare al suo Creatore.
Figlia mia carissima, allorché feci dono della mia volontà al mio Creatore, io mi sentii trionfante nella prova voluta da me, e Dio si sentì trionfante nella mia volontà umana. Dio aspettava la mia prova, cioè un’ani
ma che vivesse senza volontà, per aggiustare le partite del genere umano, per atteggiarsi a clemenza e misericordia. Perciò ti attendo di nuovo per narrarti la storia di ciò che fece la Divina Volontà dopo il trionfo della prova. Ed ora una parolina a te figlia mia. Se tu sapessi come sospiro di vederti vivere senza la tua volontà! Tu sai che ti sono Madre e la Mamma vuole vedere felice la figlia sua. Ma come puoi essere felice se non decidi di vivere senza volontà come visse la Mamma tua? Se ciò farai, tutto ti darò. Mi metterò a tua disposizione, sarò tutta della figlia mia, ed avrò il bene, il contento, la felicità di avere una figlia che viva tutta di Volontà Divina.
L’anima
Sovrana trionfatrice, nelle tue mani di Madre metto la mia volontà, affinché tu stessa, come Mamma, me la purifichi e l’abbellisca, ed insieme con la tua la leghi ai piedi del trono divino, affinché io possa vivere non con la volontà mia, ma sempre, sempre con quella di Dio.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, in ogni atto che farai consegnerai nelle mie mani materne la tua volontà, e mi pregherai di fare vivere, al posto della tua, la Divina Vo
lontà.
Giaculatoria: Regina trionfatrice, rubami la mia vo
lontà e cedimi la Volontà Divina.
Sesto giorno
Il sesto passo della Divina Volontà nella Regina del Cielo: dopo il trionfo nella prova, il possesso delle proprietà divine.
L’anima alla Vergine
Mamma Regina, vedo che mi aspetti di nuovo, e stendendomi la mano, mi prendi sulle tue ginocchia, mi stringi al tuo cuore, per farmi sentire la vita di quel Fiat Divino che tu possiedi. Oh, quanto è refrigerante il suo calore e penetrante la sua luce! Deh! Mamma Santa, se tanto mi ami, tuffa il piccolo atomo dell’anima mia nel sole della Divina Volontà che tu nascondi, affinché an
ch’io possa dire: “La mia volontà è finita, non avrà più vita, ma la mia vita sarà la Divina Volontà”.
Lezione della Regina del Cielo
Figlia carissima, fidati della Mamma tua e presta at
tenzione alle mie lezioni. Esse ti serviranno per farti aborrire la tua volontà e per farti sospirare in te quel Fiat Divino, che tanto ama formare la sua vita in te. Figlia mia, tu devi sapere che la Divinità fu assicurata da me dopo la prova che volle. Tutti credono che io non ebbi alcuna prova e che sia bastato il gran portento che Dio fece di me, di essere concepita senza macchia originale. Oh, come s’ingannano! Dio chiese a me una prova che non ha chiesto a nessuno. Questo lo fece con giustizia e con somma sapienza, perché dovendo scendere in me il Verbo eterno, non solo era decoroso che non trovasse in me la macchia d’origine, ma neppure era decoroso che trovasse in me una volontà umana operante. Sarebbe stato troppo disdicevole per Dio scendere in una creatura in cui regnasse l’umana volontà. Ecco, perché volle da me per prova e per tutta la vita la mia volontà, per assicurare nell’anima mia il regno della Divina Volontà. Assicurato questo in me, Dio poteva fare ciò che voleva di me; tutto poteva darmi, e posso dire che nulla poteva negarmi.
Ritorniamo al punto dove siamo rimasti. Mi riserverò, nel corso delle mie lezioni, di narrarti ciò che fece questa Divina Volontà in me. Ora senti, figlia mia. Dopo il trionfo nella prova, il Fiat Divino fece il sesto passo nell’anima mia, col farmi prendere il possesso di tutte le proprietà divine, per quanto sia ad una creatura possibile ed immaginabile. Tutto era mio, cielo e terra, e lo stesso Dio, di cui possedevo la stessa Volontà.
Io mi sentivo posseditrice della santità divina, del
l’amore, della bellezza, della potenza, della sapienza e della bontà divina. Mi sentivo regina di tutto. Non mi sentivo estranea nella casa del mio Padre celeste; sentivo al vivo la sua paternità e la suprema felicità d’essere la sua figlia fedele. Posso dire che crebbi sulle ginocchia paterne di Dio, né conobbi altro amore, né altra scienza se non quella che mi somministrava il mio Creatore. Chi può dirti ciò che fece questa Divina Volontà in me? Mi elevò tanto in alto, mi abbellì tanto, che gli stessi angeli restarono muti e non sapevano come cominciare a parlare di me. Figlia mia carissima, tu devi sapere che quando il Fiat Divino mi fece prendere possesso di tutto, mi sentii posseditrice di tutto e di tutti. La Divina Volontà, con la sua potenza, immensità ed onniveggenza, racchiudeva nell’anima mia tutte le creature, ed io sentivo un posticino nel mio cuore materno per ciascuna di esse. Da quando fui concepita io ti portai nel mio cuore. Oh, quanto ti amai e ti amo! T’amai tanto che ti feci da Madre presso Dio. Le preghiere, i miei sospiri erano per te; e nel delirio di Madre, dicevo: “Oh, come vorrei vedere la figlia mia posseditrice di tutto, come lo sono io!”. Perciò, ascolta la Mamma tua: non volere riconoscere più la tua volontà umana. Se ciò farai, tutto sarà in comune fra me e te. Avrai una forza divina in tuo potere; tutte le cose si convertiranno in santità, amore e bellezza divina. E io, nella foga del mio amore, come mi decantò l’Altissimo: “Tutta bella, tutta santa, tutta pura sei tu, o Maria”, dirò: “Bella, pura e santa è la figlia mia, perché possiede la Volontà Divina”.
L’anima
Regina del Cielo, anch’io ti saluto: “Tutta bella, pura e santa è la mia Mamma celeste”. Deh! Ti prego, se hai un posto per me nel tuo materno cuore, chiudimi in esso, e così sarò sicura che non farò più la mia volontà, ma sempre quella di Dio. Mamma e figlia, saremo felici tutte e due.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, reciterai tre volte tre Gloria Patri in ringraziamento alla Santissima Trinità, per il regno che ha stabilito in me, della Divina Volontà, che mi ha dato il possesso di tutto. Facendo tue le parole dell’Ente Supremo, in ogni Gloria mi dirai: “Tutta bella, pura e santa è la Mamma mia”.
Giaculatoria: Regina del Cielo, fammi possedere dalla Volontà Divina.
Settimo giorno
La Regina del Cielo, nel regno della Divina Volontà, prende lo scettro del comando, e la Trinità Sacrosanta la costituisce sua segretaria.
L’anima alla divina segretaria
Regina Mamma, eccomi ai tuoi piedi prostrata; sen
to che, come figlia tua, non so stare senza la mia Mamma celeste. Sebbene oggi vieni a me con la gloria dello scettro del comando e con la corona di Regina, sei sempre la Mamma mia; ed io, tremante, mi getto nelle tue braccia, affinché mi sani le ferite che la mia cattiva volontà ha fatto alla povera anima mia. Senti, mia Mamma Sovrana, se tu non fai un prodigio, se non prendi il tuo scettro del comando, per guidarmi e tenere il tuo impero su tutti gli atti miei, per fare sì che il mio volere non abbia vita, non avrò la bella sorte di venire nel regno della Divina Volontà.
Lezione della Regina del Cielo
Figlia mia cara, vieni nelle braccia della Mamma tua. Prestando attenzione nell’ascoltarmi, sentirai gli inauditi prodigi che il Fiat Divino fece alla tua Mamma celeste, soprattutto perché questi sei giorni simboleggiarono i sei giorni della creazione. La Divinità, pronunciando un Fiat ogni giorno, fece come un passo, passando ora dalla creazione di una cosa e ora ad un’altra. Il sesto giorno fece l’ultimo passo, dicendo: “Fiat! Facciamo l’uomo alla nostra immagine e somiglianza”. Il settimo giorno riposò nelle sue opere, volendo come godersi tutto ciò che con tanta magnificenza aveva creato. E Iddio, nel suo riposo, guardando le opere sue, disse: “Quanto sono belle le mie opere! Tutto è ordine e armonia!”. E guardando l’uomo, nell’enfasi del suo amore, aggiunse: “Ma tu sei il più bello; tu sei la corona di tutte le nostre opere”. Ora, la mia creazione superò tutti i prodigi della creazione; e quindi, con il suo Fiat, la Divinità volle fare sei passi in me e iniziare la sua vita piena. Allorché presi possesso del regno della Divina Volontà, finirono i suoi passi in me ed incominciò la sua vita piena, intera e perfetta nell’anima mia.
Oh, in quali altezze divine fui messa dall’Altissimo! I cieli non potevano né raggiungermi né contenermi, la luce del sole era piccola innanzi alla mia luce; nessuna cosa creata poteva raggiungermi. Io valicavo i mari divini come se fossero miei. Il mio Padre celeste, il Figlio e lo Spirito Santo, mi sospiravano nelle loro braccia, per godere la piccola figlia loro. Quanto contento provavano nel sentire [che], come amavo, pregavo ed adoravo la loro altezza suprema, il mio amore, la mia preghiera e la mia adorazione uscivano da dentro l’anima mia, dal centro della Divina Volontà. E la Trinità sentiva uscire da me onde d’amore divino, casti profumi e gioie insolite che partivano da dentro il cielo che il loro stesso Volere Divino aveva formato nella mia piccolezza, tanto che non finivano di ripetere: “Tutta bella, tutta pura, tut
ta santa, è la piccola figlia nostra! Le sue parole sono catene che ci avvincono, i suoi sguardi sono dardi che ci feriscono, i suoi palpiti sono frecce che, colpendoci, ci fanno andare in delirio d’amore”. Sentivano uscire da me la potenza e la fortezza della loro Divina Volontà che ci rendeva inseparabili, e perciò mi chiamavano ‘la figlia invincibile, che porterà vittoria anche sul nostro Essere Divino’.
Ora ascoltami figlia mia. La Divinità, presa da eccesso d’amore verso di me, mi disse: “Figlia nostra diletta, il nostro amore non regge e si sente soffocato se non ti affidiamo i nostri segreti. Perciò ti eleggiamo nostra fedele segretaria. A te vogliamo affidare i nostri do
lori ed i nostri decreti. A qualunque costo vogliamo salvare l’uomo. Guarda come va a precipizio: la sua volontà ribelle lo trascina continuamente al male; senza la vita, la forza ed il sostegno del nostro Volere Divino, l’uomo ha deviato dalla via del suo Creatore e cammina strisciando per terra, debole, malato e pieno di tutti i vizi.
Non ci sono vie di mezzo per salvare l’uomo, né altre vie d’uscita, [se non] che scenda il Verbo eterno, prenda le sue spoglie, le sue miserie, i suoi peccati sopra di sé, si affratelli con lui, lo vinca per via d’amore e di pene inaudite, per dargli tanta fiducia da poterlo portare di nuovo nelle nostre braccia paterne. Oh, come ci duole la sorte dell’uomo! Il nostro dolore è grande, né potevamo affidarlo ad alcuno, poiché non avendo una Volontà Divina che li domina, gli uomini non potevano mai comprendere né il nostro dolore, né i gravi mali dell’uo
mo caduto nel peccato. A te, che possiedi il nostro Fiat, è dato comprendere ciò; e quindi, come a segretaria nostra, vogliamo svelarti i nostri segreti e mettere nelle tue mani lo scettro del comando, affinché tu domini ed imperi su tutto, ed il tuo dominio vinca Dio e l’uomo per portarceli
 come figli, rigenerati nel tuo materno cuore”. Chi può dirti, figlia cara, cosa sentì il mio cuore dopo questo parlare divino? S’aprì in me una vena d’intenso dolore e mi proposi, anche a costo della mia vita, di vincere Dio e la creatura, per unirli insieme.
Ora figlia mia, ascolta la Mamma tua. Ti ho visto sorpresa nel sentirmi narrare la storia del possesso del regno della Divina Volontà. Sappi che anche a te è data questa sorte, se decidi di non fare mai la tua volontà. Allora il Volere Divino formerà il suo cielo nell’anima tua, sentirai l’inseparabilità divina; ti sarà dato lo scettro del comando su te stessa, sulle tue passioni, e non sarai più schiava di te stessa. Solo la volontà umana mette in schiavitù la povera creatura, le tarpa le ali dell’amore verso colui che l’ha creata, le toglie la forza, il sostegno e la fiducia di slanciarsi nelle braccia del suo Padre celeste. In questo modo, la creatura non può conoscere né i segreti del Padre, né l’amore grande con cui il Padre l’ama, e perciò la creatura vive come estranea nella casa del suo Padre divino.
Che lontananza getta tra Creatore e creatura l’uma
no volere! Perciò ascoltami, fammi contenta: dimmi che non darai più vita alla tua volontà, ed io ti riempirò tutta di Volontà Divina.
L’anima
Mamma Santa, aiutami. Non vedi quanto sono debole? Le tue belle lezioni mi commuovono fino alle lacrime, e piango la mia grande sventura di essere tante volte caduta nel labirinto di fare la mia volontà, essendomi, così, discostata da quella del mio Creatore. Deh, fammi da mamma, non lasciarmi a me stessa! Con la tua potenza, unisci il Volere Divino al mio, chiudimi nel tuo cuore materno, dove sarò sicura di non fare mai la mia volontà.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, starai sotto il mio manto per imparare a vivere sotto i miei sguardi, e recitando tre Ave Maria, mi pregherai affinché io faccia conoscere a tutti la Divina Volontà.
Giaculatoria: Mamma Santa, chiudimi nel tuo cuore, affinché impari da te a vivere di Volontà Divina.
Ottavo giorno
La Regina del Cielo nel regno della Divina Volontà ebbe il mandato dal suo Creatore di mettere in salvo le sorti del genere umano.
L’anima alla divina mandataria
Eccomi a te, Mamma celeste. Sento che non so stare senza la mia cara Mamma. Il mio povero cuore è irrequieto, e lo sento in pace quando sto nel tuo grembo, come piccola piccina stretta al tuo cuore per ascoltare le tue lezioni. Il tuo dolce accento addolcisce tutte le mie amarezze, dolcemente lega la mia volontà, e mettendola come sgabello sotto la Divina Volontà, mi fa sentire il dolce impero, la vita e la felicità della Divina Volontà.
Lezione della celeste mandataria
Figlia mia carissima, sappi che ti amo assai; fidati della Mamma tua e sii sicura che riporterai vittoria sulla tua volontà. Se tu mi sarai fedele, io prenderò tutto l’im
pegno su di te, ti farò da vera mamma. Perciò ascolta ciò che feci per te presso l’Altissimo. Io non facevo altro che portarmi sulle ginocchia del mio Padre celeste. Io ero piccina, non nata ancora. Il Volere Divino, di cui io possedevo la vita, rendeva possibili le mie visite al mio Creatore; per me le porte e le vie erano tutte aperte, né io avevo paura o timore. Solo la volontà umana mette paura, timore, sfiducia, ed allontana la povera creatura da colui che tanto l’ama e che vuole essere circondato dai suoi figli. Se la creatura ha paura, teme e non sa stare, come figlia al padre, con il suo Creatore, è segno che la Divina Volontà non regna in lei; perciò, è la torturata, la martire della volontà umana. Non fare mai la tua volontà per non volerti torturare e martirizzare; ciò è il più orribile dei martìri, poiché è senza sostegno e senza forza.
Ascoltami: io mi portavo nelle braccia della Divinità; mi aspettavano e facevano festa nel vedermi. Mi amavano tanto, che al mio apparire versavano altri mari d’amore e di santità nell’anima mia; non ricordo mai di essere partita da loro, senza avere ricevuto altri doni sorprendenti. Mentre stavo nelle loro braccia, io pregavo per l’umano genere, e molte volte con lacrime e sospiri piangevo per te, figlia mia, e per tutti. Piangevo per la tua volontà ribelle, per la tua triste sorte di essere schiava di essa, che ti rendeva infelice. Vedere infelice la figlia mia, mi faceva versare lacrime amare fino a bagnare le mani del mio celeste Padre.
E la Divinità, intenerita dal mio pianto, mi diceva: “Figlia nostra diletta, il tuo amore ci lega, le tue lacrime smorzano il fuoco della divina giustizia, le tue preghiere ci tirano tanto verso le creature, che non ti sappiamo resistere. Perciò diamo a te il mandato di mettere in salvo le sorti del genere umano. Tu sarai la nostra mandataria in mezzo a loro; a te affidiamo le loro anime. Tu difenderai i nostri diritti, lesi per le loro colpe; starai in mezzo, tra loro e Noi, per aggiustare le partite d’ambo le parti. Sentiamo in te la forza invincibile della nostra Vo
lontà Divina, che per mezzo tuo prega, piange. Chi ti può resistere? Le tue preghiere sono comandi, le tue lacrime imperano sul nostro Essere Divino. Perciò avanti nella tua impresa!”.
Figlia mia carissima, il mio piccolo cuore si sentiva consumare d’amore, a causa dei modi amorevoli del parlare divino; e con tutto amore accettai il loro mandato, dicendo: “Maestà altissima, sono qui fra le vostre braccia, disponete di me come volete. Io sacrificherò an
che la vita. Se avessi tante vite quante sono le creature, io le metterei a loro e vostra disposizione, per portarle tutte salve nelle vostre braccia paterne”.
Senza sapere allora che sarei stata la Madre del Ver
bo Divino, sentivo in me la doppia maternità: maternità per Dio, per difendere i suoi giusti diritti; maternità per le creature, per metterle in salvo. Mi sentivo madre di tutti. Il Volere Divino che regnava in me, che non sa fare opere isolate, portava in me Dio e tutte le creature di tutti i secoli. Nel mio materno cuore sentivo il mio Dio offeso che voleva essere soddisfatto, e sentivo le creature sotto l’impero della giustizia divina.
Oh, quante lacrime versai! Volevo far scendere le lacrime mie in ogni cuore, per far sentire a tutti la mia maternità, tutta d’amore. Piansi per te e per tutti, figlia mia. Perciò ascoltami: abbi pietà del mio pianto; prendi le mie lacrime per smorzare le tue passioni e per far sì che la tua volontà perda la vita. Deh! Accetta il mio mandato, cioè che tu faccia sempre la Volontà del tuo Creatore.
L’anima
Mamma celeste, il mio povero cuore non regge nel sentire quanto mi ami. Ah, mi ami troppo, fino a piangere per me! Le tue lacrime le sento scendere nel mio cuore, e come tante ferite, mi feriscono e mi fanno comprendere quanto tu mi ami. Io voglio unire le mie lacrime alle tue e pregarti, piangendo, affinché non mi lasci mai sola e mi vigili in tutto. Se occorre, battimi pure, fammi da mamma. Ed io, come piccola figlia tua, tutto mi farò fare da te, affinché il tuo mandato sia il mio benvenuto e tu possa portarmi, fra le tue braccia, al nostro Padre celeste, come atto compiuto del tuo mandato divino.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, darai la tua volontà, le tue pene, le tue lacrime, le tue ansie, i tuoi dubbi ed i tuoi timori, nelle mie mani materne, affinché, come Mamma tua, li tenga in deposito nel mio cuore materno, come pegni della figlia mia; ed io ti darò il prezioso pegno della Divina Volontà.
Giaculatoria: Mamma celeste versa le tue lacrime nell’anima mia, affinché guariscano le ferite che mi ha fatto la mia volontà.
Nono giorno
La Regina del Cielo nel regno della Divina Volontà viene costituita da Dio celeste paciera, vincolo di pace tra il Creatore e la creatura.
L’anima alla sua celeste Regina
Sovrana Signora e Mamma mia carissima, vedo che mi chiami perché senti la forza dell’amore che brucia nel tuo cuore, e mi vuoi narrare ciò che facesti nel regno della Divina Volontà per la figlia tua. Com’è bello vedere rivolgere i tuoi passi verso il tuo Creatore, che sente il calpestio dei tuoi piedi. Ti guarda, si sente ferire dalla purezza dei tuoi sguardi e ti aspetta per essere spettatore del tuo innocente sorriso, per sorriderti e trastullarsi con te. Deh! Mamma Santa, nelle tue gioie, nei tuoi casti sorrisi con il tuo Creatore, non ti dimenticare della tua figlia che vive nell’esilio e che ha tanto bisogno. Spesso la mia volontà, facendo capolino, vorrebbe travolgermi, per strapparmi dal regno della Divina Volontà!
Lezione della Regina del Cielo
Figlia del mio materno cuore, non temere, non ti dimenticherò mai. Anzi, se tu farai sempre la Divina Volontà e vivrai nel suo regno, saremo inseparabili. Ti porterò sempre stretta per mano, per farti da guida e per insegnarti a vivere nel Fiat supremo. Bandisci il timore, poiché nel Fiat Divino tutto è pace e sicurezza. La volontà umana è la turbatrice delle anime, mette in pericolo le opere più belle e le cose più sante. Tutto è pericolante in essa: in pericolo la santità, le virtù, la stessa salvezza dell’anima; la caratteristica di chi vive di volere umano è la volubilità. Chi mai può fidarsi di chi si fa dominare dalla volontà umana? Nessuno! Né Dio, né gli uomini. Infatti egli somiglia a quelle canne vuote che girano ad ogni soffio di vento. Perciò, figlia mia carissima, se qualche soffio di vento ti vuole rendere incostan
te, tuffati nel mare della Divina Volontà e vieni a nasconderti nel grembo della Mamma tua, affinché ti difenda dal vento dell’umano e, stringendoti fra le sue braccia, ti renda ferma e sicura nel cammino verso il suo regno divino.
Figlia mia, seguimi innanzi alla Maestà suprema, ed ascoltami. Io, con i miei rapidi voli giungevo nelle loro braccia divine. Appena giungevo, sentivo il loro amore rigurgitante, che come onda impetuosa mi copriva. Oh, come è bello essere amata da Dio! In quest’amore si sente felicità, santità, gioie infinite; e ci si sente talmen
te abbellita, che Dio stesso viene rapito dalla particolare bellezza, che egli infonde nella creatura nell’amarla. Io volevo imitarlo, e sebbene piccola, non volevo restare dietro al suo amore. Dalle onde d’amore che mi aveva dato, formavo le onde per coprire il mio Creatore con il mio amore. Nel fare ciò, io sorridevo, perché sapevo che il mio amore mai avrebbe potuto coprire l’immensità del suo amore; nonostante ciò io ci provavo, e sul mio labbro spuntava il mio sorriso innocente. L’Ente Supremo sorrideva al mio sorriso e con la mia piccolezza festeggiava e si trastullava. Durante i nostri stratagemmi amorosi, io ricordavo lo stato doloroso della mia famiglia umana sulla terra, alla quale io pure appartenevo. Oh, come mi doleva! Io pregavo che scendesse il Verbo eterno a porvi rimedio, e lo dicevo con tale tenerezza che giungevo a cambiare il sorriso e la festa in pianto. L’Altissimo si commuoveva tanto alle mie lacrime, anche perché erano lacrime d’una piccina. E stringendomi al seno divino, mi asciugava le lacrime e mi diceva: “Fi
glia, non piangere, fatti coraggio. Nelle tue mani abbiamo messo la sorte del genere umano, ti abbiamo dato questo mandato. E per consolarti ti facciamo paciera tra noi e l’umana famiglia. A te è dato rappacificarci: la po
tenza del nostro Volere, che regna in te, s’impone su di Noi per dare il bacio di pace alla povera umanità decaduta e pericolante”.
Chi può dirti, figlia mia, ciò che provava il mio cuore a causa di questa condiscendenza divina? Era tanto il mio amore che mi sentivo venir meno. Delirando, spasimavo, cercando altro amore per ristoro del mio amore.
Ora una parola a te, figlia mia: se tu mi ascolterai, mettendo al bando il tuo volere e dando il posto regio al Fiat Divino, anche tu sarai amata con amore particolare dal tuo Creatore; sarai il suo sorriso, lo metterai in festa e sarai vincolo di pace tra il mondo e Dio.
L’anima
Mamma bella, aiuta la figlia tua. Mettimi tu stessa nel mare della Divina Volontà, coprimi con le onde del
l’eterno Amore, affinché non veda, né senta altro che Volontà Divina ed Amore.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, mi chiederai tutti gli atti miei e li chiuderai nel tuo cuore, affinché tu senta la forza della Divina Volontà che regnava in me. Poi, li offrirai all’Altissimo, per ringraziarlo di tutti gli uffici che mi affidò per salvare le creature.
Giaculatoria: Regina di pace, fammi dare il bacio di pace dalla Divina Volontà!
Decimo giorno
La Regina del Cielo nel regno della Divina Volontà, come alba che sorge per mettere in fuga la notte del
l’umano volere. La sua nascita gloriosa.
L’anima alla Regina del Cielo
Eccomi o Mamma Santa, vicina alla tua culla, per essere spettatrice della tua nascita portentosa. I cieli si stupiscono, il sole ti fissa con la sua luce, la terra esulta di gioia e si sente onorata dalla sua neonata Regina. Gli angeli fanno a gara nel circondare la tua culla, per onorarti ed essere pronti ai tuoi cenni. Poiché tutti ti onorano e vogliono festeggiare la tua nascita, anch’io mi unisco a loro. E prostrata innanzi alla tua culla, intorno alla quale vedo rapiti la tua madre Anna ed il tuo padre Gioacchino, voglio affidarti il mio primo segreto. Voglio svuotare il mio cuore nel tuo e dirti: “Mammina mia, tu che sei alba foriera del Fiat Divino sulla terra, metti in fuga la tenebrosa notte dell’umano volere nella mia anima e nel mondo intero. Ah sì, la tua nascita sia la nostra speranza, e come nuova alba di grazia, ci rigeneri nel regno della Divina Volontà.
Lezione della neonata Regina
Figlia del mio cuore, la mia nascita fu prodigiosa; nessun’altra nascita può dirsi simile alla mia. Io racchiudevo in me il cielo, il sole della Divina Volontà ed anche la terra della mia umanità, ma terra benedetta e santa che racchiudeva le più belle fioriture. Sebbene neonata, io racchiudevo il prodigio dei più grandi prodigi. Il Volere Divino, regnante in me, racchiudeva in me un cielo più bello ed un sole più fulgido della creazione [di cui io ero regina], ed un mare di grazie senza confini, che mormorava sempre ‘amore, amore’ per il mio Crea
tore.
Perciò la mia nascita fu la vera alba che ha messo in fuga la notte dell’umano volere. Crescendo, formavo l’aurora e chiamavo il giorno splendido nel quale doveva sorgere il sole del Verbo eterno sulla terra.
Figlia mia, vieni presso la mia culla ad ascoltare la tua piccola Mammina. Appena nata, aprii gli occhi per vedere questo basso mondo, per andare in cerca di tutti i miei figli per chiuderli nel mio cuore, per dare loro il mio materno amore, per rigenerarli alla nuova vita d’amore e di grazia, e per farli entrare nel regno del Fiat Divino, di cui ero posseditrice. Volli fare ciò da Regina e da Madre, chiudendo tutti nel mio cuore, per mettere tutti al sicuro e dare a tutti il gran dono del regno divino.
Nel mio cuore c’era posto per tutti, poiché per chi possiede la Divina Volontà non ci sono strettezze, ma larghezze infinite. Quindi guardai anche te, figlia mia; nessuno mi sfuggì. E siccome quel giorno tutti festeggiarono la mia nascita, anche per me fu festa. Però, nell’aprire gli occhi alla luce, ebbi il dolore di vedere le creature nella fitta notte dell’umano volere. Oh, in che abisso di tenebre si trova avvolta la creatura, che si fa dominare dalla sua volontà! Essa è la vera notte, ma notte senza stelle; al più, qualche lampo fuggitivo, che facilmente viene seguito da tuoni, che rumoreggiando addensano più fitte le tenebre e scaricano la tempesta sulla povera creatura: tempeste di paura, di debolezze, di pericoli, di cadute nel male. Il mio piccolo cuore restò trafitto nel vedere i miei figli sotto questa orribile tempesta che, nella notte dell’umano volere, li aveva travol
ti.
Ora, ascolta la Mammina tua. Sono nella culla, sono ancora piccina; guarda le lacrime che verso per te. Ogni qual volta fai la tua volontà è una notte che formi per te. Se tu sapessi quanto male ti fa questa notte, piangeresti con me. Essa ti fa perdere la luce del giorno del Volere Santo, ti capovolge, ti paralizza nel bene, ti spezza il vero amore; e tu resti una povera malata, alla quale mancano le cose necessarie per guarire. Ah! Figlia mia, figlia cara, ascoltami: non fare mai la tua volontà; dammi la parola che contenterai la tua piccola Mammina.
L’anima
Mammina Santa, mi sento tremare nel sentire la brutta notte della mia volontà. Perciò sono qui, presso la tua culla, per chiederti grazia: per la tua nascita prodigiosa, fammi rinascere nella Divina Volontà. Io starò sempre vicina a te, celeste bambinella; unirò le mie preghiere e le mie lacrime alle tue, per impetrare per me e per tutti il regno della Divina Volontà sulla terra.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, verrai tre volte a visitarmi nella mia culla, dicendomi ogni volta: “Celeste bambinella, fammi rinascere insieme con te nella vita della Divina Volontà”.
Giaculatoria: Mammina mia, fai sorgere l’alba della Divina Volontà nell’anima mia.
Undicesimo giorno
La Regina del Cielo nel regno della Divina Volontà, nei suoi primi anni di vita quaggiù, forma un’aurora splendidissima per far sorgere nei cuori il giorno sospirato di luce e di grazia.
L’anima alla Reginetta bambina
Eccomi di nuovo vicino alla tua culla, Mammina celeste. Il mio piccolo cuore si sente affascinato dalla tua beltà e non so distaccare lo sguardo da una bellezza sì rara. Il tuo dolce sguardo e il gestire delle tue manine mi chiamano per abbracciarmi e per stringermi al tuo cuore, pieno d’amore. Mammina Santa, dammi le tue fiamme, affinché esse brucino la mia volontà, e così io possa contentarti e vivere insieme con te nella Volontà Divina.
Lezione della Regina del Cielo
Figlia mia, se tu sapessi come il materno mio cuoricino gioisce, nel vederti vicina alla mia culla, per ascol
tarmi! Mi sento di fatto Regina e Madre, perché avendoti vicina, non sono una madre sterile, né una regina senza popolo. Ho la cara figlia mia, che mi ama tanto e che vuole da me l’ufficio di mamma e di regina. Perciò tu sei portatrice di gioia alla Mamma tua, tanto più che vieni nel mio grembo affinché io ti insegni come vivere nel regno della Divina Volontà. Avere una figlia che vuole vivere insieme con me in questo regno sì santo, è per la tua Mamma la gloria, l’onore, la festa più grande. Quindi, prestami attenzione mia figlia cara, ed io continuerò a narrarti le meraviglie della mia nascita.
La mia culla era circondata da angeli che facevano a gara per cantarmi le nenie, come a loro sovrana Regina. Poiché io ero dotata di ragione e di scienza infusemi dal mio Creatore, feci il mio primo dovere di adorare, con la mia intelligenza e con la mia vocina di bimba balbettante, la Santissima Trinità adorabile. Fu tanta la foga del mio amore verso una Maestà sì santa, che, sentendomi languire, deliravo e volevo trovarmi fra le braccia della Divinità, per ricevere i suoi amplessi e darle i miei. Gli angeli, poiché i miei desideri erano per loro comandi, mi presero, e portandomi sulle loro ali, mi condussero nelle braccia amorose del mio Padre celeste. Oh, con quanto amore mi aspettava! Io venivo dall’esilio, e le piccole soste di separazione, tra me e lui, erano causa di nuovi incendi d’amore, erano doni che mi sarebbero sta
ti dati. Ed io trovavo nuovi espedienti per chiedere pietà e misericordia per i miei figli, che, vivendo nell’esilio, stavano sotto la sferza della divina giustizia. E stemperandomi tutta in amore, gli dicevo: “Trinità adorabile, io mi sento felice, mi sento Regina, né conosco cosa sia infelicità e schiavitù. Il vostro Volere, che regna in me, mi dona tali e tante gioie e felicità, che, essendo piccina, non posso abbracciarle tutte. Ma, in tante felicità, una vena d’amarezza intensa è dentro al mio piccolo cuore, poiché sento in esso i miei figli infelici, schiavi della loro volontà ribelle. Pietà, Padre santo, pietà. Rendete completa la mia felicità: rendete felici questi figli infelici che porto, essendo più che Madre, nel mio materno cuore. Fate scendere il Verbo eterno sulla terra e tutto sarà accordato. Io non scenderò dalle vostre ginocchia paterne se non mi accordate il rescritto di grazia, per cui potrò portare ai miei figli la lieta novella della loro redenzione”.
La Divinità restava commossa alle mie preghiere, e colmandomi di nuovi doni mi diceva: “Ritorna nell’esi
lio e continua le tue preghiere; stendi il regno della nostra Volontà in tutti gli atti tuoi, e a suo tempo ti contenterò”. Ma non mi diceva né quando, né dove sarebbe sceso.
Perciò io partii dal cielo solo per compiere la Divina Volontà. Questo per me è stato il sacrificio più eroico, ma l’ho fatto volentieri, per ottenere che la Divina Volontà tenesse il pieno dominio sopra di me.
Ascoltami, figlia mia: l’anima tua mi costò tanto da amareggiare l’immenso pelago delle mie gioie e delle mie felicità. Ogni qual volta fai la tua volontà, ti rendi schiava e senti la tua infelicità, ed io, come Mamma tua, sento nel mio cuore l’infelicità della figlia mia. Oh, quanto è doloroso avere figli infelici, e quanto ti deve stare a cuore il fare la Divina Volontà! Io giungevo persino a lasciare il cielo, pur di ottenere che la mia volontà non avesse vita in me.
Figlia mia, continua ad ascoltarmi. Il primo dovere, in tutti gli atti tuoi, sia quello di adorare il tuo Creatore, conoscerlo ed amarlo. Ciò ti mette nell’ordine della creazione, e ti fa conoscere colui che ti ha creata. Questo è il dovere più santo d’ogni creatura: riconoscere la propria origine. Tu devi sapere che il mio portarmi al cielo, poi scendere, pregare, formava l’aurora intorno a me, che, spandendosi in tutto il mondo, circondava i cuori dei figli miei, facendo sì che all’alba seguisse l’au
rora, per fare spuntare il giorno sereno delle attese del Verbo Divino sulla terra.
L’anima
Mamma celeste, nel vederti neonata che mi dai lezioni sì sante, io mi sento rapire e comprendo quanto mi ami, fino a renderti infelice per causa mia. O Mamma Santa, tu che tanto mi ami, fa scendere nel mio cuore la potenza, l’amore, le gioie che ti inondano, affinché, riempita di esse, la mia volontà non trovi spazio per vivere in me, e liberamente ceda il posto al dominio della Divina Volontà.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, farai tre atti di adorazione al tuo Creatore, recitando tre Gloria Patri, per ringraziarlo di quante volte ebbi la grazia di essere ammessa alla sua presenza.
Giaculatoria: Mamma celeste, fa sorgere l’aurora divina della Divina Volontà nell’anima mia!
Dodicesimo giorno
La Regina del Cielo nel regno della Divina Volontà, esce dalla culla, fa i primi passi, e coi suoi atti infantili chiama Dio a scendere sulla terra e chiama le creature a vivere nella Divina Volontà.
L’anima alla celeste Reginetta
Eccomi di nuovo a te, mia cara bambinella, nella casa di Nazareth. Voglio essere spettatrice della tua infantile età, voglio darti la mano mentre fai i primi passi e parli con la tua santa mamma e col tuo padre Gioacchino.
Piccina qual sei, dopo svezzata, aiuti sant’Anna nei piccoli servizi. Mammina mia, quanto sei cara e tutta speciale! Deh, dammi le tue lezioni, affinché segua la tua infanzia ed impari da te a vivere, anche nelle piccole azioni umane, nel regno della Divina Volontà!
Lezione della piccola Regina del Cielo
Mia figlia cara, l’unico mio desiderio è tenerti vicina. Senza di te, mi sento sola e non ho a chi confidare i miei segreti.
Sono le mie premure materne che cercano di avere vicina la mia figlia, che tengo nel cuore, per darle le mie lezioni, e così farle comprendere come si vive nel regno della Divina Volontà. Ma in Essa non entra l’umano vo
lere. Questo resta schiacciato e subisce continue morti innanzi alla luce, alla santità ed alla potenza della Divina Volontà. Ma credi tu che il volere umano resti afflitto, poiché il Divino Volere lo vuole far morire? Ah, no! Anzi, si sente felice; sulla sua volontà morente, rinasce e sorge la Volontà Divina, vittoriosa e trionfante, che porta gioia e felicità senza termine. Basta comprendere, figlia cara, cosa significhi farsi dominare dalla Volontà Divina, e provarlo, per ottenere che la creatura aborrisca tanto la sua volontà, da farsi fare a pezzi, piuttosto che uscire dalla Divina Volontà.
Ora ascoltami: io partii dal cielo solo per fare la Vo
lontà dell’Eterno; io avevo il cielo in me, che era la Volontà Divina, ed ero inseparabile dal mio Creatore. Mi piaceva stare nella patria celeste, tanto più che, stando la Divina Volontà in me, sentivo il diritto, come figlia, di stare con la Trinità, di farmi cullare, come piccina, fra le loro braccia paterne, e di partecipare a tutte le gioie, felicità, ricchezze, santità, che possedevano, per riempirmene tanto da non poterle più contenere. L’Ente Supremo godeva nel vedere che io, senza timore e con sommo amore, mi riempivo dei loro beni; né io mi meravigliavo che mi facessero prendere ciò che volevo, poiché ero la figlia loro. Una era la Volontà che ci animava: ciò che volevano loro, volevo io. Sentivo che le proprietà del mio Padre celeste erano le mie, con la sola differenza che io ero piccola e non potevo abbracciare, né prendere tutti i loro beni. Per quanti ne prendessi, ne restavano tanti, perché non potevo prenderli tutti, essendo creatura. [Invece,] la Divinità era grande, immensa, ed in un solo atto abbracciava tutto.
Non appena mi facevano capire di dovermi privare delle loro gioie celesti e dei casti amplessi che ci davamo, io partivo dal cielo senza indugio e ritornavo in mezzo ai miei cari genitori. Loro mi amavano molto, io ero tutta amabile, bella, ilare, pacifica e piena di grazia infantile, tanto da rapire il loro affetto. Essi erano tutti attenti su di me. Io ero il loro gioiello; quando mi prendevano nelle loro braccia, sentivano cose insolite ed una vita divina palpitante in me.
Figlia del mio cuore, tu devi sapere che da quando cominciò la mia vita quaggiù, la Divina Volontà stese il suo regno in tutti gli atti miei. Le mie preghiere, le mie parole, i miei passi, il cibo, il sonno che prendevo, i piccoli servizi con cui aiutavo la madre mia, erano animati dalla Divina Volontà.
Poiché ti ho portato sempre nel mio cuore, ti chiamavo, come figlia mia, in tutti gli atti miei. Chiamavo gli atti tuoi insieme ai miei, affinché anche nei tuoi atti si stendesse il regno del Volere Divino.
Senti quanto ti ho amata. Se pregavo, chiamavo la tua preghiera nella mia, affinché la tua e la mia fossero avvalorate da un sol valore e potere, qual’era il valore d’una Volontà Divina. Se parlavo, chiamavo la tua parola; se camminavo, chiamavo i tuoi passi; se facevo le piccole azioni umane indispensabili all’umana natura, qual’erano il prendere acqua, scopare, aiutare, porgere la legna alla madre mia per accendere il fuoco, e tante altre cose simili, io chiamavo in questi stessi atti i tuoi, affinché questi fossero avvalorati dalla Volontà Divina, e affinché nei miei e nei tuoi atti si stendesse il suo regno. Quando chiamavo te in ogni atto mio, [insieme] chiamavo il Verbo Divino a scendere sulla terra.
Oh, quanto ti ho amata, figlia mia! Volevo gli atti tuoi nei miei, per renderti felice e farti regnare insieme con me. Oh, quante volte io chiamavo te e gli atti tuoi, ma con sommo mio dolore, i miei restavano isolati, ed i tuoi li vedevo come smarriti nella tua volontà umana. Orribile a dirsi, essi formavano il regno non divino, ma umano: il regno delle passioni, il regno del peccato, del
le infelicità e delle sventure. La Mamma tua piangeva sulla tua sventura. Ad ogni atto di volontà umana che fai, che ti porta nel regno infelice, le mie lacrime si versano per farti comprendere il gran male che fai.
Perciò ascolta la Mamma tua: se tu farai la Divina Volontà, di diritto ti saranno date le gioie, le felicità, e tutto sarà in comune col tuo Creatore. Le debolezze, le miserie, svaniranno da te, e tu sarai la più cara delle mie figlie. Ti terrò nel mio stesso regno, per farti vivere sempre di Volontà Divina.
L’anima
Mamma Santa, chi può resistere nel vederti piangere? Chi può non ascoltare le tue sante lezioni? Io con tutto il cuore lo prometto, lo giuro di non fare mai, mai più, la mia volontà. Tu, Mamma divina, non mi lasciare mai sola, affinché l’impero della tua presenza schiacci la mia volontà, per farmi regnare sempre nella Volontà di Dio.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, mi dedicherai tutti gli atti tuoi, per tenere compagnia alla mia età infantile, e dirai tre atti d’amore in memoria dei tre anni che vissi con mia madre, sant’Anna.
Giaculatoria: Potente Regina, rapisci il mio cuore per chiuderlo nella Volontà di Dio.
Tredicesimo giorno
La Regina del Cielo nel regno della Divina Volontà, va a vivere nel tempio, dando esempio di totale trionfo nel sacrificio.
L’anima alla Regina trionfatrice
Mamma celeste, oggi vengo a prostrarmi innanzi a te, per chiederti la tua forza invincibile; di tutte le mie pene è pieno il mio cuore, fino a sentirsi affogato in esse. Deh! Se tu tanto ami farmi da madre, prendi il mio cuore nelle tue mani e versa in esso l’amore, la grazia, la forza di trionfare nelle mie pene, e di convertirle tutte in Volontà Divina.
Lezione della Regina trionfatrice
Figlia mia coraggio, non temere, la Mamma tua è tutta per te; oggi ti aspettavo. Il mio eroismo ed il mio trionfo nel sacrificio ti infondano fortezza e coraggio, affinché io possa vedere la figlia mia trionfante nelle sue pene, e con l’eroismo di sopportarle con amore, per compiere la Divina Volontà.
Figlia mia ascoltami, io avevo appena compiuto tre anni, quando i miei genitori mi fecero sapere che volevano consacrarmi al Signore, nel tempio.
Il mio cuore gioì nel conoscere che sarei stata consacrata ed avrei passato molti anni nella casa di Dio; insieme alla mia gioia c’era un dolore, una privazione di ciò che è più caro avere sulla terra, cioè i miei cari Genitori. Ero piccina, avevo bisogno delle cure materne e mi privavo della presenza di due grandi santi; vedevo che si avvicinava il giorno in cui si sarebbero privati di me, che rendevo la loro vita piena di gioia e di felicità. Essi sentivano tanta amarezza da sentirsi morire; anche se soffrivano, erano disposti a compiere l’atto eroico, quello di condurmi al Signore.
I miei genitori mi amavano nell’ordine di Dio e mi consideravano un gran dono dato loro dal Signore; ciò diede loro la forza di compiere il doloroso sacrificio. Figlia mia, se vuoi avere forza invincibile nel soffrire le pene più dure, fa che tutte le cose tue siano nell’ordine di Dio, e considerale come doni preziosi datiti dal Signore.
Tu devi sapere che io, con coraggio, preparavo la mia andata al tempio; infatti, allorché consegnai la mia volontà all’Ente Divino, ed il Fiat supremo prese possesso di tutto l’essere mio, io acquistai tutte le virtù in natura; io ero dominatrice di me stessa, tutte le virtù stavano in me come tante nobili principesse, e secondo le circostanze della mia vita, prontamente si esibivano per fare il loro ufficio senza alcuna resistenza. Invano mi avrebbero chiamata Regina, se non avessi avuto la virtù di essere Regina su me stessa; io tenevo in mio dominio la carità perfetta, la pazienza invitta, la dolcezza rapitrice, l’umiltà profonda e tutto il corredo delle altre virtù. La Divina Volontà rese la piccola terra della mia umanità fortunata, sempre fiorita e senza le spine dei vizi. Vedi, dunque, cara figlia, cosa significhi vivere di Volontà Divina! La sua luce, la sua santità e potenza, converte nella natura umana tutte le virtù, e non si abbassa a regnare in un’anima dove ci sia la natura ribelle. Essa è santità e vuole la natura ordinata e santa per regnarvi. Il sacrificio di andare al tempio era una conquista che io facevo; sul sacrificio veniva formato in me il trionfo d’una Volontà Divina, e questo trionfo portava in me nuovi mari di grazia, di santità e di luce, che mi facevano sentire felice nelle pene, per potere conquistare nuovi trionfi.
Figlia mia, metti la mano sul tuo cuore e dì alla Mamma tua se senti la tua natura cambiata in virtù, oppure se senti le spine dell’impazienza, le erbe nocive delle agitazioni, i cattivi umori degli affetti non santi. Senti, lascia fare la Mamma tua, dai la tua volontà nelle mie mani, decidendo di non volerla più, ed io ti farò possedere dalla Volontà Divina, la quale tutto allontanerà da te; ciò che non avrai fatto in tanti anni, lo farai in un giorno, che sarà il principio della vera vita, della felicità e della vera santità.
L’anima
Mamma Santa, aiuta la figlia tua, visita l’anima mia e, tutto ciò che trovi che non è Volontà di Dio, con le tue mani materne, strappalo da me, brucia le spine e le erbe nocive; tu stessa chiama la Divina Volontà a regnare nell’anima mia.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, mi chiamerai tre volte a visitare l’anima tua, e mi darai tutta la libertà di fare ciò che voglio di te.
Giaculatoria: Sovrana Regina, prendi fra le tue mani l’anima mia e trasformala tutta in Volontà di Dio.



























Quattordicesimo giorno
La Regina del Cielo nel regno della Divina Volontà giunge al tempio, sua dimora, e si fa modello delle anime consacrate al Signore.
L’anima alla celeste Regina, modello delle anime
Mamma celeste, la tua povera figlia sente l’irre
sistibile bisogno di stare con te, di seguire i tuoi passi, di vedere le tue azioni, per copiarle e farne il modello che sia guida alla mia vita. Sento tanto il bisogno d’essere guidata, perché da sola non so fare alcunché; con la Mamma, che mi ama tanto, saprò fare tutto e saprò fare anche la Divina Volontà.
Lezione della celeste Regina, modello delle anime
Figlia mia cara, è mio ardente desiderio farti essere spettatrice delle mie azioni, affinché tu ti innamori ed imiti la Mamma tua; metti la tua mano nella mia ed io mi sentirò più felice, per avere la figlia mia con me. Prestami attenzione ed ascoltami. Io lasciai la casa di Nazareth, accompagnata dai miei santi genitori; nel lasciarla volli dare un ultimo sguardo a quella casetta dove ero nata, per ringraziare il mio Creatore d’avermi dato un luogo dove nascere; la lasciai nella Divina Volontà, affinché la mia infanzia e tanti cari ricordi, che io essendo piena di ragione avevo compreso, fossero tutti custoditi nella Divina Volontà e depositati in Essa, come pegni del mio amore verso colui che mi aveva creata.
Figlia mia, ringraziare il Signore e deporre i nostri atti nelle sue mani, come pegni del nostro amore, sono nuovi canali di grazie e comunicazioni che si aprono tra Dio e l’anima. Ciò rappresenta l’omaggio più bello che si può rendere a chi tanto ci ama. Impara da me a ringraziare il Signore per tutto ciò che dispone di te; per tutto ciò che stai per compiere, sia la tua parola: “Gra
zie, o Signore, pongo tutto nelle tue mani”.
Tutto lasciai nel Fiat Divino che regnava in me; Esso mai mi lasciò un istante durante la mia vita, ed io lo portavo come in trionfo nella piccola anima mia.
Quali prodigi fa il Divino Volere! Con la sua virtù conservatrice manteneva l’ordine di tutti gli atti miei, piccoli e grandi; Egli
, essendo attivo dentro di me per trionfo suo e mio, non mi fece mai perdere la memoria d’un solo mio atto; ciascuno mi dava tanta gloria ed amore che mi faceva sentire Regina, perché ogni mio atto, fatto nella Divina Volontà, era più che sole, ed io ero tempestata di luce, di felicità e di gioie; Essa mi portava il suo paradiso. Figlia mia, il vivere di Volontà Divina dovrebbe essere il desiderio, il sospiro e quasi la passione di tutti, tanta è la bellezza che si acquista ed il bene che si sente. Tutto l’opposto la volontà umana; essa ha la capacità d’amareggiare la povera creatura, di opprimerla e di formare la notte; la creatura cammina a tentoni, va sempre zoppicando nel bene e molte volte perde la memoria del poco bene che ha fatto.
Figlia mia, io partii dalla casa paterna con coraggio e distacco, perché guardai solo il Volere Divino, in cui tenevo fissato il mio cuore, e ciò mi bastò al posto di tutto. Mentre camminavo per andare al tempio, guardai tutta la creazione, e con meraviglia sentii il palpito della Divina Volontà nel sole, nel vento, nelle stelle, nel cielo e sotto ai miei passi; il Fiat Divino, che regnava in me, comandò alla creazione tutta, che come velo lo nascondeva, di inchinarsi e di rendermi l’onore di Regina, e tutti s’inchinarono dandomi segni di sudditanza, persino il piccolo fiorellino del campo non si risparmiò, dandomi il suo piccolo omaggio.
Io mettevo tutto in festa e, quando per necessità uscivo dall’abitato, la creazione si metteva in atto di darmi segni d’amore, ed io ero costretta a comandare che stessero al loro posto, e che seguissero l’ordine del nostro Creatore. Ascolta la Mamma tua e dimmi: nel tuo cuore, senti la gioia, la pace, il distacco da tutto e di tutti, ed il coraggio che tutto puoi fare per compiere la Divina Volontà, in modo da sentire in te festa continua? Figlia mia, la pace, il distacco, il coraggio, formano il vuoto nell’anima dove può prendere posto la Divina Vo
lontà, ed Essa, essendo libera da ogni pena, porta la festa perenne nella creatura. Perciò coraggio figlia mia, dimmi che vuoi vivere di Volontà Divina e la tua Mam
ma penserà a tutto.
Domani ti attendo, per dirti come mi comportai nel tempio.
L’anima
Mamma mia, le tue lezioni mi rapiscono e mi scendono fin nel cuore. Deh! Tu che tanto desideri che la figlia tua viva di Volontà Divina, col tuo impero svuotami di tutto e infondimi il coraggio necessario, per farmi dar morte alla mia volontà; io, fidando in te, ti dirò: “Voglio vivere di Volontà Divina”.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, mi darai tutti gli atti tuoi, come pegno d’amore per me, ed io li depositerò nella Divina Volontà; mi dirai ogni volta: “Ti amo Mamma mia”.
Giaculatoria: Mamma celeste, svuotami di tutto per nascondermi nella Volontà di Dio.
Quindicesimo giorno
La Regina del Cielo nel regno della Divina Volontà continua la sua vita nel tempio.
L’anima alla Regina del Cielo
Mamma Regina, ecco la tua figlia al tuo fianco, per seguire i tuoi passi nell’entrare nel tempio; vorrei che la Mamma mia prendesse la piccola anima mia e la chiudesse nel vivo tempio della Volontà di Dio, che mi isolasse da tutti, all’infuori [che] dal mio Gesù e dalla sua dolce compagnia.
Lezione della Regina del Cielo
Figlia mia carissima, come è dolce il tuo sussurro al mio udito, il sentirti dire che vuoi essere chiusa da me nel vivo tempio della Divina Volontà e non vuoi altra compagnia, se non quella del tuo Gesù e della mia. Ah, figlia cara, tu fai sorgere nel mio materno cuore le gioie di vera Madre! Se ciò mi farai fare, io sono certa che tu sarai felice e le mie gioie saranno le tue; avere una figlia felice è la più grande felicità e gloria per un cuore materno.
Ascoltami figlia mia. Io andai al tempio solo per vivere di Volontà Divina. I miei santi genitori mi consegnarono ai superiori del tempio, consacrandomi al Signore; mentre ciò facevano, io ero vestita a festa ed essi cantavano inni e profezie che riguardavano il futuro Messia. Oh, come gioiva il mio cuore! Dopo, diedi con coraggio l’addio ai miei cari e santi genitori, baciai la loro destra, li ringraziai della cura ricevuta nella mia infanzia, e di avermi con tanto amore e sacrificio consacrata al Signore. Il mio comportamento pacifico, senza pianto e coraggioso, infuse loro tale coraggio, che ebbero la forza di lasciarmi. La Volontà Divina imperava su di me e stendeva il suo regno in tutti gli atti miei. Oh, potenza del Fiat! Tu solo potevi darmi l’eroismo, a me così piccina, di distaccarmi da coloro che tanto mi amavano e che io vedevo sentirsi spezzare il cuore nel separarsi da me.
Figlia mia ascoltami: io mi chiusi nel tempio; il Signore volle ciò per fare essere presente nei miei atti il regno della Divina Volontà, per farmi preparare il terreno con i miei atti umani, per dare il cielo, che doveva formarsi sopra questo terreno della Divina Volontà, a tutte le anime consacrate al Signore. Io ero attentissima a tutti i doveri che si usavano fare in quel luogo santo, ero pacifica con chiunque, né diedi mai amarezze e disturbo ad alcuno. Mi sottoponevo ai servizi più umili, non trovavo difficoltà a nulla, né a scopare, né a pulire i piatti, qualunque sacrificio era per me un onore, un trionfo; vuoi sapere il perché? Io non guardavo alcunché, tutto per me era Volontà di Dio, sicché il campanello che mi chiamava era il Fiat; io sentivo il suono misterioso del Volere Divino che mi chiamava nel suono del campanello, ed il mio cuore gioiva e correva per andare dove il Fiat mi chiamava. La mia regola era la Divina Volontà; vedevo i miei superiori come comandanti d’un Volere Santo. Quindi, per me, il campanello, la regola, i superiori, le mie azioni, anche le più umili, erano gioie e feste imbandite dal Fiat Divino, che essendo presente anche fuori di me, mi chiamava ad essere presente nella sua Volontà, per formare il suo regno nei più piccoli atti miei. Io facevo come il mare, che nasconde tutto ciò che possiede e non fa vedere altro che acqua. Così facevo io: nascondevo tutto nel mare immenso del Fiat Divino e non vedevo altro che mare di Volontà Divina; perciò tutte le cose mi davano gioie e festa. Figlia mia, nei miei atti scorrevi tu e tutte le anime. Io non sapevo fare alcunché senza la figlia mia; solo per i figli miei preparavo il regno della Divina Volontà. Se tutte le anime, consacrate al Signore nei luoghi santi, facessero scomparire tutto nella Divina Volontà, esse sarebbero felici, convertirebbero le Comunità in tante famiglie celesti e popolerebbero la terra di tante anime sante. Ahimè, devo dire loro con dolore di Madre: ci sono tante amarezze, disturbi e discordie, mentre la santità non sta nell’ufficio loro assegnato. Compiere la Volontà Divina in qualunque ufficio loro assegnato è pace per le anime, forza e sostegno nei sacrifici più duri.
L’anima
Oh, Mamma Santa, come sono belle le tue lezioni, come scendono dolci nel mio cuore! Ti prego, stendi in me il mare del Fiat Divino, come muro intorno, affinché la figlia tua non veda e non conosca più nulla altro, che la Volontà Divina e, camminando sempre in Essa, possa conoscerne i segreti, le gioie e la felicità.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, mi dedicherai dodici atti d’amore per onorare i dodici anni che vissi nel tempio; mi pregherai di ammetterti nell’unione con gli atti miei.
Giaculatoria: Regina Mamma, chiudimi nel sacro tempio della Volontà di Dio.
Sedicesimo giorno
La Regina del Cielo nel regno della Divina Volontà continua la sua vita nel tempio e forma il nuovo giorno, per fare spuntare il fulgido sole del Verbo Divino sulla terra.
L’anima alla sua Mamma celeste
Mamma mia dolcissima, sento che mi hai rubato il cuore; io corro alla Mamma mia che tiene il mio cuore nel suo come pegno del mio amore, ed al posto del mio cuore vuole mettere, come pegno d’amore di Madre, la Divina Volontà; perciò vengo nelle tue braccia, acciocché come figlia tua mi prepari, mi dia le tue lezioni e faccia ciò che vuoi di me. Ti prego, non lasciare mai sola la figlia tua, ma tienila sempre insieme con te.
Lezione della Regina del Cielo
Figlia mia carissima, io sospiro di tenerti sempre insieme con me; vorrei essere il tuo palpito, il tuo respiro, le opere delle tue mani, il passo dei tuoi piedi, per farti sentire, per mezzo mio, come operava la Divina Volontà in me; vorrei riversare in te la sua vita, che è dolce, amabile, incantevole e rapitrice. Mi renderesti doppiamente felice, se avessi te, figlia mia, sotto l’impero totale di quel Fiat Divino che formò tutta la mia fortuna, la mia felicità e la mia gloria.
Prestami attenzione ed ascolta la Mamma tua, che vuole dividere insieme con te la sua fortuna. Io continuavo la mia vita nel tempio, ma il cielo per me non era chiuso, vi potevo andare ogni qual volta lo avessi voluto.
Avevo il passo libero di salire e scendere. Nel cielo avevo la mia Famiglia Divina, alla
 quale ardevo e con la quale sospiravo trattenermi; la Trinità stessa mi aspet
tava con tanto amore, per conversare insieme con me, per felicitarsi e rendermi più felice, più bella, più cara agli occhi loro; del resto, non mi avevano creata per tenermi lontana, bensì volevano godermi come figlia. Vo
levano sentire come le mie parole, animate dal Fiat, avessero la potenza di mettere pace tra Dio e le creature. Amavano essere vinti dalla loro piccola figlia, e sentirsi ripetere: “Scenda, scenda il Verbo sulla terra”. Posso dire che la stessa Trinità mi chiamava, ed io correvo, volavo in mezzo a loro; la presenza di me, che non avevo fatto mai la volontà umana, li ricambiava dell’amore e della gloria per la grande opera della creazione; perciò, mi affidavano il segreto della storia del genere umano ed io pregavo e ripregavo, affinché avvenisse la pace tra Dio e l’uomo.
Figlia mia, tu devi sapere che la sola volontà umana chiuse il cielo; perciò, non era concesso all’uomo di penetrare in quelle celesti regioni, né di avere commercio famigliare con il suo Creatore; anzi, l’umana volontà aveva gettato l’uomo lontano da colui che lo aveva crea
to. Come l’uomo si sottrasse alla Volontà Divina, divenne pauroso, timido, perdette il dominio di se stesso e di tutta la creazione. Tutti gli elementi, poiché dominati dal Fiat, erano rimasti superiori a lui e gli potevano fare del male. L’uomo aveva paura di tutto; ti pare poco, figlia mia, che colui che era stato creato re, dominatore di tutto, giungesse ad avere paura di colui che lo aveva creato? Strano figlia mia, e direi quasi contro natura, che un figlio abbia paura del padre; è nella natura che, quando si genera, si genera insieme amore e fiducia tra padre e figlio; ciò si può chiamare la prima eredità che toccava al figlio ed il primo diritto che toccava al Padre. Sicché Adamo col fare la sua volontà perdette l’eredità del Padre suo, perdette il suo regno e si rese lo zimbello di tutte le cose create. Figlia mia, ascolta la Madre tua e pondera bene il gran male dell’umana volontà: essa toglie gli occhi all’anima e la fa diventare cieca, in modo che tutto sia tenebre e paura per la povera creatura. Perciò, metti la mano sul tuo cuore e giura alla Mamma tua di volere piuttosto morire, che fare la tua volontà. Io, col non fare mai la mia volontà, non avevo alcuna paura del mio Creatore; come potevo avere paura, se mi amava tanto? Il regno era tanto presente in me, che coi miei atti andavo formando il pieno giorno, per fare sorgere il nuovo sole del Verbo eterno sulla terra; ed io, come vedevo che si andava formando il giorno, così aumentavo le mie suppliche per ottenere il sospirato giorno della pace tra il cielo e la terra.
Domani ti aspetto per narrarti un’altra sorpresa della mia vita quaggiù.
L’anima
Sovrana Mamma mia, come sono dolci le tue lezioni. Oh, come mi fanno comprendere il grande male della mia volontà umana! Oh, quante volte anch’io ho sentito paura, timidezza, e di essere lontana dal mio Creatore! Ahi, era la mia volontà umana che regnava in me, non la Divina! Perciò io sentivo i suoi tristi effetti. Quindi, se mi ami come figlia, prendi il mio cuore fra le tue mani e toglimi la paura e la timidezza che m’impediscono di volare verso il mio Creatore; al posto di esse, metti quel Fiat che tanto ami e che vuoi che regni nell’anima mia.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, metterai nelle mie ma
ni tutto ciò che senti di molestia, di paura e di sfiducia, affinché [io] te lo converta in Volontà di Dio; dirai tre volte: “Mamma mia, fa che regni la Divina Volontà nell’anima mia”.
Giaculatoria: Mamma mia, fiducia mia, forma il giorno della Volontà Divina nell’anima mia.
Diciassettesimo giorno
La Regina del Cielo nel regno della Divina Volontà esce dal tempio. Sposalizio con San Giuseppe. Specchio divino in cui chiama a specchiarsi tutti coloro che sono chiamati da Dio allo stato coniugale.
L’anima alla sua Mamma celeste
Mamma Santa, oggi più che mai sento il bisogno di stare stretta tra le tue braccia, affinché il Divin Volere, che regna in te, formi il dolce incanto alla mia volontà e la tenga sottomessa, per non permetterle di fare altro che la Volontà di Dio. Le tue lezioni di ieri mi hanno fatto comprendere l’ergastolo al quale è condannata la povera creatura a causa dell’umana volontà; io temo tanto che la mia volontà faccia scappatine e prenda il suo posto di nuovo in me. Perciò mi affido alla mia Mamma, affinché mi vigili tanto per farmi stare sicura di vivere sempre di Volontà Divina.
Lezione della Regina del Cielo
Su figlia mia, coraggio, fiducia nella Mamma tua e proposito ferreo di non dare mai vita alla tua volontà. Oh, come amerei sentire sul tuo labbro: “Mamma mia, la mia volontà è finita e tutto l’impero è tenuto in me dal Fiat Divino”. Queste sono le armi che fanno morire la volontà umana e convincono il cuore della Mamma tua ad usare tutte le arti amorose di Madre, per ottenere che la sua figlia viva nel regno della sua Mamma. Per te sarà dolce morte che ti darà la vera vita, e per me sarà la più bella delle vittorie che riporterò nel regno della Divina Volontà. Perciò, fiducia e coraggio in me. La sfiducia è dei vili e di quelli che non sono veramente decisi ad ottenere vittoria; questi sono sempre senza armi, e senza non si vince, sono sempre discontinui e vacillanti nel fare il bene.
Figlia mia, ascoltami. Io continuavo la mia vita nel tempio e le mie scappatine lassù nella mia patria celeste. Avevo il diritto, come figlia, di fare le mie visitine alla mia Famiglia Divina, che più di un padre mi apparteneva. Quale non fu la mia sorpresa, quando, in una di queste mie visite, mi fecero conoscere che era loro Volontà che io uscissi dal tempio, per unirmi prima con vincolo di sposalizio, secondo l’uso esterno di quei tempi, con un uomo santo chiamato Giuseppe, e per ritirarmi poi, insieme con lui, a vivere nella casa di Nazareth. Figlia mia, in questo passo della mia vita, apparve che Dio volesse mettermi alla prova. Io non avevo mai amato alcuno al mondo; poiché la Volontà Divina aveva tenuto la sua presenza in tutto l’essere mio, la mia volontà umana non aveva mai avuto un attimo di vita; in me mancava il germe dell’amore umano; come potevo amare un uomo, per quanto santo fosse, nell’ordine umano? È vero che io amavo tutti; era tanto l’amore verso tutti, che il mio amore di Madre aveva scritto, con caratteri di fuoco incancellabili, uno per uno nel mio materno cuore; però, ciò era tutto nell’ordine divino; l’amore umano, paragonato al divino, è un’ombra, una sfumatura, un atomo d’amore. Eppure, figlia cara, ciò che apparve prova ed estraneo alla santità della mia vita, fu usato da Dio mirabilmente per compiere i suoi disegni e per concedermi la grazia che tanto sospiravo, cioè di ottenere che scendesse il Verbo sulla terra. Dio mi dava la salvaguardia, la difesa, l’aiuto, affinché nessuno potesse spar
lare sul conto mio e sulla mia onestà. San Giuseppe doveva essere il cooperatore, il tutore, che doveva prendere cura di quel poco d’umano che ci bisognava e doveva essere l’ombra della paternità celeste, in cui doveva essere formata la nostra piccola famiglia celeste sulla terra.
Nonostante la mia sorpresa, dissi subito: “Fiat”, sapendo che la Divina Volontà non mi avrebbe fatto del male, né avrebbe pregiudicato la mia santità. Se avessi voluto mettere un atto di mia volontà umana, anche sot
to il solo aspetto di non volere conoscere uomo, avrei mandato in rovina i piani della venuta del Verbo sulla terra. Quindi, non è la diversità dello stato che pregiudica la santità, ma la mancanza della Divina Volontà ed il non compimento del proprio dovere nello stato in cui Dio chiama la creatura. Tutti gli stati sono santi, anche il matrimonio, purché dentro ci sia la Divina Volontà ed il sacrificio esatto dei propri doveri; la maggior parte delle creature è indolente e pigra, non solo non si fa santa, ma forma nel proprio stato un purgatorio o un inferno.
Quando conobbi che dovevo uscire dal tempio, non feci motto ad alcuno, aspettando che Iddio stesso muovesse le circostanze esterne, per farmi compiere la sua adorabile Volontà. Così difatti avvenne. I superiori del tempio mi chiamarono e mi dissero che era loro volontà, secondo anche l’uso di quei tempi, che io dovessi prepararmi allo sposalizio; ed io accettai. Miracolosamente, la scelta, fra tanti, cadde sopra San Giuseppe e così si formò lo sposalizio ed io uscii dal tempio. Ti prego, figlia del cuore mio, che in tutte le cose ti stia a cuore la sola Divina Volontà, se vuoi che i disegni divini si compiano sopra di te.
L’anima
Celeste Regina, la tua figlia a te si affida; con la mia fiducia voglio ferirti il cuore, affinché questa ferita dica sempre al tuo materno cuore: “Fiat! Fiat! Fiat!”. Questo ti chiede sempre la piccola figlia tua.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, verrai sulle mie ginoc
chia e reciterai quindici Gloria Patri, per ringraziare il Signore di tutte le grazie che mi concesse fino al quindicesimo anno della mia vita, specialmente per avermi da
to per compagno un uomo sì santo, quale San Giuseppe.
Giaculatoria: Regina potente, dammi le armi per muovere battaglia e per farmi vivere la Volontà di Dio.
Diciottesimo giorno
La Regina del Cielo nel regno della Divina Volontà, nella casa di Nazareth; cielo e terra stanno per darsi il bacio di pace. L’ora divina è vicina.
L’anima alla sua Mamma Regina
Mia sovrana Mamma, sono ritornata per seguire i tuoi passi. Il tuo amore mi lega e, come calamita potente, mi tiene fissa e tutta intenta a sentire le belle lezioni della Mamma mia; ma ciò non mi basta, se mi ami come figlia, chiudimi dentro il regno della Divina Volontà, dove vivesti e vivi, e serrami la porta in modo che, se anche lo [io] volessi, non potrei uscirne più. Così, Madre e figlia, faremo vita comune e saremo felici.
Lezione della Regina del Cielo
Figlia mia carissima, se tu sapessi quanto sospiro per tenerti chiusa nel regno della Divina Volontà! Ogni lezione che ti do è un cancello che formo per impedirti il passo d’uscita, è una fortezza per murare la tua volontà, affinché tu comprenda ed ami stare sotto il dolce impero del Fiat supremo. Stai attenta ed ascoltami, perché le mie lezioni non sono altro che opere, fatte dalla Mamma tua, per adescare e rapire la tua volontà, affinché la Divina Volontà vinca la tua.
Mia cara figlia, ascoltami. Io partii dal tempio con lo stesso coraggio con cui vi entrai, e ciò per compiere la Divina Volontà; andavo a Nazareth e non avrei trovato più i miei cari e santi genitori, mi accompagnava solo San Giuseppe. Io vedevo in lui il mio buon angelo, che Iddio mi aveva dato per custodia. Sebbene avessi schiere di angeli che mi accompagnavano durante il viaggio, tutte le cose create mi fecero inchini d’onore ed io, ringraziandole, diedi a ciascuna di esse il mio bacio ed il mio saluto di Regina, e così giunsi a Nazareth.
Tu devi sapere che io e San Giuseppe ci guardavamo con ritegno e ci sentivamo il cuore gonfio: l’uno voleva fare conoscere all’altro che era legato a Dio con il voto di verginità perenne. Finalmente, si ruppe il silenzio ed ambedue manifestammo il voto. Oh, come ci sentimmo felici! Ringraziando il Signore, ci impegnammo a vivere insieme come fratello e sorella. Io ero attentissima nel servirlo, ci guardavamo con venerazione e l’aurora della pace regnava in mezzo a noi. Oh, se tutti si specchiassero in me per imitarmi! Io mi adattavo molto alla vita comune, nulla facevo trasparire dei grandi mari di grazia che possedevo.
Senti figlia mia: nella casa di Nazareth io mi sentivo più che mai accesa e pregavo che il Verbo Divino scendesse sulla terra. La Divina Volontà, che regnava in me, non faceva altro che investire tutti i miei atti di luce, di bellezza, di santità e di potenza, e formava in me il regno della luce, che sempre sorge, il regno della bellezza, della santità e della potenza che sempre cresce. Tutte le qualità divine, che il Fiat rendeva presenti in me con il suo regnare, mi portavano la fecondità. La luce che mi invadeva era tanta, che la stessa mia umanità, restando talmente abbellita ed investita da questo sole del Volere Divino, non faceva altro che produrre fiori celesti. Io sentivo il cielo che si abbassava fino a me e la terra del
la mia umanità che saliva; cielo e terra si abbracciavano, si riappacificavano per darsi il bacio di pace e d’amore; la terra si disponeva a produrre il germe, per formare il Giusto, il Santo, ed il cielo si apriva per fare discendere il Verbo in questo germe. Io non facevo altro che scendere e salire da e verso la mia patria celeste, e gettarmi nelle braccia del mio Padre celeste; gli dicevo con il cuore: “Padre Santo, non ne posso più, mi sento bruciare e, mentre brucio, sento una forza potente in me che vuole vincermi; con le catene del mio amore voglio legarvi per disarmarvi, affinché non più indugiate, e sulle ali del mio amore voglio che sia trasportato il Verbo Divino dal cielo sulla terra”. Pregavo e piangevo affinché il Padre Santo mi ascoltasse. La Divinità, vinta dalle mie lacrime e preghiere, mi rassicurò dicendomi: “Figlia, chi ti può resistere? Hai vinto. L’ora divina è vicina. Tu ritorna alla terra e continua i tuoi atti nella potenza del mio Volere e, tramite questi, tutti resteranno scossi, e cielo e terra si daranno il bacio di pace”. Nonostante ciò, io non sapevo ancora che sarei stata la Madre del Verbo eterno.
Figlia cara, ascoltami e comprendi bene cosa significhi vivere di Volontà Divina. Io, vivendo di Essa, formai il cielo ed il regno divino nell’anima mia; se non avessi formato in me questo regno, mai il Verbo sarebbe sceso dal cielo in terra; se scese, fu perché scese nel suo regno, che la Divina Volontà aveva formato in me. Il Verbo trovò in me il suo cielo e le sue gioie divine; mai il Verbo sarebbe sceso dentro un regno estraneo. Oh, no! Il Verbo volle che prima si formasse il suo regno in me, per poi scendere da vincitore in esso. Vivendo sempre di Divina Volontà, io acquistai per grazia ciò che in Dio è per natura; la fecondità divina, per formare senza opera d’uomo il germe, fece germogliare in me l’uma
nità del Verbo eterno. Che cosa può donare la Divina Volontà operante in una creatura? Tutto e tutti i beni possibili ed immaginabili. Perciò, abbi a cuore che tutto sia in te Volontà Divina, se vuoi imitare la Mamma tua e rendermi contenta e felice.
L’anima
Mamma Santa, se tu vuoi, puoi; come hai avuto il potere di vincere Dio, sino a farlo scendere dal cielo in terra, non ti mancherà il potere di vincere la mia volontà, affinché essa non abbia più vita; io in te spero e da te tutto otterrò.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, mi farai una visitina nella casa di Nazareth; per omaggio a me, mi darai tutti gli atti tuoi, affinché io li unisca ai miei, per convertirli in Volontà Divina.
Giaculatoria: Imperatrice celeste, porta il bacio del
la Volontà di Dio all’anima mia.
Diciannovesimo giorno
La Regina del Cielo nel regno della Divina Volontà. Le porte del cielo si aprono, il sole del Verbo eterno si mette in vedetta e spedisce il suo angelo per avvisare la Vergine che l’ora di Dio è arrivata.
L’anima alla sua Mamma celeste
Mamma Santa, eccomi di nuovo sulle tue ginocchia; sono la tua figlia, che vuole essere imboccata dalla tua parola dolcissima, che mi porta il balsamo, per sanare le ferite della mia misera volontà umana. Mamma mia parlami, scendano le tue potenti parole nel mio cuore ed ivi formino una nuova creazione, per formare il germe della Divina Volontà nell’anima mia.
Lezione della Sovrana Regina
Figlia carissima, è proprio questo lo scopo; io amo tanto farti sentire gli arcani celesti del Fiat Divino ed i portenti che Esso può operare dove la Divina Volontà regna completamente, ed il gran male del dominio del
l’umano volere, affinché tu possa amare il Fiat Divino, per permettergli di formare il suo trono in te, e tu possa aborrire l’umano volere, per fare della tua volontà lo sgabello del Volere Divino, tenendola sacrificata ai piedi del Divino Volere.
Figlia mia, ascoltami: io continuavo la mia vita in Nazareth, ed il Fiat Divino continuava ad allargare in me il suo regno, servendosi dei miei più piccoli atti, anche di quelli più umili, quali il mantenere l’ordine nella piccola casetta, accendere il fuoco, scopare e tutti quei servizi che sono utili nelle famiglie, per farmi sentire la sua vita palpitante nel fuoco, nell’acqua, nel cibo, nel
l’aria che respiravo, in tutto; il Fiat Divino formava, sopra i miei piccoli atti, mari di luce, di grazia e di santità. Dove regna il Divino Volere vi è la potenza di formare, a partire dai piccoli ‘nulli’, nuovi cieli di bellezza incan
tevole, perché Esso, essendo immenso, non sa fare cose piccole e, con la sua potenza, dà valore ai ‘nulli’, formando le cose più grandi e facendo strabiliare cieli e terra. Tutto è santo, tutto è sacro per chi vive di Volontà Divina.
Figlia del mio cuore, prestami attenzione ed ascoltami: molti giorni prima della discesa del Verbo sulla terra, io vedevo il cielo aperto ed il sole del Verbo Divino alla sua porta, come se cercasse verso chi dovesse prendere il volo, per rendersi celeste prigioniero di una creatura. Oh, come era bello vederlo alle porte del cielo, in vedetta ed a spiare la fortunata creatura che avrebbe dovuto albergare il suo Creatore! La Trinità Sacrosanta guardavano la terra non più estranea a loro, perché c’era la piccola Maria, che, possedendo la Divina Volontà, aveva formato il regno divino, dove il Verbo poteva scendervi sicuro come se fosse nella sua propria abitazione, nella quale avrebbe trovato il cielo ed i tanti soli formati dai tanti atti di Volontà Divina fatti nell’anima mia. La Divinità rigurgitò l’amore e, togliendosi il man
to della giustizia che da tanti secoli aveva tenuto verso la creatura, si coprì del manto della misericordia infinita; la Trinità decretò la discesa del Verbo, suonando l’ora del compimento. A questo suono, cieli e terra si stupirono e si misero tutti sull’attenti, per essere spettatori d’un eccesso d’amore sì grande e d’un prodigio sì inaudito. La Mamma tua si sentiva incendiata d’amore e, facendo eco all’amore del mio Creatore, voleva formare un sol mare d’amore, affinché scendesse in esso il Verbo sulla terra. Le mie preghiere erano incessanti e, mentre pregavo nella mia stanzetta, un angelo venne spedito dal cielo, come messaggero del gran Re, mi si presentò ed inchinandosi mi salutò: “Ave o Maria, Regina nostra, il Fiat Divino ti ha riempita di grazia. Il Fiat ha già pronunciato che vuole scendere, è già dietro le mie spalle; ma ci vuole il tuo Fiat per formare il compimento del suo Fiat”.
Ad un annuncio sì grande, da me tanto desiderato, pur non avendo mai pensato di essere io la eletta, restai stupita ed esitai un istante; l’angelo del Signore mi disse: “Non temere Regina nostra, tu hai trovato grazia presso Dio. Tu hai vinto il tuo Creatore; per completare la vittoria, pronuncia il tuo Fiat”. Io pronunciai il Fiat; oh, meraviglia! I due Fiat si fusero, ed il Verbo Divino scese in me. Il mio Fiat, che era avvalorato dallo stesso valore del Fiat Divino, formò dal germe della mia umanità, l’umanità piccina che doveva racchiudere il Verbo, e così si compì il grande prodigio dell’Incarnazione. Oh, potenza del Fiat supremo! Tu mi innalzasti tanto, da rendermi potente fino a potere creare in me quell’umani
tà che doveva racchiudere il Verbo eterno, che cieli e terra non potevano contenere. I cieli si scossero e tutta la creazione fece festa, e tripudiarono di gioia intorno alla casetta di Nazareth, per dare omaggio ed ossequio al Creatore fatto uomo; con il loro muto linguaggio dissero: “Oh, prodigio dei prodigi, che solo un Dio poteva fare! L’immensità si è impicciolita, la potenza si è resa impotente, la sua altezza inarrivabile si è abbassata fino nell’abisso del seno d’una Vergine, e Dio è stato immenso e piccolo, potente ed impotente, forte e debole”. Figlia mia cara, tu non puoi comprendere ciò che provò la Mamma tua nell’atto dell’incarnazione del Verbo; tut
ti mi lodavano ed aspettavano il mio Fiat, potrei dire onnipotente.
Figlia cara, ascoltami: quanto ti deve stare a cuore il fare ed il vivere la Volontà Divina! La mia potenza esiste ancora, fammi pronunciare il mio Fiat nell’anima tua; per fare ciò, voglio il tuo Fiat, da sola non posso fare un vero bene; sempre in due si fanno le opere più grandi. Dio stesso volle non fare da solo, ma volle me insieme a lui, per formare il grande prodigio dell’Incar
nazione; nel mio Fiat e nel suo si formò la vita del
l’Uomo-Dio e si aggiustarono le sorti dell’umano genere. Il cielo non fu più chiuso, tutti i beni vennero racchiusi in mezzo a due Fiat. Perciò pronunciamoli insieme: “Fiat! Fiat!”, e il mio amore materno chiuderà in te la vita della Divina Volontà.
Per ora basta, domani ti aspetto di nuovo per narrarti il seguito dell’incarnazione.
L’anima
Mamma bella, io mi sento stupita nel sentire le tue belle lezioni. Deh, ti prego, pronuncia il tuo Fiat sopra di me! Ed io pronuncio il mio, affinché resti concepito in me quel Fiat che tu tanto sospiri che regni come vita in me.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, verrai a dare il primo bacio a Gesù e gli dirai, per ben nove volte, che vuoi fare la sua Volontà, ed io ripeterò il prodigio di fare concepire Gesù nell’anima tua.
Giaculatoria: Regina potente pronuncia il tuo Fiat e crea in me la Volontà di Dio.
Ventesimo giorno
La Regina del Cielo nel regno della Divina Volontà. La Vergine ed il cielo tempestato di stelle. In questo cielo, il sole divino già sfolgora coi suoi raggi fulgi
dissimi e riempie cielo e terra. Gesù nel seno della Mamma sua.
L’anima alla sua Madre Regina
Eccomi a te di nuovo mia Mamma celeste, vengo a rallegrarmi con te e, inchinandomi ai tuoi santi piedi, ti saluto ‘piena di grazia e Madre di Gesù’. Oh, non troverò più sola la Mamma mia, ma troverò, insieme con lei, il mio piccolo prigioniero Gesù. Quindi saremo tre, non più due: la Mamma, Gesù ed io. Quale fortuna per me! Se voglio trovare il mio piccolo Re Gesù, basta trovare la Mamma sua e mia. Deh, o Mamma Santa, nell’altez
za di Madre di Dio in cui ti trovi, abbi pietà della misera e piccola figlia tua, e parla per me al piccolo prigioniero Gesù, affinché mi dia la grande grazia di vivere della sua Volontà Divina.
Lezione della Regina del Cielo, Madre di Gesù
Mia cara figlia, oggi ti aspetto più che mai; il mio materno cuore è gonfio, sento il bisogno di sfogare il mio ardente amore con la figlia mia, voglio dirti che sono Madre di Gesù. Le mie gioie sono infinite, mari di felicità mi inondano, io posso dire: ‘sono Madre di Gesù, sono la sua creatura e la sua ancella’; solo al Fiat devo ciò. Esso mi rese piena di grazia e preparò la degna abitazione al mio Creatore. Gloria, onore e ringraziamento sia sempre al Fiat supremo.
Ascoltami figlia del mio cuore, appena fu formata, con la potenza del Fiat supremo, la piccola umanità di Gesù nel mio seno, il sole del Verbo eterno s’incarnò in essa. Io avevo il mio cielo, formato dal Fiat, tutto tempestato di stelle fulgidissime, che scintillavano gioie, beatitudini ed armonie di bellezze divine. Il sole del Verbo eterno, sfolgorante di luce inaccessibile, venne a prendere il suo posto dentro questo cielo, nascosto nella sua piccola umanità, la quale non poteva contenerlo; il centro del sole stava nella sua umanità, ma la luce del sole straripava fuori, ed investendo cielo e terra giungeva ad ogni cuore e, col suo raggio di luce, irradiava ciascuna creatura, dicendo: “Figli miei apritevi, datemi il posto nel vostro cuore, sono sceso dal cielo in terra per formare in ciascuno di voi la mia vita; mia Madre è il centro dove risiedo, e tutti i miei figli sono la circonferenza dove voglio formare tante mie vite, quanti sono i miei figli”. E la luce nuovamente irradiava senza mai cessare, e la piccola umanità di Gesù gemeva, piangeva, spasimava, e dentro quella luce, che giungeva nei cuori, faceva scorrere le sue lacrime, i suoi gemiti ed i suoi spasimi d’amore e di dolore. Tu devi sapere che per la tua Mamma cominciò una nuova vita. Io ero a conoscenza di tutto ciò che faceva il Figlio mio, lo vedevo divorato da mari di fiamme d’amore; ogni suo palpito, respiro e pena, erano mari d’amore con i quali egli coinvolgeva tutte le creature per farle sue, a forza d’amore e di dolore. Tu devi sapere che quando fu concepita la sua piccola umanità, furono concepite anche tutte le pene che avrebbe dovuto soffrire, fino all’ultima della sua vi
ta, comprese quelle derivanti da tutte le anime; come Dio, nessuno gli poteva sfuggire; la sua immensità racchiudeva tutte le creature, la sua onniveggenza li
 rendeva tutti presenti. Il mio Gesù, il Figlio mio, sentiva il peso ed il fardello di tutti i peccati di ciascuna creatura. Io, la Mamma tua, lo seguivo in tutto e sentii, nel mio materno cuore, la nuova generazione delle pene del mio Gesù e la nuova generazione di tutte le anime, che, come Madre, dovevo generare, insieme con Gesù, alla gra
zia, alla luce, alla vita novella, che il mio caro Figlio ha portato sulla terra.
Figlia mia, tu devi sapere che da quando io fui concepita, ti amai da Madre, ti sentivo nel mio cuore, ardevo d’amore per te, ma non capivo il perché. Il Fiat Divino mi faceva operare, ma mi teneva celato il segreto. Appena Esso s’incarnò, mi svelò il segreto, ed allora compresi la fecondità della mia Maternità; non solo dovevo essere Madre di Gesù, ma Madre di tutti, e questa maternità doveva essere formata sul rogo del dolore e dell’amore. Figlia mia, quanto ti ho amato e ti amo.
Ascoltami figlia cara, si può giungere molto lontano quando il divino Volere prende vita operante nella crea
tura e la volontà umana lo lascia fare senza impedirgli il passo. Questo Fiat, che in natura possiede la virtù generativa, genera tutti i beni nella creatura, la rende feconda dandole la maternità su tutti, sopra tutti i beni e sopra colui che l’ha creata. Maternità significa vero amore, amore eroico, amore che è contento di morire per dare vita a chi l’ha generata; se non c’è questo, la parola ma
ternit

 sterile, è vuota, si riduce ad una parola e di fat
to non esiste. Se vuoi, figlia mia, la generazione di tutti i beni, fa che il Fiat prenda in te la vita operante; Esso ti darà la maternità, tu amerai tutto con amore di madre, ed io, Mamma tua, ti insegnerò il modo come fecondare in te questa maternità tutta santa e divina.
L’anima
Mamma Santa, mi abbandono nelle tue braccia. Oh, come vorrei bagnare le tue mani materne con le mie lacrime, per muoverti a compassione dello stato della povera anima mia! Deh, se mi ami come mamma, chiudimi nel tuo cuore ed il tuo amore bruci le mie miserie e le mie debolezze; la potenza del Fiat Divino che tu possiedi da Regina, formi la sua vita operante in me, in modo che io possa dire: “La Mamma è tutta per me, ed io sono tutta per lei”.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, ringrazierai il Signore, tre volte, a nome di tutti, per essersi incarnato e fatto prigioniero nel mio seno, dandomi il grande onore di eleggermi Madre sua.
Giaculatoria: Mamma di Gesù, fammi da mamma e guidami nella via della Volontà di Dio.
Ventunesimo giorno
La Regina del Cielo nel regno della Divina Volontà. Sole che sorge. Pieno meriggio. Il Verbo eterno in mezzo a noi.
L’anima alla sua Mamma Regina
Mamma dolcissima, il mio povero cuore sente il bisogno estremo di venire sulle tue ginocchia materne, per confidarti i miei piccoli segreti ed affidarli al tuo cuore materno. O Mamma mia, nel guardare i grandi prodigi che operò in te il Fiat Divino, sento che non mi è dato d’imitarti, perché sono piccola e debole; le lotte tremende della mia esistenza mi atterrano e non mi lasciano che un filo di vita. Mamma mia, oh come vorrei sfogare il mio cuore nel tuo, per farti sentire le pene che mi amareggiano, ed il timore che mi tortura di non potere compiere la Divina Volontà! Pietà, o Madre celeste, pie
tà! Nascondimi nel tuo cuore ed io perderò la memoria dei miei mali, per ricordarmi solo di vivere di Volontà Divina.
Lezione della Regina del Cielo, Madre di Gesù
Figlia carissima non temere, fidati della Mamma tua, versa tutto nel mio cuore ed io terrò conto di tutto, ti farò da mamma, cambierò le tue pene in luce e me ne servirò per allargare i confini del regno della Volontà Divina nell’anima tua.
Metti tutto da parte per ora ed ascoltami; voglio dirti ciò che operò il piccolo Re Gesù nel mio seno materno e come la Mamma tua non perdette neppure un respiro del piccolo Gesù.
Figlia mia, mentre la piccola umanità di Gesù andava crescendo, unita ipostaticamente con la Divinità, il mio seno materno era strettissimo, oscuro, non c’era spiraglio di luce. Io vedevo Gesù nel mio seno materno im
mobile, avvolto da una notte profonda. Sai tu chi formava questa oscurità sì intensa per l’infante Gesù? La volontà umana, della quale l’uomo volontariamente si era avvolto; l’uomo, commettendo peccati, formava tanti abissi di tenebre intorno e dentro di sé, e ciò lo ha reso immobile a fare il bene; il mio caro Gesù, per mettere in fuga le tenebre di questa notte sì profonda, nella quale l’uomo si era reso prigioniero della sua stessa volontà tenebrosa, fino a perdere il moto di fare il bene, scelse la dolce prigione della Mamma sua, e volontariamente si esibì nell’immobilità di nove mesi.
Figlia mia, se tu sapessi quanto il mio materno cuore sia stato martoriato nel vedere il piccolo Gesù immobile nel mio seno, nel vederlo piangere, sospirare il suo palpito ardente, palpitare forte e smaniare d’amore, facendo sentire il suo palpito in ogni cuore, per chiedere per pietà ad ogni anima di farsi chiudere nella luce della sua Divinità! Lui, per amore, volontariamente aveva scambiato la luce con le tenebre, affinché tutti potessero ottenere la vera luce, per mettersi in salvo.
Figlia mia carissima, chi può dirti ciò che soffrì il mio piccolo Gesù nel mio seno? Pene inaudite ed indescrivibile. Era dotato di piena ragione, era Dio ed uomo, era tanto il suo amore, che metteva da parte i mari infiniti di gioie, di felicità e di luce, da tuffare la sua piccina umanità nei mari di tenebre, di amarezza, di infelicità e di miserie, che le creature avevano preparato; il piccolo Gesù si addossava tutto ciò sopra le sue spalle, come se fosse stato suo. Figlia mia, il vero amore non dice mai basta, non guarda le pene, e tramite le pene cerca colui che ama ed è contento solo quando offre la sua vita, per ridare la vita a colui che ama.
Figlia mia ascolta la Mamma tua, vedi che gran ma
le è il fare la tua volontà! Non solo prepari la notte al tuo Gesù ed a te, ma formi mari di amarezze, di infelicità e di miserie, dai quali resti travolta e non sai come uscirne. Perciò sii attenta, rendimi felice dicendo: “Vo
glio fare sempre la Divina Volontà”.
Senti figlia mia: il piccolo Gesù, spasimante d’amo
re, sta per uscire alla luce del giorno; le sue ansie, i suoi sospiri ardenti e desideri di volere abbracciare la creatura, di farsi vedere mentre la guarda per rapirla a sé, non gli danno più requie; come un giorno si mise in vedetta alle porte del cielo per chiudersi nel mio seno, così sta per mettersi in vedetta alle porte del mio seno, che è più che cielo, affinché il sole del Verbo eterno sorga in mezzo al mondo e vi formi il suo pieno meriggio. Così per le povere creature non ci sarà più notte, né alba, né aurora, ma sempre sole, scintillante più che nella pienezza del mezzogiorno. La Mamma tua sentiva che non lo poteva più contenere dentro di sé, mari di luce e di amore m’inondavano; dentro ad un mare di luce lo concepii e dentro ad un mare di luce egli uscì dal mio seno materno. Figlia cara, per chi vive di Volontà Divina, tut
to è luce e tutto si converte in luce. In questa luce, io ero rapita mentre aspettavo di stringere fra le mie braccia il mio piccolo Gesù; quando uscì dal mio seno, sentii i suoi primi vagiti amorosi, e l’angelo del Signore me lo consegnò fra le braccia; io lo strinsi forte forte al mio cuore e gli diedi il mio primo bacio, ed il piccolo Gesù mi diede il suo.
Per ora basta, domani ti aspetto di nuovo per seguire la narrazione della nascita di Gesù.
L’anima
Mamma Santa, come sei fortunata, sei la vera benedetta fra tutte le donne! Ti prego, per quelle gioie che provasti quando stringesti Gesù al tuo seno e gli desti il primo bacio, di cedermi, per pochi istanti, nelle braccia, il piccolo Gesù, affinché gli dia il contento dicendogli che giuro d’amarlo sempre e che non voglio conoscere altro che la sua Divina Volontà.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, verrai a baciare i piedini al bambinello Gesù e metterai la tua volontà nelle sue manine per farlo giocare e sorridere.
Giaculatoria: Mamma mia, chiudi nel mio cuore il piccolo Gesù, affinché lo
 trasformi tutto in Volontà di Dio.
Ventiduesimo giorno
La Regina del Cielo nel regno della Divina Volontà. Il piccolo Re Gesù è nato. Gli angeli lo additano e chiamano i pastori ad adorarlo; cielo e terra esultano. Il sole del Verbo eterno, facendo il suo corso, dirada la notte del peccato e dà principio al pieno giorno della grazia. Dimora in Betlemme.
L’anima alla sua Mamma celeste
Oggi, Mamma Santa, sento con foga d’amore che non posso resistere a non venire presso le tue ginocchia materne, per trovare nelle tue braccia il celeste bambinello. La sua bellezza mi rapisce, i suoi sguardi mi feriscono, le sue labbra, atteggiate per gemere e per dare singhiozzo di pianto, mi strappano il cuore ad amarlo. Mamma mia carissima, io so che tu mi ami e perciò ti prego di darmi un posticino nelle tue braccia, affinché io possa dargli il mio primo bacio, versare il mio cuore nel piccolo Re Gesù, affidargli i miei segreti, che tanto mi opprimono, e dirgli per farlo sorridere: “La mia volontà è tua e la tua è mia; perciò, forma in me il regno del tuo Fiat Divino.
Lezione della Regina del Cielo alla figlia sua
Figlia mia carissima, quanto sospiro di averti nelle mie braccia, per avere il gran contento di potere dire al nostro piccolo Re bambinello: “Non piangere carino mio, vedi, qui con noi c’è la piccola figlia mia, che vuo
le riconoscerti Re e darti il dominio nell’anima sua, per farti distendere il regno della tua Divina Volontà in lei”.
Ora figlia del mio cuore, mentre stai tutta intenta a vagheggiare il pargoletto Gesù, prestami attenzione ed ascoltami. Tu devi sapere che era mezzanotte quando il piccolo Re neonato uscì dal mio seno materno; ma la notte si cambiò in giorno. Colui che era padrone della luce, metteva in fuga la notte dell’umana volontà, la notte del peccato, la notte di tutti i mali, e per segno di ciò, che faceva nell’ordine delle anime con il solito suo Fiat onnipotente, la mezzanotte si cambiò in giorno fulgidissimo, e tutte le cose create corsero per inneggiare, in quella piccola umanità, il loro Creatore. Il sole corse per dare i suoi primi baci di luce al bambinello Gesù e riscaldarlo con il suo calore. Il vento, imperante con le sue ondate, purificò l’aria di quella stalla e con il suo dolce gemito disse: “Ti amo”. I cieli si scuoterono
 fin dalle fondamenta, la terra esultò e fremette fin nell’abis
so, il mare tumultuò con le sue onde altissime, insomma tutte le cose create riconobbero che il loro Creatore stava in mezzo a loro e fecero a gara per inneggiarlo. Gli stessi angeli, formando luce nell’aria, con voce melodio
sa, che poteva essere sentita da tutti, dissero: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà; è nato il celeste bambino, nella grotta di Betlemme, avvolto in poveri pannicelli”. I pastori, che stavano in veglia, ascoltarono le voci angeliche e corsero a visitare il piccolo Re divino.
Figlia mia cara, continua ad ascoltarmi: appena io lo ricevetti nelle mie braccia, gli diedi il mio primo bacio e sentii il bisogno d’amore di dare del mio al mio Figlio bambino; porgendo il mio seno, gli diedi latte abbondante, latte formato dallo stesso Fiat Divino, nella mia persona, per alimentare il piccolo Re Gesù. Chi può dirti ciò che io provai nel fare ciò? Ed i mari di grazia, di amore, di santità che, per contraccambiarmi, mi dava il Figlio mio? Lo avvolsi in poveri, ma nitidi pannicelli, e lo adagiai nella mangiatoia. Questa era la sua Volontà ed io non potevo fare a meno di eseguirla. Prima di fare ciò, Lo condivisi con il caro San Giuseppe, dandolo nelle sue braccia; oh, come gioì! Lo strinse al suo cuore ed il dolce bambinello versò nell’anima sua torrenti di grazia. Dopo, San Giuseppe aggiustò un po’ di fieno nella mangiatoia ed io lo posi a giacere dentro di essa. La Mamma tua, rapita dalla beltà dell’infante divino, stava per la maggior parte del tempo genuflessa innanzi a lui; mettevo in moto tutti i miei mari di amore, che il Volere Divino aveva formato in me, per amarlo, adorarlo e ringraziarlo. Ed il celeste pargoletto che faceva nella mangiatoia? Agiva secondo la Volontà del nostro Padre celeste, che era anche sua; emettendo gemiti e sospiri, vagiva, piangeva e chiamava tutti, dicendo nei suoi gemiti amorosi: “Venite tutti figli miei, per amore vostro sono nato al dolore, alle lacrime; venite tutti a conoscere l’eccesso del mio amore, datemi un posto nei vostri cuori”. Ci fu un via vai di pastori che vennero a visitarlo; a tutti dava il suo sguardo dolce ed il suo sorriso d’amore, nelle sue stesse lacrime.
Figlia mia, una parolina a te: tu devi sapere che tutta la mia gioia consisteva nel tenere nel mio grembo il mio caro Figlio Gesù; il Volere Divino mi fece intendere di metterlo nella mangiatoia, a disposizione di tutti, affinché chiunque volesse, potesse vezzeggiarlo, baciarlo e prenderlo nelle proprie braccia, come se fosse suo. Era il piccolo Re di tutti, quindi tutti avevano il diritto di farne un loro dolce pegno d’amore; io, per compiere il Volere supremo, mi privai delle mie gioie innocenti e cominciai, con opere e sacrifici, l’ufficio di Madre di dare Gesù a tutti; figlia mia, la Divina Volontà è esigente e vuole tutto, anche il sacrificio delle cose più sante e, a seconda delle circostanze, persino il grande sacrificio di privarsi dello stesso Gesù; ciò, per estendere maggiormente il suo regno e per moltiplicare la vita dello stesso Gesù. Infatti, quando la creatura, per amor suo, si priva di lui, è tale e tanto l’eroismo ed il sacrificio, che questi hanno virtù di produrre una vita novella di Gesù, che forma un’altra abitazione per Gesù. Perciò, figlia cara, sii attenta e non negare mai alcunché alla Divina Volontà, qualunque sia la situazione.
L’anima
Mamma Santa, le tue belle lezioni mi confondono; se vuoi che io le metta in pratica, non mi lasciare sola, affinché, quando mi vedi soccombere sotto il peso enor
me delle privazioni divine, tu mi stringa al tuo materno cuore; allora io sentirò la forza di non negar mai alcunché alla Divina Volontà.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, verrai per tre volte a visitare il bambinello Gesù, baciandogli le piccole manine, e gli dirai cinque atti d’amore, per onorare le sue lacrime e per quietare il suo pianto.
Giaculatoria: Mamma Santa, versa le lacrime di Gesù nel cuore mio, affinché egli disponga in me il trionfo della Volontà di Dio.
Ventitreesimo giorno
La Regina del Cielo nel regno della Divina Volontà. Suona la prima ora del dolore. Una stella, con voce muta, chiama i Magi ad adorare Gesù. Un profeta rivela i dolori della sovrana Regina.
L’anima alla sua Mamma Regina
Mamma mia dolcissima, eccomi di nuovo presso le tue ginocchia; questa tua figlia non può stare più senza di te, Mamma mia; il dolce incanto del celeste bambino, che stringi fra le tue braccia, e che, genuflessa, adori ed ami nella mangiatoia, mi rapisce; penso che la tua sorte felice e lo stesso piccolo Re Gesù non siano altro che frutti, dolci e preziosi pegni di quel Fiat che ha reso presente in te il regno suo. O Mamma, dammi la parola che farai uso della tua potenza per formare in me il regno della Divina Volontà.
Lezione della mia Mamma celeste
Figlia mia carissima, sono contenta di tenerti vicina, per poterti insegnare come in tutte le cose possa essere presente il regno della Divina Volontà. Tutte le croci, i dolori, le umiliazioni, investiti dalla vita del Fiat Divino, sono come materie prime nelle sue mani, per alimentare il suo regno e renderlo sempre più presente. Prestami attenzione ed ascolta la Mamma tua. Io continuavo la mia dimora nella grotta di Betlemme con Gesù e con il caro San Giuseppe; come eravamo felici! Quella piccola grotta, poiché l’infante divino e la Divina Volontà operavano in noi, ci sembrava un paradiso. È vero che non ci mancavano pene e lacrime, ma queste, confrontate con i mari immensi di gioia, di felicità e di luce, che il Fiat Divino faceva sorgere in ogni atto nostro, erano solo goccioline gettate in questi mari. La dolce ed amabile presenza del mio caro Figlio era una delle più grandi felicità. Figlia cara, tu devi sapere che quando giunse l’ottavo giorno di vita terrena del celeste bambino il Fiat Divino suonò l’ora del dolore, comandandoci di circoncidere il vezzoso bambinello. Era un taglio dolorosissimo quello al quale si doveva sottoporre il piccolo Gesù; era la legge di quei tempi che imponeva che tutti i primogeniti si dovessero sottoporre a questo taglio doloroso. Si può chiamarla la legge del peccato, ma mio Figlio era innocente e la sua legge era la legge dell’amo
re; tuttavia, poiché egli venne a trovare non l’uomo re, ma l’uomo degradato, per affratellarsi a lui ed innalzarlo, si volle degradare e si sottopose alla legge.
Figlia mia, io e San Giuseppe sentimmo un fremito di dolore, ma impavidi e senza esitare chiamammo il ministro ed acconsentimmo a fare circoncidere Gesù con un taglio dolorosissimo; a causa del dolore acerbo, il bimbo Gesù pianse e si slanciò nelle mie braccia, chiedendomi aiuto. San Giuseppe ed io mescolammo le nostre lacrime con le sue; fu raccolto il primo sangue sparso da Gesù per amore delle creature; fu imposto il nome di Gesù, nome potente, che doveva fare tremare cielo e terra, e lo stesso inferno. Nome che doveva essere balsamo, difesa ed aiuto ad ogni cuore.
Figlia mia, questo taglio era l’immagine del taglio crudele che l’uomo aveva fatto all’anima sua, facendo la sua volontà; il mio caro Figlio si faceva fare questo taglio per sanare il duro taglio delle volontà umane e, con il suo sangue, le ferite dei tanti peccati che il veleno del
la volontà umana ha prodotto nelle creature. Ogni atto di volontà umana è un taglio che si fa, è una piaga che si apre; il celeste bambino, con il suo taglio doloroso, preparava il rimedio a tutte le ferite umane.
Figlia mia, un’altra sorpresa: una stella nuova splen
de sotto la volta dei cieli e, con la sua luce, va cercando adoratori, per condurli a riconoscere ed adorare il bambino Gesù. Tre personaggi, l’uno lontano dall’altro, ne restano colpiti e, investiti da luce suprema, seguono la stella, la quale li conduce nella grotta di Betlemme ai piedi del bambino Gesù. Quale fu la meraviglia per questi Re Magi, nel riconoscere in quell’infante divino il Re del cielo e della terra, colui che veniva ad amare ed a salvare tutti! Mentre i Magi lo adoravano, rapiti da quel
la celeste beltà, il bambino fece trasparire, fuori dalla sua piccola umanità, la sua Divinità, e la grotta si cambiò in paradiso; i Magi non seppero distaccarsi dai piedi dell’infante divino fino a quando egli ritirò di nuovo nel
la sua umanità la luce della Divinità. Io, mettendo in esercizio l’ufficio di Madre, parlai a lungo della discesa del Verbo e li fortificai nella fede, speranza e carità, simbolo dei loro doni offerti a Gesù; i Magi, pieni di gioia, si ritirarono nelle loro regioni, per essere i primi propagatori.
Figlia mia cara, non ti allontanare dal mio fianco, seguimi ovunque. Stanno per compiersi quaranta giorni dalla nascita del piccolo Re Gesù; il Fiat Divino ci chia
ma al tempio, per adempiere la legge della presentazione del Figlio mio, e noi andiamo al tempio; era la prima volta che uscivo insieme con il mio dolce bambino. Una vena di dolore si aprì nel mio cuore, andavo ad offrirlo vittima per la salvezza di tutti! Entrati nel tempio, prima adorammo la Divina Maestà, poi chiamai il sacerdote e, messo Gesù nelle sue braccia, feci l’offerta del celeste bambino all’eterno Padre, offrendolo in sacrificio per la salvezza di tutti. Il sacerdote era Simeone; appena deposi Gesù nelle sue braccia, egli riconobbe che era il Verbo Divino, esultò d’immensa gioia e, dopo l’offerta, atteggiandosi a profeta, profetizzò tutti i miei dolori. Oh, come il Fiat supremo suonò a distesa sul mio materno cuore, con suono vibrante, la ferale tragedia di tutte le pene del mio Figlio bambino! Ciò che più mi trafisse furono le parole che mi disse il santo profeta:
“Questo caro bambino sarà la salvezza e la rovina di molti, e sarà il bersaglio delle contraddizioni”.
Se il Volere Divino non mi avesse sostenuta, sarei morta all’istante di puro dolore. Invece, mi diede vita e se ne servì per formare in me il regno dei dolori nel regno della sua stessa Volontà. Al diritto di Madre, che avevo su tutti, aggiunsi il diritto di Madre e Regina di tutti i dolori. Ah, sì! Con i miei dolori acquistai la monetina per pagare i debiti dei figli miei, ed anche quelli dei figli ingrati.
Figlia mia, tu devi sapere che, nella luce della Divina Volontà, io già sapevo tutti i dolori che dovevano toccarmi ed erano anche più numerosi di quelli che mi profetizzò il santo profeta, ma in quell’atto sì solenne di offrire il mio Figlio, il sentirmeli ripetere mi fece sentire talmente trafitta, che mi sanguinò il cuore e si aprirono squarci profondi nell’anima mia. Ascolta la Mamma tua, nelle tue pene, negli incontri dolorosi che non ti mancano, non ti abbattere mai, ma con amore eroico, fa che il Volere Divino prenda il suo regio posto nelle tue pene, affinché te le converta in monetine d’infinito valore, con le quali potrai pagare i debiti dei tuoi fratelli, per riscattarli dalla schiavitù dell’umana volontà e per farli rientrare come figli liberi nel regno del Fiat Divino.
L’anima
Mamma Santa, nel tuo cuore trafitto metti tutte le mie pene, che tu sai quanto mi trafiggono il cuore. Deh! Fammi da mamma e versa nel mio cuore il balsamo dei tuoi dolori, affinché io subisca la tua stessa sorte di servirmi delle mie pene come monetine, per conquistare il regno della Divina Volontà.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, verrai nelle mie braccia, affinché io versi in te il primo sangue che sparse il celeste bambino, per sanarti le ferite fatte dalla tua volontà umana; reciterai tre atti d’amore per mitigare lo spasimo della ferita del bambino Gesù.
Giaculatoria: Mamma mia, versa il tuo dolore nel
l’anima mia e converti tutte le mie pene in Volontà di Dio.
Ventiquattresimo giorno
La Regina del Cielo nel regno della Divina Volontà. Un empio tiranno. Il piccolo Re Gesù viene portato dalla sua Mamma e da San Giuseppe in terra straniera, come povero esiliato. Ritorno in Nazareth.
L’anima alla sua Regina travolta nel dolore
Mia Mamma Sovrana, la tua piccola figlia sente il bisogno di venire presso le tue ginocchia, per tenerti un po’ di compagnia. Vedo il tuo volto velato di mestizia e qualche lacrima fuggitiva scorrere dai tuoi occhi; il dolce bambinello trema e piange. Mamma Santa, unisco le mie pene alle tue per confortarti e per quietare il pianto del celeste bambino. Mamma mia, non negarmi la rivelazione del segreto; cosa c’è di funesto per il mio caro bambinello?
Lezione della Madre Regina
Figlia mia carissima, il cuore della Mamma tua oggi è tanto gonfio di amore e di dolore, che non posso trattenermi dal piangere. Tu conosci la venuta dei Re Magi, i quali fecero rumore in Gerusalemme facendo domande circa il nuovo Re. L’empio Erode, per timore d’essere rovesciato dal trono, ha dato il mandato di uccidere il mio dolce Gesù, la mia cara vita, e tutti gli altri bambini. Figlia mia che dolore! Colui che è venuto a dare la vita a tutti, a portare nel mondo la nuova era di pace, di felicità, di grazia, lo vogliono uccidere. Quanta ingratitudine, quanta perfidia! Ah, figlia mia, vedi dove giunge la cecità della volontà umana! Essa si rende feroce, lega le mani allo stesso Creatore e si rende padrona di colui che l’aveva creata. Perciò compatiscimi, figlia mia, e cerca di quietare il pianto del dolce bambino. Egli piange per l’ingratitudine umana, che, appena nato, lo vuole morto; per salvarlo, siamo costretti a fuggire. Il caro San Giuseppe è stato avvisato dall’angelo, di partire presto verso terra straniera. Tu accompagnaci, figlia cara, non ci lasciare soli, ed io continuerò a darti le mie lezioni sui gravi mali della volontà umana. Tu devi sapere che l’uo
mo, allorché si sottrasse alla Divina Volontà, ruppe il rapporto con il suo Creatore; tutto era stato fatto da Dio sulla terra, tutto era suo; l’uomo, non facendo il Volere Divino, perdette tutti i diritti e, si può dire, non ebbe più dimora. L’uomo divenne il povero esiliato, il pellegrino che non poteva possedere dimora permanente; ciò fu vero non solo per l’anima, ma anche per il corpo; tutte le cose si fecero mutevoli per il povero uomo, e se qualche cosa fuggevole fu duratura, ciò avvenne in virtù dei previsti meriti di questo celeste bambino. Tutta la magnificenza della creazione fu destinata da Dio a coloro che avrebbero fatto la Divina Volontà e vissuto nel regno della Divina Volontà. Tutti gli altri, anche se prendono stentatamente qualche cosa, sono i veri ladroncelli del loro Creatore e, con la loro ragione, non vogliono fare la Divina Volontà, anche se vogliono i beni che ad Essa appartengono.
Figlia cara, senti quanto io e questo caro bambino ti amiamo: ai primi albori della vita, Gesù va in esilio ed in terra straniera, per liberarti dall’esilio nel quale ti ha messo l’umano volere e per richiamarti a vivere, non in terra straniera, ma nella tua patria, che ti fu data da Dio quando fosti creata, cioè nel regno del Fiat supremo. Figlia del mio cuore, abbi pietà delle lacrime della Madre tua e delle lacrime di questo dolce caro bambino; piangendo, ti preghiamo di non fare mai la tua volontà; ritorna, ti preghiamo e ti scongiuriamo, nel grembo del Volere Divino che tanto sospira di averti.
Figlia cara, tra il dolore dell’ingratitudine
 umana, tra le immense gioie e felicità, che il Fiat Divino ci dava, e tra la festa che tutta la creazione faceva al dolce bambino, la terra rinverdiva e fioriva sotto i nostri passi, per dare omaggio al suo Creatore. Il sole lo fissava e, inneggiandolo con la sua luce, si sentiva onorato di dargli la sua luce e calore; il vento lo accarezzava, gli uccelli si abbassavano intorno a noi e con i loro trilli e canti facevano le più belle nenie al caro bambino, per quietare il pianto e riconciliargli il sonno.
Figlia mia, stando in noi il Volere Divino, avevamo il potere su tutto. Giungemmo in Egitto e, dopo un lungo periodo di tempo, l’angelo del Signore avvertì San Giuseppe di tornare nella casa di Nazareth, dato che l’empio tiranno era morto. E così rimpatriammo nelle nostre terre natie. L’Egitto simboleggia l’umana volontà, terra piena di idoli; dovunque passava il pargoletto Gesù, egli atterrava questi idoli e li rinviava nell’inferno. Quanti idoli possiede l’umano volere, idoli di vanagloria, di propria stima e di passioni che tiranneggiano la povera creatura! Sii attenta, ascolta la Mamma tua, che, per non farti fare mai la tua volontà, farebbe qualunque sacrificio e darebbe anche la vita per darti il gran bene di vivere sempre nel grembo della Divina Volontà.
L’anima
Mamma dolcissima, ti ringrazio di farmi comprendere il gran male dell’umano volere; ti prego, per il dolore che soffristi nell’esilio dell’Egitto, di fare uscire l’anima mia dall’esilio della mia volontà e di farmi rimpatriare nella cara patria della Divina Volontà.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, offrirai le tue azioni unite con le mie, in atto di gratitudine al santo bambino, pregandolo di entrare nell’Egitto del tuo cuore, per cambiarlo tutto in Volontà di Dio.
Giaculatoria: Mamma mia, chiudi il piccolo Gesù nel cuore mio, affinché lo riordini tutto in Volontà Divina.
Venticinquesimo giorno
La Regina del Cielo nel regno della Divina Volontà. Nazareth, simbolo e realtà del regno del Fiat Divino; vita nascosta. La depositaria, sorgente e canale perenne.
L’anima alla sua sovrana Regina
Mamma dolcissima, eccomi di nuovo vicina alle tue ginocchia materne, dove ti trovo insieme con il fanciullino Gesù; tu, vezzeggiandolo, gli dici la tua storia d’amore e Gesù ti dice la sua. Come è bello trovare Gesù e la Mamma che si parlano! È tanta la foga del loro amore, che essi restano muti, rapiti, la Madre nel Figlio, ed il Figlio nella Madre. Mamma Santa, non mi mettere da parte; tenetemi con voi, affinché, ascoltando ciò che dite, io impari ad amarvi ed a fare sempre la Santissima Volontà di Dio.
Lezione della Regina del Cielo
Figlia carissima, ti aspettavo per continuare la mia lezione sul regno che sempre più rendeva presente in me il Fiat supremo.
Tu devi sapere che la piccola casa di Nazareth, per la Mamma tua, per il caro e dolce Gesù e per San Giuseppe, era un paradiso; il mio caro Figlio, essendo Verbo eterno, possedeva in se stesso, per virtù propria, la Divina Volontà, ed in quella piccola umanità risiedevano mari immensi di luce, di santità, di gioie e di bellezze infinite; io possedevo, per grazia, il Volere Divino; io non potevo abbracciare l’immensità, come l’amato Gesù poteva, poiché egli era Dio ed uomo, mentre io ero sempre la sua creatura finita; tuttavia, il Fiat Divino mi riempì tanto, avendo formato in me i suoi mari di luce, di santità, di amore, di bellezze e di felicità; l’intensità di luce, di amore e di tutto ciò che possiede un Volere Divino, usciva talmente da noi, che San Giuseppe restava eclissato, inondato, e viveva dei nostri riflessi.
Figlia cara, in questa casa di Nazareth, era in pieno vigore il regno della Divina Volontà; ogni piccolo nostro atto, cioè il lavoro, l’accendere il fuoco, il preparare il cibo, era animato dal Volere supremo e formato sulla santità del puro amore; dal più piccolo e dal più grande atto nostro scaturivano gioie, felicità, beatitudini immense, e noi restavamo talmente inondati, da sentirci come sotto una pioggia dirotta di nuove gioie e di contenti indescrivibili. Figlia mia, devi sapere che la Divina Volontà possiede in natura la sorgente delle gioie, e si diletta, quando regna nella creatura, di dare, in ogni atto della creatura, l’atto nuovo e continuo delle sue gioie e felicità. Oh, come eravamo felici! Tutto era pace ed unione somma. L’uno si sentiva onorato di ubbidire al
l’altro; anche il mio caro Figlio voleva essere comandato, nei piccoli lavori, da me e dal caro San Giuseppe. Oh, come era bello vederlo nell’atto di aiutare il suo padre putativo nei lavori fabbrili, vederlo quando prendeva il cibo; quanti mari di grazia Gesù faceva scorrere in quegli atti, a pro delle creature!
Ora figlia cara, ascoltami: in questa casa di Nazareth fu formato, nella Mamma tua e nell’umanità di mio Figlio, il regno della Divina Volontà, per farne dono al
l’umana famiglia, allorché questa si fosse disposta a ricevere il bene di questo regno. Sebbene mio Figlio fosse Re ed io Regina, eravamo Re e Regina senza popoli; il nostro regno, sebbene potesse racchiudere tutti e dare vita a tutti, era deserto, perché ci voleva prima la redenzione, per preparare e disporre l’uomo a venire in questo regno sì santo. Essendo la Divina Volontà posseduta da me e da mio Figlio, che appartenevamo, secondo l’ordi
ne umano, all’umana famiglia divina, le creature ricevevano il diritto d’entrare in questo regno e la Divinità cedeva il diritto, lasciando le porte aperte a chi volesse entrare. Perciò, la nostra vita nascosta per così tanti anni servì a preparare il regno della Divina Volontà per le creature. Voglio farti conoscere ciò che operò in me questo Fiat supremo, affinché tu dimentichi la tua volontà e, dando la mano alla Madre tua, ella ti possa condurre nei beni che, con tanto amore, ha preparato per te. Dimmi figlia del mio cuore, contenterai me ed il tuo e mio caro Gesù, che con tanto amore ti aspettiamo in questo regno sì santo, per vivere insieme con noi, per vivere tutta di Volontà Divina?
Ascolta, figlia cara, un altro atto d’amore che, in questa casa di Nazareth, fece per me il mio caro Gesù. Egli mi fece depositaria di tutta la sua vita. Dio quando fa un’opera, non la lascia in sospeso, né nel vuoto, ma cerca sempre una creatura, nella quale potere rinchiudere e poggiare tutta l’opera sua; altrimenti, ci sarebbe il pericolo che Iddio esponesse le sue opere all’inutilità, e ciò non può essere. Quindi, il mio caro Figlio depose in me le sue opere, le sue parole, le sue pene, tutto, persino il respiro depositò nella Mamma sua. Quando eravamo ritirati nella nostra stanzetta, egli prendeva il suo dolce dire e mi narrava tutti i Vangeli, che doveva predicare al pubblico, ed i sacramenti che doveva istituire; tutto mi confidò e, deponendo tutto in me, mi costituì canale e sorgente perenne, poiché da me doveva uscire la sua vita e tutti i suoi beni, a pro di tutte le creature. Oh, come mi sentivo ricca e felice, nel sentire deporre in me tutto ciò che faceva il mio caro Figlio Gesù. Il Volere Divino, che regnava in me, mi dava lo spazio per poter tutto ricevere; Gesù sentiva contraccambiato l’amore, la gloria della grande opera della redenzione, da parte della Mamma sua. Che cosa non ricevetti da Dio, poiché non feci mai la mia volontà, ma sempre la sua! Tutto, anche la stessa vita del mio Figlio era a mia disposizione e, mentre la vita restava sempre in me, potevo bilocarla, per darla a chi con amore me la chiedeva.
Ora figlia mia, una parolina a te: se farai sempre la Divina Volontà e mai la tua, e vivrai in Essa, io, la Mamma tua, farò il deposito di tutti i beni del mio Figlio nell’anima tua. Oh, come ti sentirai fortunata! Avrai una vita divina a tua disposizione, che tutto ti darà; io, facendoti da vera Mamma, mi metterò a guardia, affinché cresca questa vita in te e formi il regno della Divina Vo
lontà.
L’anima
Mamma Santa, nelle tue braccia mi abbandono, sono una piccola figlia che sento il bisogno estremo delle tue cure materne. Deh, ti prego, prendi questa mia volontà, chiudila nel tuo cuore e non darmela più, affinché io possa essere felice di vivere sempre di Volontà Divina, così contentando te ed il mio caro Gesù.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, verrai a fare tre visitine nella casa di Nazareth, per onorare la sacra famiglia; recitando tre Pater, Ave e Gloria, pregherai di essere ammessa a vivere in mezzo a noi.
Giaculatoria: Gesù, Maria e Giuseppe, mettetemi con voi a vivere nel regno della Volontà di Dio.
Ventiseiesimo giorno
La Regina del Cielo nel regno della Divina Volontà. L’ora del dolore si approssima; dolorosa separazione. Gesù nella sua vita pubblica ed apostolica.
L’anima alla sua Madre celeste
Eccomi a te di nuovo mia Mamma Regina; oggi, il mio amore di figlia per te mi fa correre, per essere spettatrice quando il mio dolce Gesù, separandosi da te, prende la via per formare la sua vita apostolica in mezzo alle creature. Mamma Santa, so che soffrirai molto; ogni momento di separazione da Gesù ti costerà la vita, ed io, la figlia tua, non voglio lasciarti sola, voglio asciugarti le lacrime e, con la mia compagnia, voglio spezzare la tua solitudine; mentre staremo insieme, tu continuerai a darmi le tue belle lezioni sulla Divina Volontà.
Lezione della Regina del Cielo
Figlia mia carissima, la tua compagnia mi sarà mol
to gradita, perché sentirò in te il primo dono che mi fa Gesù, dono formato di puro amore, prodotto dal suo e dal mio sacrificio, dono che mi costò la vita del Figlio mio.
Ora prestami attenzione ed ascoltami. Senti, figlia mia, per la tua Mamma comincia una vita di dolore, di solitudine e di lunghe separazioni dal suo sommo bene, Gesù. La vita nascosta è finita; egli sente l’irresistibile bisogno di amore d’uscire in pubblico, di farsi conoscere e di andare in cerca dell’uomo smarrito nel labirinto della sua volontà e, quindi, preda di tutti i mali. Il caro San Giuseppe era già morto. Gesù partiva ed io restavo sola nella piccola casetta. Quando il mio amato Gesù, che non faceva mai nulla senza prima dirmelo, mi chiese l’ubbidienza di partire, io sentii lo schianto nel cuore; ma, conoscendo che quella era la Volontà suprema, io dissi subito il mio Fiat, senza esitare un istante, e con il mio ed il Fiat di mio Figlio ci separammo nella foga del nostro amore; Gesù mi benedisse e mi lasciò. Io lo accompagnai con il mio sguardo finché potei e poi, ritirandomi, mi abbandonai in quel Volere Divino che era la mia vita. Oh, potenza del Fiat Divino! Questo Volere Santo non mi faceva perdere mai di vista mio Figlio, né egli perdeva me, anzi sentivo il suo palpito nel mio e Gesù sentiva il mio nel suo. Figlia cara, io avevo ricevuto mio Figlio dal Volere Divino e ciò che questo Volere Santo dà, non è soggetto né a termine né a separazione; i doni suoi sono permanenti ed eterni. Mio Figlio era mio, nessuno me lo poteva togliere, né la morte, né il dolore, né la separazione, perché il Volere Divino me lo aveva donato. La nostra separazione era apparente: in realtà eravamo fusi insieme, poiché una era la Volontà che ci animava. Come potevamo separarci?
Tu devi sapere che la luce della Divina Volontà mi faceva vedere, come malamente e con quanta ingratitudine le creature trattassero mio Figlio; il suo passo lo rivolse verso Gerusalemme, la sua prima visita fu nel tempio santo, nel quale cominciò la serie delle sue predicazioni. Ma, ahi, dolore! La sua parola piena di vita, portatrice di pace, di amore e di ordine, veniva malamente interpretata ed ascoltata, specie dai dotti e dai sapienti di quei tempi. Quando mio Figlio diceva di essere il Figlio di Dio, il Verbo del Padre, colui che era venuto per salvarli, essi l’avevano tanto a male, che, con i loro sguardi furibondi, lo volevano divorare. Oh, come soffriva il mio amato bene Gesù! Rigettando la sua parola creatrice, gli facevano sentire la morte, che essi davano alla sua parola divina; io ero tutta attenzione, tutt’occhi nel guardare quel cuore divino che sanguinava, ed offrivo il mio materno cuore per ricevere le stesse ferite, per consolarlo e per dargli un appoggio nel momento che stava per soccombere. Oh, quante volte, dopo avere donato la sua parola, lo vidi dimenticato da tutti! Nessuno gli offriva un ristoro, e lui, solo, solo, fuori dalle mura della città, all’aperto, sotto la volta del cielo stellato, poggiato ad un albero, piangeva e pregava per la salvezza di tutti. La tua Mamma, figlia cara, dalla sua casetta piangeva insieme con lui e, nella luce del Fiat Divino, gli mandava le sue lacrime per ristoro, i suoi casti amplessi ed i suoi baci per conforto.
Il mio amato Figlio, vedendosi rigettato dai grandi e dai dotti, non si arrestò, né poteva arrestarsi, poiché il suo amore correva verso le anime. Allora si circondò di poveri, di afflitti, d’infermi, di zoppi, di ciechi, di muti e di tanti altri mali che avevano oppresso le povere creature; queste creature erano l’immagine dei tanti mali, che l’umana volontà aveva prodotto in esse. Il caro Gesù sanava tutti, consolava ed istruiva tutti e così divenne l’amico, il padre, il medico, il maestro dei poveri.
Figlia mia, furono i poveri pastori che, con le loro visite, lo ricevettero nel nascere, e sono i poveri che lo seguono negli ultimi anni della sua vita quaggiù, fino al suo morire. I poveri e gli ignoranti sono più semplici, meno attaccati al loro giudizio e, quindi, sono i favoriti, i benedetti ed i beniamini del mio caro Figlio; infatti, egli sceglie poveri pescatori per apostoli e come colonne della Chiesa futura.
Figlia carissima, se ti dicessi ciò che operammo e soffrimmo il mio Figlio ed io, in questi tre anni della sua vita pubblica, dovrei troppo dilungarmi. Ti raccomando che [in] tutto ciò che puoi fare e soffrire sia il tuo atto primo e l’ultimo sia il Fiat Divino. Nel Fiat mi separai da mio Figlio ed il Fiat mi diede la forza di offrire il sacrificio. Troverai la forza in tutto, anche nelle pene che ti costano la vita, se il tutto chiuderai nell’eterno Fiat. Perciò, dai la parola alla Mamma tua che ti farai trovare sempre nella Divina Volontà. Così, anche tu sentirai l’inseparabilità da me e dal nostro sommo bene Gesù.
L’anima
Mamma dolcissima, quanto ti compatisco, vedendo
ti tanto soffrire. Deh, ti prego, versa le tue lacrime e quelle di Gesù nell’anima mia, per riordinarla e chiuder
la nel Fiat Divino.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, mi darai tutte le tue pene per compagnia alla mia solitudine; in ogni pena metterai un ti amo per me e per il tuo Gesù, per riparare per quelli che non vogliono ascoltare gli insegnamenti di Gesù.
Giaculatoria: Mamma divina, la tua parola e quella di Gesù scendano nel mio cuore e formino in me il regno della Divina Volontà.
Ventisettesimo giorno
La Regina dei dolori nel regno della Divina Volontà. Suona l’ora del dolore, la passione, il deicidio. Pianto di tutta la natura.
L’anima alla sua Madre dolente
Mia cara Madre addolorata, oggi più che mai sento l’irresistibile bisogno di stare a te vicina; no, non mi sposterò dal tuo fianco, per essere spettatrice dei tuoi acerbi dolori e per chiederti, come figlia, la grazia che tu deponga in me i tuoi dolori, quelli del tuo Figlio Gesù ed anche la sua stessa morte, affinché la sua morte ed i tuoi dolori mi diano la grazia di fare morire continuamente la mia volontà e di farmi risorgere nella vita della Divina Volontà.
Lezione della Regina dei dolori
Figlia carissima, non mi negare la tua compagnia in tanta mia amarezza. La Divinità ha già decretato l’ul
timo giorno del mio Figlio quaggiù. Già un apostolo lo ha tradito, dandolo nelle mani dei giudei, per farlo morire. Già il mio caro Figlio, in eccesso di amore e non volendo lasciare i suoi figli, che con tanto amore è venu
to a cercare sulla terra, ha istituito il sacramento del
l’Eucaristia, affinché chiunque Lo voglia, Lo possa possedere. La vita del Figlio mio sta per finire e per prendere il volo nella sua patria celeste. Ah, figlia cara! Il Fiat Divino me lo diede, io nel Fiat Divino lo ricevetti ed ora nello stesso Fiat lo consegno. Mi si strazia il cuore; mari immensi di dolore mi inondano, sento che la vita mi viene meno per lo spasimo atroce. Nulla potevo negare al Fiat Divino, anzi mi sentivo disposta a sacrificarlo
 nel Volere Divino e onnipotente; io sentivo tale forza in virtù di Esso, che avrei preferito morire anziché negare qualche cosa alla Divina Volontà.
Figlia mia ascoltami: il mio materno cuore è affogato nelle pene; il solo pensare che deve morire mio Figlio, mio Dio, la mia vita, è più che morte per la Mamma tua; eppure so che devo vivere. Che strazio! Squarci profondi si formano nel mio cuore, che da spade taglien
ti viene passato da parte a parte. Figlia cara, mi duole dirlo, ma devo dirtelo: in queste pene e squarci profondi e nelle pene del mio amato Figlio, c’era l’anima tua, che, poiché la tua volontà umana non si faceva dominare da quella di Dio, noi coprivamo di pene, imbalsamavamo, fortificavamo con le nostre pene, affinché essa si disponesse a ricevere la vita della Divina Volontà. Ah, se il Fiat Divino non mi avesse sostenuta e non avesse continuato il corso dei mari infiniti di luce, di gioia, di felicità, a fianco dei mari dei miei acerbi dolori, io sarei morta tante volte per quante pene soffrì il mio caro Figlio! Oh, come mi sentii straziare, quando l’ultima volta lo vidi pallido e con una mestizia di morte sul volto!
Con voce tremante, come se volesse dare in singhiozzo, mi disse: “Mamma, addio. Benedici il tuo Figlio e dammi l’ubbidienza di morire. Il mio ed il tuo Fiat Divino mi fecero concepire, il mio ed il tuo Fiat Divino mi devono fare morire. Presto Mamma cara, pro
nuncia il tuo Fiat e dimmi ti benedico e ti do l’ubbi
dienza di morire crocifisso. Così vuole l’eterno Volere, così voglio anche io”.
Figlia mia, che schianto per il mio cuore trafitto! Eppure dovetti dirlo, perché in noi non esistevano pene forzate, ma solo quelle volontarie. Quindi ci benedimmo reciprocamente e ci guardammo con lo sguardo che non sa distaccarsi più dall’oggetto amato; il caro mio Figlio, la dolce mia vita, partì, ed io, la tua Mamma dolente, lo lasciai; ma l’occhio dell’anima mia non lo perdette mai di vista, lo seguì nell’Orto e nella sua tremenda agonia; oh, come mi sanguinò il cuore nel vederlo abbandonato da tutti, persino dai suoi più fidi e cari apostoli! Figlia mia, l’essere abbandonato dalle persone care è uno dei dolori più grandi per un cuore umano, nelle ore tempestose della vita; ciò fu tanto più vero per il mio Figlio, che tanto aveva amato e beneficiato
 i suoi apostoli e che stava per dare la vita per coloro che lo abbandonarono nell’ora estrema della sua vita, per coloro che erano fuggiti. Che dolore! Io, nel vederlo agonizzare sudando sangue, agonizzavo insieme con lui e lo sostenevo nelle mie braccia materne. Io ero inseparabile dal Figlio mio, le sue pene si riflettevano nel mio cuore liquefatto dal dolore e dall’amore, ed io le sentivo più di quanto non fossero state mie. Così lo seguii tutta la not
te; non ci fu pena né accusa che gli fecero, che non risuonò nel mio cuore. All’alba del mattino, non potendone più, accompagnata dal discepolo Giovanni, dalla Maddalena e da altre pie donne, lo volli seguire passo passo da un tribunale all’altro, anche corporalmente.
Figlia mia carissima, io sentii lo scroscio delle battiture che piovvero sul corpo nudo di mio Figlio, sentii le burla, le risa sataniche ed i colpi che gli dettero sulla testa quando lo coronarono di spine. Lo vidi quando Pilato lo mostrò al popolo, sfigurato ed irriconoscibile; le mie orecchie furono assordate dal crocifiggilo, crocifiggilo. Lo vidi addossarsi la croce sulle spalle, sfinito, affannato; io, non potendo resistere, affrettai il passo per dargli l’ultimo abbraccio ed asciugargli il volto tutto bagnato di sangue. Per noi non ci fu pietà. I soldati crudeli lo strattonano con le funi e lo fanno cadere.
Figlia cara, che pena straziante non potere soccorrere in tante pene il mio caro Figlio! Ogni pena apriva un mare di dolore nel mio trafitto cuore.
Finalmente lo seguii al Calvario, dove, in mezzo a pene inaudite ed a contorcimenti orribili, fu crocifisso ed innalzato in croce; solo allora mi fu concesso di stare ai piedi della croce, per ricevere dalle sue labbra moren
ti il dono di tutti i miei figli ed il diritto e suggello della mia maternità su tutte le creature; dopo poco, fra spasimi inauditi, spirò. Tutta la natura si vestì a lutto e pianse la morte del suo Creatore. Pianse il sole, oscurandosi e ritirandosi inorridito dalla faccia della terra. Pianse la terra con un forte tremito, squarciandosi in vari punti, per il dolore della morte del suo Creatore. Tutti piangono: le sepolture con l’aprirsi, i morti col risorgere, ed anche il velo del tempio piange di dolore, squarciandosi. Tutti perdono il brio e sentono terrore e spavento. Figlia mia, la tua Mamma sta impietrita dal dolore, aspettandolo
 nelle sue braccia, per chiuderlo nel sepolcro. Ascoltami nel mio intenso dolore; voglio parlarti, con le pene del mio Figlio, dei gravi mali della tua volontà umana; guardalo nelle mie braccia dolenti, vedi come è sfigurato, è il vero ritratto dei mali che il volere umano fa alle povere creature; il mio caro Figlio volle soffrire tante pene, per rialzare questa volontà caduta nel basso di tutte le miserie; ogni pena di Gesù ed ogni mio dolore chiamavano il volere umano a risorgere nella Volontà Divina. Fu tanto il nostro amore, che per mettere al sicuro questa volontà umana, la riempimmo delle nostre pene fino ad affogarla ed a chiuderla dentro i mari immensi dei miei dolori e di quelli del mio amato Figlio. Questo giorno di dolori per la tua Madre dolente è tutto per te; dai, in contraccambio, nelle mie mani, la tua volontà, affinché io la chiuda nelle piaghe sanguinanti di Gesù; ciò sia la più bella vittoria della sua passione e morte ed il trionfo dei miei acerbissimi dolori.
L’anima
Mamma dolente, le tue parole mi feriscono il cuore e mi sento morire, sapendo che è stata la mia volontà ribelle che ti ha fatto tanto soffrire. Perciò ti prego di chiudere la mia volontà nelle piaghe di Gesù, affinché io viva delle sue pene e dei tuoi acerbi dolori.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, bacerai le piaghe di Gesù dicendo cinque atti d’amore; pregherai che i miei dolori suggellino la tua volontà all’apertura del suo sacro costato.
Giaculatoria: Le piaghe di Gesù ed i dolori della Mamma mia mi diano la grazia di fare risorgere la volontà mia nella Volontà di Dio.
Ventottesimo giorno
La Regina del Cielo nel regno della Divina Volontà. Il limbo, l’attesa. Vittoria sulla morte, la risurrezione.
L’anima alla sua Madre Regina
Mamma trafitta, la tua piccola figlia, sapendoti sola, senza l’amato bene Gesù, vuole tenersi stretta a te, per farti compagnia nella tua amarissima desolazione. Senza Gesù, tutte le cose si cambiano in dolore per te. Il ricordo delle sue pene strazianti, il dolce suono della sua voce, che ancora risuona al tuo udito, l’affascinante sguardo del caro Gesù, ora dolce, ora mesto, ora gonfio di lacrime, che sempre rapiva il tuo materno cuore, il non averli più con te è come avere spade taglienti che passano da parte a parte il tuo trafitto cuore. Mamma desolata, la tua cara figlia vuole ad ogni pena darti un sollievo ed un compatimento. Vorrei essere Gesù, per poterti dare tutto l’amore, tutti i conforti, sollievi e compatimenti che ti avrebbe dato lui, in questo tuo stato d’amara desolazione. Il dolce Gesù mi ha dato a te come figlia, per
ciò mettimi al suo posto nel tuo materno cuore, ed io sarò tutta della Mamma mia, ti asciugherò le lacrime e ti farò sempre compagnia.
Lezione della Regina e Madre desolata
Figlia carissima, grazie della tua compagnia; se vuoi che la tua compagnia mi sia dolce, cara e portatrice di sollievo al mio trafitto cuore, voglio trovare in te la Volontà Divina operante, dominante, e che non ceda alla tua volontà neppure un respiro di vita. Allora sì, ti scambierò con il mio Figlio Gesù, perché stando la sua Volontà in te, in Essa sentirò Gesù nel tuo cuore; oh, come sarò felice di trovare in te il primo frutto delle sue pene e della sua morte! Trovando nella figlia mia il mio amato Gesù, le mie pene si cambieranno in gioie ed i miei dolori in conquiste.
Ascoltami figlia dei miei dolori: appena il mio caro Figlio spirò, scese nel limbo, come trionfatore ed apportatore di gloria e di felicità; in quel carcere si trovavano tutti i patriarchi e profeti, il primo padre Adamo, il caro San Giuseppe, i miei santi genitori e tutti quelli che, in virtù dei meriti del futuro Redentore, si erano salvati. Io ero inseparabile dal Figlio mio e neppure la morte me lo poteva togliere. Nella foga dei miei dolori, lo seguii nel limbo e fui spettatrice della festa e dei ringraziamenti, che tutta quella grande turba di gente diede a lui, che aveva tanto sofferto e che aveva fatto il primo suo passo verso di loro, per beatificarli e per portarli con sé nella celeste gloria.
Appena morì, cominciarono le conquiste e la gloria per Gesù e per tutti quelli che l’hanno amato. Questo evento, figlia cara, è il simbolo della creatura che, facendo morire la propria volontà unendosi con la Volontà Divina, comincia le conquiste, nell’ordine divino, della gloria e della gioia, anche in mezzo ai più grandi dolori. Nonostante che gli occhi dell’anima mia seguissero mio Figlio e mai lo perdessero di vista, in quei tre giorni che stette sepolto, io sentii tale ansia di vederlo risorto, che andavo ripetendo nella mia foga d’amore: “Sorgi gloria mia, sorgi vita mia!”. I miei desideri erano ardenti, i miei sospiri di fuoco, fino a sentirmi consumare. In queste ansie, vidi che il mio caro Figlio, accompagnato da quella grande turba di gente, uscì dal limbo, in atto di trionfo, e si portò al sepolcro. Era l’alba del terzo giorno; come tutta la natura lo aveva pianto, così ora gioiva, tanto che il sole anticipò il suo corso, per essere presente nel momento in cui mio Figlio risuscitava. O, meraviglia! Prima di risorgere, egli fece vedere a quella turba di gente la sua santissima umanità sanguinante, piagata, sfigurata, così come era stata ridotta per amore loro e di tutti. Tutti furono commossi ed ammirarono gli eccessi di amore ed il grande portento della redenzione.
Figlia mia, ti avrei voluta presente nel momento in cui risuscitò mio Figlio. Egli era tutto maestà; la sua Divinità, unita alla sua anima, emanava mari di luce e di bellezza incantevole, che riempivano cielo e terra; come trionfatore, facendo uso del suo potere, comandò alla sua morta umanità di ricevere di nuovo la sua anima e di risorgere trionfante e gloriosa nella vita immortale. Che atto solenne! Il mio caro Gesù trionfava sulla morte, dicendo: “Morte, tu non sarai più morte, ma vita”.
Con quest’atto di trionfo, mise il suggello che [egli] era uomo e Dio; con la sua risurrezione confermava non solo la sua dottrina, i miracoli, la vita dei sacramenti e tutta la vita della Chiesa, ma trionfava sulle volontà umane affievolite e quasi spente nel vero bene, per fare trionfare sopra di esse la vita di quel Volere Divino, che doveva portare alle creature la pienezza della santità e di tutti i beni. Nel medesimo tempo, gettava, in virtù della sua risurrezione, il germe nei corpi per risorgere alla gloria imperitura. Figlia mia, la risurrezione di mio Figlio racchiude tutto, dice tutto, conferma tutto ed è l’atto più solenne che egli fece per amore delle creature.
Ascoltami figlia mia, ti voglio parlare da Mamma, che ama tanto la figlia sua. Voglio dirti cosa significhi fare la Volontà Divina e vivere di Essa; l’esempio te lo danno mio Figlio ed io. La nostra vita fu cosparsa di pene, di povertà, di umiliazioni, persino della morte di pene del mio amato Figlio, ma in tutto ciò correva la Volontà Divina. Essa era la vita delle nostre pene e noi ci sentivamo trionfanti e conquistatori, tanto da cambiare la stessa morte in vita. Nel vedere il gran bene che produce il patire volontariamente, ci esponevamo al patire, poiché stando in noi la Divina Volontà, nessuno si poteva imporre su di Essa, né su di noi. Il patire stava in nostro potere e lo chiamavamo, come alimento e trionfo della redenzione, per potere portare il bene a tutto il mondo intero.
Figlia cara, se la tua vita e le tue pene avranno per centro di vita la Divina Volontà, sii certa che il dolce Gesù si servirà di te e delle tue pene per dare aiuto, luce e grazia a tutto l’universo. Perciò fatti coraggio, la Divina Volontà sa fare cose grandi dove Essa regna; in tutte le circostanze, specchiati in me e nel tuo dolce Gesù e cammina avanti.
L’anima
Mamma Santa, se tu mi aiuti, mi terrai difesa sotto il tuo manto, facendomi da celeste sentinella, io sono certa che tutte le mie pene le convertirò in Volontà di Dio e ti seguirò passo passo nelle vie interminabili del Fiat supremo. So che il tuo amore affascinante di Madre e la tua potenza vinceranno la mia volontà e la terranno in tuo potere, e tu me la cambierai con la Divina Volontà. Mamma mia, a te mi affido e nelle tue braccia mi abbandono.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, dirai sette volte: “Non la mia volontà, ma la tua sia fatta”; mi offrirai i miei do
lori per chiedermi la grazia che tu faccia sempre la Divina Volontà.
Giaculatoria: Mamma mia, per la risurrezione di tuo Figlio, fammi risorgere nella Volontà di Dio.
Ventinovesimo giorno
La Regina del Cielo nel regno della Divina Volontà. L’ora del trionfo; apparizione di Gesù. I fuggiti si stringono intorno alla Vergine, come arca di salvezza e di perdono. Gesù parte per il cielo.
L’anima alla sua Madre Regina
Madre ammirabile, eccomi di nuovo a te, sulle tue ginocchia materne, per unirmi con te nella festa e nel trionfo della risurrezione del nostro caro Gesù. Come è bello oggi il tuo aspetto, tutto amabile, tutto dolcezza, tutto gioia; mi sembra di vederti risorta insieme con Gesù. O Mamma Santa, in tanta gioia e trionfo, non ti dimenticare della figlia tua, anzi chiudi nell’anima mia il germe della risurrezione di Gesù, affinché, in virtù di essa, l’anima mia risorga pienamente nella Divina Volontà e viva sempre unita con te e con il mio dolce Gesù.
Lezione della Regina del Cielo
Figlia benedetta del mio materno cuore, grande fu la mia gioia ed il mio trionfo nella risurrezione del Figlio mio; io mi sentii rinata e risorta in lui. Tutti i miei dolori si cambiarono in gioie ed in mari di grazie, di luce, di amore, di perdono per le creature; tali mari stendevano la mia maternità sopra tutti i figli miei, datimi da Gesù, con il suggello dei miei dolori.
Ascoltami figlia cara: tu devi sapere che, dopo la morte di mio Figlio, mi ritirai nel cenacolo, insieme con l’amato Giovanni e con Maddalena. Ma il mio cuore restava trafitto poiché solo Giovanni mi era vicino; nel mio dolore dicevo: “E gli altri apostoli, dove sono?”. Appena i fuggiti sentirono che Gesù era morto, toccati da grazie speciali, tutti commossi e piangenti, ad uno ad uno tornarono intorno a me, facendomi corona; con lacrime e sospiri mi chiesero perdono, per avere così vilmente abbandonato il loro Maestro. Io li accolsi maternamente nell’arca di rifugio e di salvezza del mio cuore, assicurai a tutti il perdono del Figlio mio, li incoraggiai a non temere, dissi loro che la sorte loro stava nelle mie mani, perché tutti Gesù me li aveva dati per figli, ed io come tali li riconoscevo.
Figlia benedetta, tu sai che io fui presente alla risurrezione del figlio mio. Non ne feci motto ad alcuno, aspettando che Gesù stesso si manifestasse risorto, glorioso e trionfante. La prima che lo vide risorto fu la fortunata Maddalena, poi le pie donne, e tutte vennero a me dicendomi di avere visto Gesù risorto ed il sepolcro vuoto; io ascoltavo tutti e, con aria di trionfo, confermavo tutti nella fede della risurrezione. Entro sera, quasi tutti gli apostoli lo videro, e tutti si sentirono trionfanti d’essere stati apostoli di Gesù. Che cambiamento di sce
na! Figlia cara, il simbolo di chi si è fatto dominare dal
la volontà umana è rappresentato dagli apostoli che fuggono e che abbandonano il loro Maestro; è tanto il loro timore e tanta la loro paura, che si nascondono, e Pietro giunge persino a negarlo. Oh, se fossero stati dominati dalla Divina Volontà, mai sarebbero fuggiti dal loro Maestro! Coraggiosi e trionfanti non si sarebbero mai staccati dal suo fianco, e si sarebbero sentiti onorati di offrire la loro vita per difenderlo.
Figlia cara, il mio amato Figlio Gesù restò risuscitato sulla terra quaranta giorni; spesso compariva agli apostoli ed ai discepoli per confermarli nella fede e nella certezza della sua risurrezione; quando non stava con gli apostoli, stava insieme con la Mamma sua nel cenacolo, circondato dalle anime uscite dal limbo. Al termine dei quaranta giorni, l’amato Gesù ammaestrò gli apostoli e, lasciando la sua Mamma come guida e maestra, promise la discesa dello Spirito Santo; benedicendo tutti, partì, prendendo il volo per la volta dei cieli, insieme con quella grande turba di gente uscita dal limbo. Tutti quel
li che erano presenti, ed erano in gran numero, lo videro salire; quando arrivò in alto, una nube di luce lo tolse dalla loro vista.
Figlia mia, la tua Mamma lo seguì nel cielo ed assistette alla grande festa dell’ascensione. A me non era estranea la patria celeste; senza di me non sarebbe stata completa la festa del Figlio mio asceso al cielo.
Una parolina a te figlia carissima: tutto ciò che hai ascoltato ed ammirato non è stato altro che il potere del Volere Divino, operante in me e nel Figlio mio. Amo tanto chiudere in te la vita della Divina Volontà: è vita operante, che tutti dovrebbero avere, anche se la maggior parte delle creature la tengono soffocata per farsi servire. Tale vita, che potrebbe operare prodigi di santità e di grazia ed opere degne della sua potenza, è costretta dalle creature a stare con le mani piegate, senza potere svolgere il suo potere. Sii attenta; fa che la Divina Volontà si stenda in te ed operi, con il suo potere, ciò che vuole e come lo vuole.
L’anima
Mamma santissima, le tue belle lezioni mi rapiscono; oh, quanto desidero la vita operante della Divina Volontà nell’anima mia! Voglio essere anche io l’inse
parabile dal mio Gesù e da te, Mamma mia. Per essere certa di ciò, tu devi prendere l’impegno di tenere la mia volontà, chiusa nel tuo materno cuore; anche se vedi che ciò mi costa molto, non me la devi restituire mai; così potrò essere sicura, altrimenti saranno parole senza fatti. La tua figlia a te si raccomanda e da te tutto spera.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, farai tre genuflessioni per mio Figlio che ascese al cielo; lo pregherai di farti ascendere nella Divina Volontà.
Giaculatoria: Mamma mia, con il tuo potere trionfa nell’anima mia e fammi rimanere nella Volontà di Dio.
Trentesimo giorno
La Regina del Cielo nel regno della Divina Volontà. La maestra degli apostoli; sede del centro della Chiesa nascente; barca di rifugio. Discesa dello Spirito Santo.
L’anima alla sua Madre celeste
Eccomi a te di nuovo Sovrana del cielo; mi sento verso di te talmente attirata, che conto i minuti, aspettando che la tua altezza suprema mi chiami, per darmi le belle sorprese delle tue lezioni materne. Il tuo amore di Madre mi rapisce e, sapendo che tu mi ami, il mio cuore gioisce; ho tutta la fiducia che la Mamma mia mi darà tanto amore e tanta grazia, da formare il dolce incanto alla mia volontà umana, affinché il Volere Divino stenda i suoi mari di luce nell’anima mia e metta il suggello del suo Fiat in tutti gli atti miei. Deh, o Mamma Santa, non mi lasciare più sola e fa che scenda in me lo Spirito Santo, affinché bruci in me ciò che alla Divina Volontà non appartiene!
Lezione della Regina del Cielo
Figlia mia benedetta, le tue parole fanno eco nel mio cuore e, sentendomi ferire, mi riverso in te con i miei mari di grazie, che corrono verso la figlia mia, per darle la vita della Divina Volontà. Se tu mi sarai fedele, io non ti lascerò più. Starò sempre con te per darti in ogni tuo atto, parola e palpito, il cibo della Divina Volontà. Ascoltami figlia mia, il nostro sommo bene Gesù è partito per il cielo e sta innanzi al suo celeste Padre a perorare per i suoi figli e fratelli, lasciati sulla terra. Egli dal
la patria celeste guarda tutti, non gli sfugge nessuno; è tanto il suo amore, che lascia la sua Mamma ancora sul
la terra, per conforto, aiuto, ammaestramento e compagnia ai suoi e miei figli.
Devi sapere che, dopo che mio Figlio partì al cielo, io continuai a stare insieme con gli apostoli nel cenacolo, aspettando lo Spirito Santo. Tutti erano stretti intorno a me, si pregava insieme, non facevano alcunché senza il mio consiglio. Quando io prendevo la parola per istruirli o per dire qualche aneddoto su mio Figlio, che loro non conoscevano, come per esempio: le particolarità della sua nascita, le sue lacrime infantili, i suoi tratti amorosi, gli incidenti successi in Egitto, le tante meraviglie della vita nascosta in Nazareth, essi erano attenti ad ascoltarmi, restavano rapiti nel sentire tante sorprese, tanti insegnamenti che avevo ricevuto, affinché servissero a loro; mio Figlio, poco o nulla parlò di se stesso agli apostoli, riserbò a me il compito di fare loro conoscere quanto li avesse amati e le particolarità che solo la sua Mamma conosceva. Figlia mia, io ero in mezzo ai miei apostoli più che il sole nel giorno; fui l’ancora, il timone, la barca, dove trovarono rifugio per stare sicuri e difesi da ogni pericolo. Posso dire che partorii la Chiesa nascente sulle mie ginocchia materne; le mie braccia furono la barca che li guidò a porto sicuro, come guido la Chiesa tutt’ora.
Giunse il tempo che scese lo Spirito Santo, promesso dal Figlio mio, nel cenacolo. Che trasformazione, figlia mia! Appena furono investiti, essi acquistarono nuova scienza, fortezza invincibile, amore ardente; una nuova vita scorse in loro, che li rese impavidi e coraggiosi, tanto che si divisero tra loro il mondo per fare conoscere la redenzione ed offrire la loro vita per il Maestro; io restai con l’amato Giovanni e fui costretta ad uscire da Gerusalemme, perché cominciò la tempesta della persecuzione.
Figlia mia carissima, tu devi sapere che io continuai il mio magistero nella Chiesa, e non vi è cosa in essa che da me non discenda; posso dire che dono le mie viscere per amore dei figli miei e li nutrisco con il mio lat
te materno. In questi tempi voglio mostrare un amore speciale, facendo conoscere come tutta la mia vita sia stata formata nel regno della Divina Volontà. Perciò, ti chiamo sulle mie ginocchia, fra le mie braccia materne, che, facendoti da barca, ti permettano di essere sicura di vivere nel mare della Divina Volontà. Grazia più grande non potrei farti. Ti prego, contenta la Mamma tua! Vieni a vivere in questo regno sì santo; quando vedi che la tua volontà vorrebbe avere qualche atto di vita, vieni a rifugiarti nella sicura barca delle mie braccia, dicendomi: “Mamma mia, la mia volontà mi vuole tradire ed io la consegno a te, affinché tu metta al suo posto la Divina Volontà”. Oh, come sarò felice se potrò dire: “La figlia mia è tutta mia, perché vive di Volontà Divina”; io farò scendere lo Spirito Santo nell’anima tua, affinché bruci in te ciò che è umano e, con il suo soffio refrigerante, imperi sopra di te e ti confermi nella Divina Volontà.
L’anima
Maestra divina, oggi la tua piccola figlia si sente il cuore tanto gonfio, da sfogarsi in pianto e bagnare, con le sue lacrime, le tue mani materne; un velo di mestizia mi invade e temo di non trarre profitto dai tanti tuoi insegnamenti e dalle tante tue, più che materne, premure. Mamma mia, aiutami, fortifica la mia debolezza e metti in fuga i miei timori; io, abbandonandomi nelle tue brac
cia, sarò certa di vivere tutta di Divina Volontà.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, reciterai sette Gloria in onore dello Spirito Santo, pregandomi che si rinnovino i suoi prodigi in tutta la Santa Chiesa.
Giaculatoria: Mamma celeste, fuoco e fiamme versa nel cuore mio, affinché si consumi e bruci tutto ciò che non è Volontà di Dio.
Trentunesimo giorno
La Regina del Cielo nel regno della Divina Volontà. Passaggio dalla terra al cielo, ingresso felice. Cielo e terra festeggiano la nuova arrivata.
L’anima alla sua gloriosa Regina
Mia cara Mamma celeste, sono di ritorno tra le tue braccia materne; nel guardarti, vedo che un dolce sorriso sfiora le tue labbra purissime; il tuo atteggiamento, oggi, è tutto a festa; mi sembra che, qualche cosa che debba sorprendermi, tu voglia narrare e confidare alla figlia tua. Mamma Santa, ti prego, con le tue mani materne, di toccare la mia mente e di svuotare il mio cuore, affinché io possa comprendere i tuoi santi insegnamenti e metterli in pratica.
Lezione della Regina del Cielo
Figlia carissima, oggi la tua Mamma è in festa; voglio parlarti della mia dipartita dalla terra al cielo, del giorno in cui finii di compiere la Divina Volontà sulla terra; non ci fu in me né un respiro, né un palpito, né un passo, in cui il Fiat Divino non avesse il suo atto completo; ciò mi abbelliva, mi arricchiva, mi santificava tanto, che gli stessi angeli ne restavano rapiti. Tu devi sapere che, prima di partire per la patria celeste, io con il mio amato Giovanni ritornai a Gerusalemme; fu l’ultima volta che in carne mortale camminai sulla terra. La creazione tutta, come se l’avesse intuito, si prostrò a me d’intorno; dai pesci che stavano nel mare, che io attraversai, al più piccolo uccellino, vollero essere benedetti dalla loro Regina ed io tutti benedissi e detti loro l’ultimo addio. Giunta a Gerusalemme e ritiratami presso un appartamento, dove mi aveva condotta Giovanni, mi chiusi per non uscirne più.
Figlia benedetta, tu devi sapere che cominciai a sen
tire un tale martirio d’amore, unito ad ansie ardenti di raggiungere mio Figlio nel cielo, da sentirmi consumare; mi sentii inferma d’amore ed ebbi dei forti deliri e deliqui d’amore.
Io non conobbi mai malattia, né alcuna indisposizio
ne leggera; alla mia natura, concepita senza peccato e vissuta tutta di Volontà Divina, mancava il germe dei mali naturali; se le pene mi corteggiarono tanto, esse furono tutte di ordine soprannaturale; queste pene furono per la tua Mamma celeste trionfi ed onori, e mi permisero di ottenere che la mia maternità non fosse sterile, ma conquistatrice di molti figli. Vedi, dunque, figlia cara, cosa significhi vivere di Volontà Divina? Annullare il germe dei mali naturali, che non producono onori e trionfi, ma debolezze, miserie e sconfitte.
Figlia carissima, ascolta l’ultima parola della tua Mamma, che sta per partire per il cielo: non partirei con
tenta, se non lasciassi la figlia mia al sicuro; prima di partire, voglio fare testamento, lasciandoti per dote quel
la stessa Volontà Divina, che possiede la Mamma tua e che tante grazie mi ha dato fino a rendermi Madre del Verbo, Signora e Regina del cuore di Gesù, Madre e Regina di tutti.
Senti figlia cara, è l’ultimo giorno del mese a me consacrato; io ti ho parlato, con tanto amore, di ciò che ha operato la Divina Volontà in me, del gran bene che Essa sa fare e di cosa significhi farsi dominare da Essa; ti ho parlato anche dei gravi mali dell’umano volere. Ma credi tu che tutto ciò sia avvenuto solo per farti una narrazione? No, la tua Mamma, quando parla, vuole dare; io nella foga del mio amore, in ogni parola che ti ho detto, legavo l’anima tua al Fiat Divino, e ti preparavo la dote in cui tu potessi vivere ricca, felice, dotata di forza divina. Ora che sto per partire, accetta il mio testamento; l’anima tua sia la carta in cui io scrivo, con la penna d’oro del Volere Divino e con l’inchiostro del mio ardente amore che mi consuma, la testimonianza della dote che ti faccio. Figlia benedetta, assicurami che non farai mai più la tua volontà; metti la mano sul mio cuore materno e giurami di chiudere la tua volontà nel mio cuore, cosicché, non sentendola, non avrai occasione di farla, ed io porterò la tua volontà in cielo, come trionfo e vincita della figlia mia. Deh, figlia cara! Ascol
ta l’ultima parola della tua Mamma morente di puro amore; ricevi l’ultima mia benedizione, come suggello della vita della Divina Volontà, che lascio in te e che formerà il tuo cielo, il tuo sole, il tuo mare d’amore e di grazia.
In questi ultimi momenti, la tua Mamma celeste vuole affogarti d’amore e soffrire in te, per ottenere di sentire l’ultima tua parola che dica che ti contenti di morire e di fare qualunque sacrificio, pur di non dare un atto di vita alla tua volontà; dimmela, figlia mia, dimmela!
L’anima
Mamma Santa, nella foga del mio dolore, ti dico piangendo: “Se tu vedi che sto per fare un atto solo della mia volontà, fammi morire; vieni tu stessa a prendere l’anima mia nelle tue braccia e portala lassù. Io, di cuore, prometto e giuro di non fare mai la mia volontà”.
La Regina d’amore
Figlia benedetta, come sono contenta; non avrei po
tuto narrarti la mia dipartita al cielo, se non fossi stata rassicurata dalla figlia mia sulla terra di volersi dotare di Volontà Divina. Sappi che dal cielo non ti lascerò, non rimarrai orfana e ti guiderò in tutto. Nel più piccolo tuo bisogno, come nel più grande, chiamami ed io verrò subito a farti da mamma.
Figlia cara ascoltami: io ero inferma di amore; il Fiat Divino, per consolare gli apostoli ed anche me, per
mise, quasi in modo prodigioso, che tutti gli apostoli, eccetto uno, mi facessero corona nel momento che stavo per partire al cielo; tutti sentivano lo schianto nel loro cuore e piangevano amaramente; io consolai tutti, racco
mandai, in modo speciale, la Santa Chiesa nascente ed impartii a tutti la materna benedizione, lasciando nei loro cuori, in virtù di tale benedizione, la paternità di amore verso le anime. Il mio caro Figlio non faceva altro che andare e venire dal cielo, poiché non poteva più stare senza la sua Mamma; Gesù, dopo avere [io] dato l’ul
timo anelito di puro amore nell’infinità del Volere Divino, mi ricevette tra le sue braccia e mi condusse al cielo, in mezzo alle schiere angeliche, che inneggiavano alla loro Regina. Posso dire che il cielo si svuotò per venirmi incontro; tutti mi festeggiarono e, nel mirarmi, restarono rapiti, ed in coro dissero:
“Chi è costei che viene dall’esilio tenuta nelle braccia del suo Signore? Tutta bella, tutta santa, con lo scettro di Regina, ed è tanta la sua grandezza che i cieli si sono abbassati per riceverla; nessun’altra creatura è entrata in queste regioni celesti, così ornata e bella, così potente, da avere la supremazia su tutto”.
Figlia mia, vuoi tu sapere chi è costei alla quale tut
to il cielo inneggia e per la quale tutti restano rapiti? Sono io, colei che non fece mai la sua volontà; il Volere Divino abbondò tanto in me, che distese cieli così belli, soli così fulgidi, mari di tanta bellezza, di tanto amore, di tanta santità, che potevano dare luce a tutti, amore a tutti, santità a tutti, e potevano racchiudere dentro il mio cielo tutto e tutti; l’operato della Divina Volontà, operante in me, aveva operato un così grande prodigio; ero l’unica creatura che entrava in cielo e che aveva fatto la Divina Volontà sulla terra come la si fa in cielo, e nella quale la Divina Volontà aveva formato il suo regno. Tutta la corte celeste guardandomi restava meravigliata, poiché guardandomi mi trovava cielo e, guardandomi di nuovo, mi trovava sole e, non potendo distaccare da me lo sguardo, guardandomi più profondamente, mi vedeva mare e, infine, trovava in me anche la terra tersissima della mia umanità, con le più belle fioriture; la corte celeste, rapita, esclamava:
“Come è bella, tutto è accentrato in lei; nulla le manca di tutte le opere del suo Creatore; lei è la sola opera compiuta di tutta la creazione”.
Figlia benedetta, tu devi sapere che fu la prima festa che si fece in cielo alla Divina Volontà, che tanti prodigi aveva operato nella sua creatura. La mia entrata in cielo fu festeggiata da tutta la corte celeste, poiché io ero testimonianza di ciò che può operare di bello e di grande nella creatura il Fiat Divino. Poiché d’allora in poi non si sono più ripetute queste feste, la Mamma tua ama tanto che la Divina Volontà regni in modo assoluto nelle anime, per permetterle di farle ripetere i suoi grandi pro
digi e le sue feste meravigliose.
L’anima
Mamma di amore, Imperatrice Sovrana, dal cielo, ove gloriosamente regni, volgi lo sguardo pietoso sulla terra ed abbi pietà di me. Oh, come sento bisogno della mia cara Mamma! Sento che mi manca la vita senza di te, tutto vacilla senza la Mamma mia, perciò non lasciarmi a metà del cammino, ma continua a guidarmi fino a tanto che tutte le mie cose non si convertano in Volontà di Dio, affinché Essa formi in me la sua vita ed il suo regno.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, reciterai tre Gloria al
la Santissima Trinità, per ringraziarla a nome mio della grande gloria che mi diede quando fui assunta in cielo; mi pregherai di venirti ad assistere nel momento della tua morte.
Giaculatoria: Mamma celeste, chiudi la mia volontà nel cuore tuo e lascia il sole della Divina Volontà nel
l’anima mia.
Offerta della volontà umana alla Regina celeste
Mamma dolcissima, eccomi prostrata ai piedi del tuo trono. Sono la tua piccola figlia, che vuole darti tutto il suo amore filiale; come figlia tua, voglio intrecciare tutti i fioretti, le giaculatorie e le promesse che tante vol
te ho fatto, in questo mese di grazie, di non fare mai la mia volontà, e formando una corona, voglio metterla nel tuo grembo, come attestato di amore e di ringraziamenti alla Mamma mia.
Ciò non basta; voglio che prendi questa corona fra le tue mani, come segno di accettazione del mio dono, e con il tocco delle tue dita materne la converti in tanti so
li, almeno quante sono state le volte che ho cercato di fare la Volontà Divina nei piccoli miei atti.
Ah sì, Madre Regina, la tua figlia vuole darti omaggi di luce e di soli fulgidissimi; so che tu hai tanti soli, ma non sono i soli della figlia tua, invece io voglio darti i miei, per dirti che ti amo e per impegnarti ad amarmi. Mamma Santa, tu mi sorridi e, con tutta bontà, accetti il mio dono, ed io ti ringrazio di cuore. Voglio dirti tante cose, voglio chiudere nel tuo cuore materno le mie pene, i miei timori, le mie debolezze e tutto l’essere mio, come in un luogo di rifugio; voglio consacrarti la mia volontà. Deh, o Mamma mia, accettala! Fanne un trionfo della grazia ed un luogo dove la Divina Volontà stenda il suo regno. Questa mia volontà, a te consacrata, ci renderà inseparabili e ci terrà in continuo rapporto; le porte del cielo non si chiuderanno per me, perché avendoti consacrato la mia volontà, in cambio mi darai la tua. Perciò, o la Mamma verrà a stare con la sua figlia sulla terra, o la figlia andrà a vivere con la sua Mamma in cielo. Oh, come sarò felice!
Senti Mamma carissima: per rendere più solenne la consacrazione della mia volontà a te, chiama la Trinità Sacrosanta, tutti gli angeli e tutti i santi; innanzi a tutti professerò, con giuramento, di fare solenne consacrazio
ne della mia volontà alla mia Mamma celeste.
Sovrana Regina, in conclusione, chiedo la vostra santissima benedizione per me e per tutti. La vostra benedizione sia la celeste rugiada che scende sui peccatori e li converte, sugli afflitti e li consola, sul mondo intero e lo trasforma nel bene, sulle anime purganti e smorza il fuoco che le brucia. La tua benedizione materna sia pegno di salvezza per tutte le anime.
MEDITAZIONI
Appendice uno
La Regina del Cielo nel regno della Divina Volontà sulla terra: Regina delle famiglie, Regina dei miraco
li, vincolo di sposalizi tra il Fiat e la creatura. Le noz
ze di Cana.
L’anima alla sua Madre celeste
Mamma Santa, eccomi con te e con il dolce Gesù ad assistere ad uno sposalizio, per vedere i prodigi, per comprendere il grande mistero e per comprendere dove giunge, per me e per tutti, il tuo amore materno. Deh, Madre mia, prendi la mia mano nella tua, mettimi sulle tue ginocchia, investimi con il tuo amore, purifica la mia intelligenza e dimmi perché volesti assistere a questo sposalizio.
Lezione della Regina del Cielo
Figlia mia carissima, il mio cuore è gonfio d’amore e sento il bisogno di dirti il motivo per il quale, insieme con il Figlio mio Gesù, volli assistere alle nozze di Cana. Tu credi che sia stata una cerimonia qualsiasi? No figlia, ci sono stati profondi misteri. Prestami attenzione e ti dirò cose nuove; il mio amore di Madre si manifestò in modo incredibile e l’amore di mio Figlio diede veri segni di paternità e di regalità per le creature.
Ascoltami: mio Figlio era tornato dal deserto e si preparava alla vita pubblica; prima di cominciarla, volle assistere a questo sposalizio e, perciò, permise che fosse invitato. Ci andammo, non per festeggiare, ma per operare cose grandi a favore delle umane generazioni; mio Figlio prendeva il posto di Padre e di Re nelle famiglie, io prendevo il posto di Madre e di Regina. Con la nostra presenza rinnovammo la santità, la bellezza e l’ordine dello sposalizio, formato da Dio nell’Eden, cioè lo sposalizio di Adamo ed Eva, sposati dall’Ente Supremo, per popolare la terra e per moltiplicare le future generazioni; il matrimonio è la sostanza dove sorge la vita delle generazioni; esso si può chiamare il tronco dal quale viene popolata la terra. I sacerdoti ed i religiosi sono rami; se non fosse per il tronco, neppure i rami avrebbero vita. Avvenne il peccato; Adamo ed Eva, sottraendosi alla Divina Volontà, fecero perdere la santità, la bellezza e l’ordine alla famiglia; io, la Mamma tua, la novella Eva innocente, insieme con mio Figlio, andammo per riordinare ciò che Dio fece nell’Eden; Dio mi costituiva Regina delle famiglie ed io impetravo grazie, affinché il Fiat Divino regnasse in esse, per avere le famiglie che mi appartenevano e per tenere il posto di Regina in mez
zo ad esse.
Ma non è tutto figlia mia. Il nostro amore ardeva; volevamo fare conoscere quanto amavamo la famiglia e volevamo darle la più sublime delle lezioni, ed ecco quale: nel più bello del pranzo mancò il vino ed il mio cuore di Madre si sentì consumare d’amore e volle prestare aiuto; sapendo che mio Figlio tutto poteva, con accenti supplichevoli e certa di essere ascoltata, gli dissi: “Figlio mio, gli sposi non hanno più vino”. Lui mi rispo
se: “Non è giunta l’ora mia di fare miracoli”. Io, sapendo con certezza che non mi avrebbe negato ciò che gli chiedevo, dissi a coloro che servivano a tavola: “Fate ciò che vi dice mio Figlio ed avrete ciò che volete, anzi avrete il di più ed il sovrabbondante”. Figlia mia, in queste poche parole io detti la lezione più utile, necessaria e sublime, alle creature. Io parlavo con il cuore di Madre e dicevo: “Figli miei, se volete essere santi, fate la Volontà di mio Figlio; se non vi spostate da ciò che lui dice, avrete la sua somiglianza e la sua santità in vostro potere. Se volete che tutti i mali cessino, fate ciò che dice mio Figlio. Se volete qualunque grazia, anche difficile, fate ciò che dice e vuole. Se volete anche le cose necessarie per la vita naturale, fate ciò che dice mio Figlio”. Perché nelle sue parole, in ciò che dice e vuole, vi è racchiusa tale potenza e tutto ciò che chiede
te, da fare sorgere nelle anime vostre le grazie che vole
te. Si vedono tanti, pieni di passioni, deboli, afflitti, sventurati, miserabili, che pur pregando non fanno ciò che dice mio Figlio; nulla ottengono, il cielo pare chiuso per loro; questo è un dolore per la tua Mamma, perché ella vede che, mentre pregano, queste creature si allontanano dalla fonte dove risiede ogni bene, quale la Volontà di mio Figlio. I servienti fecero esattamente ciò che disse loro mio Figlio, cioè riempirono i vasi d’acqua e li portarono a tavola. Il mio caro Gesù benedisse quell’acqua, che si convertì in vino squisito. Oh, mille volte beati coloro che fanno ciò che lui dice e vuole! Con questo miracolo, mio Figlio mi dette l’onore più grande, mi costituì Regina dei miracoli; per questo motivo, egli volle la mia unione e preghiera nel fare il primo miracolo. Lui mi amava tanto, ma tanto che volle darmi il primo posto di Regina anche nei miracoli; con i fatti diceva, non con le parole: “Se volete grazie, miracoli, venite a mia Madre, io non le negherò mai alcunché di ciò che ella vuole”.
Oltre ciò figlia mia, assistendo a questo sposalizio, io guardavo i secoli futuri, vedevo il regno della Divina Volontà sulla terra, guardavo le famiglie ed impetravo che s’imbellissero dell’amore della Trinità Sacrosanta, per ottenere che il suo regno fosse in pieno vigore. Con i miei diritti di Madre e Regina, prendevo a cura il realizzarsi del regno della Divina Volontà e, possedendone la fonte, mettevo a disposizione delle creature tutte le grazie, gli aiuti, la santità, che sono necessari per vivere in un regno sì santo. Perciò vado ripetendo: “Fate ciò che dice mio Figlio”.
Figlia mia, ascoltami, non cercare altro, se vuoi tut
to in tuo potere e darmi il contento di fare di te la vera figlia mia e della Divina Volontà. Allora io prenderò l’impegno di formare lo sposalizio tra te ed il Fiat e, facendoti da vera Madre, vincolerò lo sposalizio, dandoti, per dote, la stessa vita di mio Figlio e, per dono, la mia maternità e tutte le mie virtù.
L’anima
Mamma celeste, quanto vi devo ringraziare per il grande amore che mi portate! In tutto ciò che fate, avete sempre un pensiero per me, mi preparate e mi date tali grazie che, insieme a me, cieli e terra restano commossi e rapiti, e tutti vi diciamo: “Grazie, grazie”. Deh, Mam
ma Santa scolpite nel mio cuore le vostre sante parole: “Fa ciò che ti dice mio Figlio”, affinché queste generino in me la vita della Divina Volontà, che tanto sospiro e voglio; tu suggella la mia volontà, affinché sia sempre sottoposta alla Volontà Divina.
Fioretto: In tutte le nostre azioni, tendiamo le orecchie per ascoltare la nostra Mamma celeste che ci dice: “Fa ciò che ti dice mio Figlio”, affinché tutto facciamo per compiere la Divina Volontà.
Giaculatoria: Mamma Santa, vieni nell’anima mia e fai il miracolo di farmi possedere la Divina Volontà.
Appendice due
La Regina del Cielo nel regno della Divina Volontà; suona la prima ora del dolore: eroismo nel sottoporre l’infante divino al duro taglio della circoncisione.
L’anima alla sua Madre celeste
Mamma Divina, il tuo amore mi chiama potentemente presso di te, perché vuoi farmi partecipe delle tue gioie e dei tuoi dolori, per chiuderli nel mio cuore, come pegno del tuo amore e di quello del bambinello Gesù, affinché io comprenda quanto mi avete amato e quanto sono obbligata ad imitarvi, secondo il modello della vostra vita, per farne una copia perfetta. Tu, Mamma Santa, aiutami, affinché io possa imitarvi.
Lezione della Regina del Cielo
Figlia carissima, come sospiro la tua compagnia, per dirti la nostra storia di amore e di dolore; la compagnia rende più dolci, più soavi e più care le gioie, ed il dolore resta mitigato e contraccambiato dalla dolce compagnia di chi ci ama.
Tu devi sapere che, quando erano trascorsi otto gior
ni dalla nascita dell’infante divino, tutto era festa e felicità; la stessa creazione, atteggiandosi a festa, festeggiava il Creatore bambino. Ma il dovere interruppe le nostre gioie, perché in quei tempi c’era una legge che ordinava che tutti i figli primogeniti dovessero sottoporsi al duro taglio della circoncisione; il mio cuore di Madre sanguinava dal dolore, nel dovere sottoporre il mio caro Figlio, la mia vita, il mio stesso Creatore, ad un dolore sì acerbo; avrei voluto evitarglielo, subendo io analogo dolore; il Volere Supremo s’impose sul mio amore e, dandomi l’eroismo, mi comandò di circoncidere il Dio bambino. Figlia mia, tu non puoi comprendere quanto mi costò, ma vinse il Fiat Divino ed io ubbidii insieme con San Giuseppe; ambedue d’accordo, si circoncise il mio caro Figlio. Al taglio doloroso, io mi sentii strappare il cuore e piansi; San Giuseppe pianse ed il mio caro bambino singhiozzò. Era tanto il dolore, che il caro bambino tremava e, guardandomi, cercava in me aiuto; fu ora di dolore e di spasimo per tutti e tre; il dolore fu tanto che, più di un mare, travolse tutte le creature, per portare loro il primo pegno e la stessa vita di mio Figlio per metterle in salvo.
Figlia mia benedetta, tu devi sapere che questo taglio racchiudeva profondi misteri: primo fra tutti era il suggello che imprimeva nella piccola umanità del celeste bambino la fratellanza con tutta l’umana famiglia; il sangue che versò era il primo esborso verso la divina giustizia, per riscattare tutte le umane generazioni. Il caro bambino era innocente e non era obbligato alla legge, ma volle sottoporvisi, per dare esempio, per dare fiducia e coraggio, e per dire a tutti: “Non temete, sono un vostro fratellino, simile a voi, amiamoci e vi metterò tutti in salvo, vi porterò tutti al mio Padre celeste, come miei cari fratelli”. Figlia mia, quale esempio dà il celeste bambino! Lui, che è autore della legge, ubbidisce alla legge; è nato da appena otto giorni e già sente il dovere di sottoporsi al duro taglio della circoncisione, taglio incancellabile, come incancellabile è l’unione, per la quale è venuto, con l’umanità degradata. Ciò dice che la santità sta nel proprio dovere, nell’osservanza delle leggi e nel compiere la Divina Volontà; santità senza dovere non esiste.
È il dovere che mette l’ordine, l’armonia ed il suggello alla santità. Oltre ciò, figlia mia, tu devi sapere che Adamo, dopo la sua breve vita d’innocenza, sottrasse alla Volontà Divina la sua volontà umana, che restò più ferita di quanto non avrebbe fatto un coltello micidiale; da questa ferita entrarono la colpa e le passioni, e Adamo perdette così il bel giorno della Volontà Divina e si degradò tanto da fare pietà. Il mio caro Figlio, dopo le gioie della nascita, volle essere circonciso, affinché la sua ferita sanasse la ferita che si fece Adamo, facendo la propria volontà, e con il suo sangue gli preparò il bagno per lavarlo da tutte le sue colpe, per fortificarlo e per abbellirlo in modo da renderlo degno di ricevere di nuovo quella Volontà Divina che aveva respinto e che aveva formato la sua santità e la sua felicità.
Figlia, non ci fu opera o pena che lui soffrì, che non cercasse di riordinare la Divina Volontà nelle creature. Perciò ti stia a cuore in tutte le circostanze, anche dolorose ed umilianti, di fare completamente la Divina Volontà, perché esse sono le materie prime, in cui Gesù si nasconde, per operare nella creatura e per farle acquistare la Sua vita praticante.
Figlia carissima, in tanto dolore sorse la più bella gioia che fece arrestare le nostre lacrime; dopo la circoncisione gli imponemmo il nome santissimo di Gesù, voluto dall’angelo; nel pronunciare questo nome santissimo fu tale la gioia ed il contento, che si addolcì il nostro dolore, anche perché in questo nome, colui che vuo
le trova il balsamo per i suoi dolori, la difesa nei pericoli, la vittoria nelle tentazioni, la mano per non cadere in peccato, la medicina per tutti i suoi mali. Questo nome santissimo di Gesù fa tremare l’inferno, è riverito dagli angeli, suona dolce all’orecchio del Padre celeste; dinanzi a questo nome tutti si inchinano ed adorano. Nome potente, nome santo, nome grande; chi lo invoca con fede sentirà le meraviglie ed il segreto miracoloso delle virtù di questo nome santissimo.
Figlia mia, ti raccomando, pronuncialo sempre questo nome, Gesù, quando vedi che la tua volontà umana, debole e vacillante, tentenna nel fare la Divina Volontà; il nome Gesù te la farà risorgere nel Fiat Divino; se sei oppressa chiama Gesù, se lavori chiama Gesù, se dormi chiama Gesù, e se ti svegli, la prima parola sia Gesù, chiamalo sempre; è un nome che contiene mari di grazia, che vengono dati soltanto a chi lo chiama e lo ama.
L’anima
Mamma celeste, quanto debbo ringraziarvi per le tante belle lezioni che mi avete dato! Vi prego di scriverle nel mio cuore, affinché io non le dimentichi mai; vi prego di dare il bagno del sangue del celeste bambino all’anima mia, affinché egli sani le ferite della mia volontà umana, chiuda dentro le ferite la Divina Volontà e, come custodia, scriva sopra ogni ferita il nome santissimo di Gesù.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, farai cinque atti di amore al nome santissimo di Gesù, e mi compatirai per il dolore che soffrii per la circoncisione del mio Figlio Gesù.
Giaculatoria: Mamma mia scrivi nel mio cuore: Ge
sù, affinché egli mi dia la grazia di vivere di Volontà Divina.
Appendice tre
La Regina del Cielo nel regno della Divina Volontà. Una stella nuova con il suo dolce scintillio chiama i Magi ad adorare Gesù. L’Epifania.
L’anima alla sua Madre celeste
Eccomi di nuovo Mamma Santa sulle tue ginocchia materne; il dolce bambino che stringi al seno e la tua beltà rapitrice mi incatenano in modo tale che non posso allontanarmi da te; oggi il tuo aspetto è più bello ancora, mi sembra che il dolore della circoncisione ti abbia resa più bella; il tuo dolce sguardo guarda lontano, per vedere se giungono persone a te care, in quanto senti il desiderio di fare conoscere Gesù; io non mi distaccherò dal
le tue ginocchia, per ascoltare le tue belle lezioni, affinché possa conoscere ed amare di più Gesù.
Lezione della Regina del Cielo
Figlia carissima, tu hai ragione nel vedermi più bella; tu devi sapere che quando vidi circonciso mio Figlio e vidi sgorgare sangue dalla ferita, io amai quel sangue e quella ferita e restai doppiamente Madre: Madre del Figlio mio e Madre del suo sangue e del suo crudo dolore; così acquistai, innanzi alla Divinità, doppio diritto di Maternità, doppio diritto di grazie per me e per tutto il genere umano. Ecco perché mi vedi più bella. Figlia mia, com’è bello fare il bene, soffrire in pace per amore di colui che ci ha creati; ciò lega la Divinità alla creatura, e Dio dà tanto alla creatura, fino ad affogarla di grazie e di amore; questo amore e queste grazie non sanno stare oziose, ma vogliono correre e darsi a tutti, per fare conoscere colui che tanto ha dato. Ecco perché sentivo il bisogno di fare conoscere mio Figlio.
Figlia mia benedetta, la Divinità, che non sa negare alcunché a chi lo
 ama, fa sorgere una nuova stella più bella e luminosa sotto l’azzurro cielo, che, con la sua luce, va in cerca di adoratori, per dire, con il suo muto scintillio, a tutto il mondo: “È nato colui che è venuto a salvarvi, venite ad adorarlo ed a conoscerlo come vostro Salvatore”.
Quale ingratitudine umana! Fra tanti, solo tre persone vi fecero attenzione e, senza badare a sacrifici, si misero in via per seguire la stella; come la stella guidava nel cammino le tre persone, così le mie preghiere, il mio amore, i miei sospiri, le mie grazie, che volevano fare conoscere il celeste bambino, l’atteso di tutti i secoli, come tante stelle scendevano nei loro cuori, illuminavano le loro menti, guidavano il loro interno, in modo che sentissero, senza conoscerlo ancora, di amare colui che cercavano; ed affrettavano il passo, per raggiungere e vedere colui che tanto amavano. Figlia mia carissima, il mio cuore di Madre gioiva, per la fedeltà, corrispondenza e sacrificio di questi Re Magi, che venivano a conoscere e ad adorare mio Figlio. Non ti posso nascondere un mio segreto dolore: fra tanti, tre appena, e nella storia dei secoli quante volte si sono ripetuti questo mio dolore e questa ingratitudine umana! Io e mio Figlio non facciamo altro che fare sorgere stelle, una più bella dell’al
tra, per chiamare, chi a conoscere il suo Creatore, chi al
la santità, chi a risorgere dal peccato, chi all’eroismo d’un sacrificio. Vuoi sapere tu quali sono queste stelle? Un incontro doloroso è una stella, una verità che si conosce è una stella, un amore non corrisposto da altre creature è una stella, un rovescio, una pena, un disingan
no, una fortuna inaspettata, sono tante stelle, che fanno luce nelle menti delle creature e, carezzandole, vogliono fare trovare loro il celeste infante, che spasima di amore e, intirizzito dal freddo, vuole un rifugio nei loro cuori, per farsi conoscere ed amare. Ahimè, io, che lo tengo nelle mie braccia, aspetto invano che le stelle mi portino le creature per deporlo nei loro cuori, e la mia Maternità viene ristretta ed inceppata; mentre sono Madre di Gesù, mi viene impedito di fare da Madre a tutti, perché le creature non sono intorno a me e non cercano Gesù e, quando le stelle si nascondono, loro restano nelle Gerusalemme del mondo, senza Gesù. Quale dolore figlia mia, quale dolore! Ci vuole corrispondenza, fedeltà, sacrificio, per seguire le stelle; se sorge il sole della Divina Volontà nell’anima, ci vuole molta attenzione, altrimenti si resta nel buco dell’umano volere.
Figlia mia, i santi Re Magi, allorché entrarono in Gerusalemme, perdettero la stella, ma nonostante ciò non cessarono di cercare Gesù; quando giunsero fuori dalla città, la stella ricomparve e li condusse festosi nel
la grotta di Betlemme. Io li ricevetti con amore di Madre, ed il caro bambino li guardò con tanto amore e maestà, facendo trasparire dalla sua piccola umanità, la sua Divinità; essi si inginocchiarono ai suoi piedi, adorando e contemplando quella celeste beltà, lo riconobbero per vero Dio e rimasero rapiti ed estasiati a goderselo, tanto che il celeste bambino dovette ritirare la sua Divinità dalla sua umanità, altrimenti essi sarebbero restati lì, senza potersi spostare dai suoi piedi divini. Appena si riebbero dal rapimento, essi offrirono l’oro delle loro anime, l’incenso della loro credenza e della loro adorazione, la mirra di tutto il loro essere, per qualunque sacrifizio egli avesse voluto; essi aggiunsero offerte e doni esterni che erano simbolo dei loro atti interni: oro, incenso e mirra. Il mio amore di Madre, che non era ancora contento, volle dare nelle loro braccia il dolce bambino; con quanto amore lo baciarono e lo strinsero al loro petto! Sentirono in loro il paradiso anticipato. Con ciò, mio Figlio legava tutte le nazioni gentili alla conoscenza del vero Dio e metteva a tutti in comune i beni della redenzione ed il ritorno della fede in tutti i popoli; si costituiva Re dei dominanti e, con le armi del suo amore, delle sue pene e delle sue lacrime, imperando su tutto, richiamava il regno della sua Volontà sulla terra. Io, la tua Mamma, volli essere la loro prima apostola; li istruii, dissi loro la storia di mio Figlio, il suo amore ardente, raccomandai loro che lo facessero conoscere a tutti e, preso il primo posto di Madre e Regina di tutti gli apostoli, li benedissi e li feci benedire dal caro bambino; essi, felici e con lacrime, ripartirono per le loro regioni. Io non li lasciai; con affetto materno li accompagnai e, per contraccambiarli, feci sentire Gesù nei loro cuori, che furono molto contenti. Tu devi sapere che mi sento vera Madre, quando vedo che mio Figlio tiene il dominio, il possesso, e forma la sua perenne dimora nei cuori che lo cercano e lo amano.
Ora una parolina a te figlia mia; se vuoi che ti faccia da vera Madre, fammi deporre Gesù nel tuo cuore; lo feliciterai con il tuo amore, lo alimenterai con il cibo della sua Volontà, perché lui non prende altro cibo; lo vestirai con la santità delle tue opere. Io verrò nel tuo cuore ed accudirò di nuovo, insieme con te, il mio caro Figlio; farò a te ed a lui l’ufficio di Madre, così sentirò le pure gioie della mia fecondità materna. Tu devi sapere che ciò che non comincia da Gesù, che sta dentro il cuore, anche fosse[ro] le opere più belle esterne, non può mai piacermi, perché è vuoto della vita del mio caro Figlio.
L’anima
Mamma Santa devo ringraziarti molto, poiché vuoi deporre il celeste bambino nel mio cuore; come sono contenta! Deh! Ti prego, nascondimi sotto il tuo manto, affinché non veda altro che il bambino che sta nel cuore mio; formando di tutto il mio essere un solo atto d’amo
re di Volontà Divina, fa che questo cresca tanto sino a riempirmi tutta di Gesù, sicché resti di me solo il velo che lo nasconde.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, verrai tre volte a baciare il celeste piccino e gli darai l’oro della tua volontà, l’incenso delle tue adorazioni, la mirra delle tue pene, e mi pregherai di chiuderlo nel tuo cuore.
Giaculatoria: Mamma celeste, chiudimi nelle mura della Divina Volontà, per alimentare il mio caro Gesù.
Appendice quattro
La Regina del Cielo nel regno della Divina Volontà. Lascia Betlemme; il Fiat Divino la chiama all’eroi
smo del sacrificio di offrire il bambinello Gesù per la salvezza del genere umano; la purificazione
L’anima alla sua Madre celeste
Mamma Santa eccomi vicino a te, per accompagnar
ti al tempio dove vai a compiere il più grande dei sacrifici, cioè dare la vita del celeste infante in balia di tutte le creature, affinché queste se ne servano per mettersi in salvo e per santificarsi; ma molte creature se ne serviranno per offenderlo ed anche per perdersi. Deh! Mamma mia, deponi il piccolo Gesù nel cuore mio ed io ti prometto e ti giuro di amarlo sempre, e di tenerlo come vita del povero mio cuore.
Lezione della Regina del Cielo
Figlia carissima, come sono contenta di tenerti vicina, il mio materno cuore sente il bisogno di sfogare il mio amore e di confidarti i miei segreti. Stai attenta alle mie lezioni ed ascoltami; tu devi sapere che da quaranta giorni ci troviamo in questa grotta di Betlemme, la prima dimora di mio Figlio quaggiù; ma quante meraviglie in questa grotta! Il celeste infante in una foga d’amore scese dal cielo in terra, concepì, nacque e sentì il bisogno di sfogare quest’amore. Sicché ogni respiro, palpito e moto, era uno sfogo d’amore che faceva; ogni lacrima, vagito e gemito, era uno sfogo d’amore; anche il sentirsi intirizzito dal freddo, le sue labbrucce livide e tremanti, erano tutti sfoghi d’amore che faceva; cercava la sua Mamma dove deporre questo amore, che non poteva contenere, ed io ero preda del suo amore. Io mi sentivo ferire continuamente e sentivo il mio caro piccino palpitare, respirare, muoversi, nel mio materno cuore; lo sentivo piangere, gemere e vagire, e restavo inondata dalle fiamme del suo amore. Già la circoncisione gli aveva aperto squarci profondi, da dove aveva versato in me tanto amore che mi sentii Regina e Madre d’amore. Io mi sentivo rapita nel vedere che, in ogni pena, lacrima e moto del mio dolce Gesù, egli cercava e chiamava la sua Mamma, come caro rifugio degli atti suoi e della sua vita. Chi può dirti, figlia mia, ciò che passò tra me ed il celeste bambino in questi quaranta giorni? Nei suoi atti, nelle sue lacrime, nelle sue pene, nel suo amore, eravamo trasfusi insieme, e ciò che faceva lui facevo io.
Essendo passati quaranta giorni, il caro bambino, più che mai affogato nel suo amore, volle ubbidire alla legge e presentarsi al tempio, per offrirsi per la salvezza di tutti. Era la Divina Volontà che ci chiamava al grande sacrificio, e noi pronti ubbidimmo. Figlia mia, questo Fiat Divino, quando trova nella creatura la prontezza di fare ciò che lui vuole, mette a disposizione della creatura la sua forza divina, la sua santità, la sua potenza crea
trice, per moltiplicare quell’atto, quel sacrificio, per tutti; mette in quel sacrificio la monetina di valore infinito, che può pagare e soddisfare tutti. Era la prima volta che la tua Mamma e San Giuseppe uscivano insieme con il pargoletto Gesù; tutta la creazione riconobbe il suo Creatore, si sentì onorata di averlo presente e, atteggian
dosi a festa, ci accompagnò lungo la via. Giunti al tempio ci prostrammo ed adorammo la Maestà Suprema; poi deponemmo il bambino nelle braccia del sacerdote Simeone, il quale lo offrì all’eterno Padre per la salvezza di tutti; il sacerdote, mentre l’offriva, ispirato da Dio, riconobbe il Verbo Divino e, esultando d’immensa gioia, adorò e ringraziò il caro bambino; dopo l’offerta si atteggiò a profeta e predisse tutti i miei dolori. Oh! Come il Fiat supremo, dolorosamente, fece sentire al mio materno cuore, con suono vibrante, la ferale tragedia di tutte le pene che avrebbe sofferto il mio Figlio Divino; ogni parola fu una spada tagliente che mi trafisse. Ma quel che più mi trafisse il cuore fu il sentire che questo celeste infante sarebbe stato non solo la salvezza, ma anche la rovina di molti ed il bersaglio delle contraddizioni. Che pena, che dolore! Se il Voler Divino non mi avesse sostenuta, sarei morta all’istante di puro dolore; invece mi diede vita, per cominciare a formare in me il regno dei dolori nel regno della sua stessa Divine Volontà.
Così, oltre al diritto di Madre che avevo su tutti, acquistai anche il diritto di Madre e Regina di tutti i dolori. Oh, si! Con i miei dolori acquistai la monetina per pagare i debiti dei figli miei ed anche dei figli ingrati. Figlia mia, tu devi sapere che, per la luce della Divina Volontà che in me regnava, già conoscevo tutti i dolori che mi sarebbero toccati, che erano più di quelli che mi disse il santo profeta; posso dire che il sacerdote mi profetizzò i dolori che sarebbero venuti a me da parte esterna; dei dolori interni, che più mi avrebbero trafitta, delle pene interne tra me e mio Figlio, non fece parola; nonostante ciò, in quel momento sì solenne dell’offerta di mio Figlio, sentendomeli ripetere, mi sentii talmente trafitta, che mi sanguinò il cuore e si aprirono nuove vene di dolori e squarci profondi nell’anima mia.
Ascolta la Mamma tua; nelle tue pene, negli incontri dolorosi che anche a te non mancano, quando conosci che il Volere Divino vuole qualche sacrificio da te, sii pronta, non ti abbattere, anzi ripeti subito il caro e dolce Fiat: “Quello che vuoi tu, voglio io”. Con amore eroico, fa che il Volere Divino prenda il suo regio posto nelle tue pene, affinché le converta in monetina d’infinito va
lore, con la quale potrai pagare i tuoi debiti ed anche quelli dei tuoi fratelli, per riscattarli dalla schiavitù del
l’umana volontà e per farli entrare come figli liberi nel regno del Fiat Divino.
Tu devi sapere che il Volere Divino gradisce tanto il sacrificio della creatura voluto da lui, che le cede i Suoi diritti divini e la costituisce regina del sacrificio e del bene che sorgeranno in mezzo alle creature.
L’anima
Mamma Santa, nel tuo cuore trafitto metti tutte le mie pene, che tu sai quanto mi affliggono. Deh! Fammi da Mamma e versa nel mio cuore il balsamo dei tuoi do
lori, affinché abbia la tua stessa sorte di servirmi delle mie pene, per corteggiare Gesù e per tenerlo difeso e riparato da tutte le offese e, come mezzo sicuro, per conquistare il regno della Divina Volontà e farlo venire a regnare sulla terra.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, verrai nelle mie braccia, affinché ti offra, insieme con mio Figlio, al celeste Padre, per ottenere il regno della Divina Volontà.
Giaculatoria: Mamma Santa, versa il tuo dolore nell’anima mia e converti tutte le mie pene in Volontà di Dio.

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